sabato 29 settembre 2012

IL CASO SALLUSTI (di Luigi Tosti)


L'indignazione plebiscitaria e la solidarietà trasversale che è stata tributata a Sallusti da pressoché  tutti i giornalisti italiani (cito Marco Travaglio, Enrico Mentana etc.), da tutti i cosiddetti "politici" italiani e dai gerarchi della Chiesa cattolica, e che ha addirittura provocato l’interferenza del presidente Napolitano sui giudici della Cassazione penale al fine di influenzarne la decisione pro-Sallusti, dimostrano (semmai ce ne fosse ancora bisogno) che l'Italia è una repubblica della banane nella quale non vige né la legalità né il principio dell'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Sallusti non è stato condannato perché ha manifestato liberamente la propria opinione -come falsamente si vuole far credere da tutti questi soggetti- ma perché ha diffuso notizie FALSE e diffamatorie sul conto di un giudice e di altri soggetti. Diffondere sulla stampa la notizia che il presidente della repubblica Giorgio Napolitano e i giornalisti Marco Travaglio ed Enrico Mentana hanno adescato dei bambini e li hanno  poi sodomizzati non significa esercitare il diritto di libertà di pensiero e di opinione, ma diffondere notizie FALSE e diffamanti sul conto di persone innocenti. Trovo vergognoso che il Presidente Napolitano, la corporazione dei giornalisti e l'egregia corporazione dei nostri stimatissimi politici si siano fatti paladini di un criminale, privilegiandolo ai danni di coloro che sono stati vittime di quel criminale. Soggiungo anche che questo atto criminale è stato compiuto con l'usuale e proditoria vigliaccheria di chi non ha neppure il coraggio delle proprie azioni: l'articolo diffamatorio pubblicato da Libero è stato infatti sottoscritto con uno pseudonimo, al fine manifesto di assicurare l'impunità al criminale autore. E questo è avvenuto grazie alla fattiva collaborazione, alla complicità e all'omertosa copertura da parte del Sallusti, che si è ben guardato dal rivelare alla magistratura e alle vittime della diffamazione chi fosse l'autore del pezzo criminale. Trovo vergognoso che il Governo, i giornalisti e i politici denuncino l’eccessiva repressività del codice penale, addebitandola al ministro fascista Rocco, solo perché oggi è stato condannato il Sallusti,  ma che nulla abbiano fatto per le centinaia di migliaia di giornalisti, meno blasonati, che negli ultimi 80 anni hanno subito identiche condanne per lo stesso reato.
Trovo vergognoso e squallido che ci si indigni per le condanne inflitte a delinquenti del calibro del Sallusti, che in realtà ha diffamato persone  in carne ed ossa, provocando loro sofferenze morali e fisiche, e non ci si indigni, invece, per le condanne che sono state inflitte e che seguitano ad essere inflitte a coloro che non diffamano persone in carne in ossa ma si limitano ad esprimere delle critiche satiriche contro astratte ideologie religiose. Ricordo che nella Repubblica pontificia italiana vengono ancor oggi puniti, grazie all’imposizione ideologica del Papa e della Chiesa cattolica, sia la “bestemmia” -ovverosia i vaniloqui contro soggetti, non meglio identificati, che con ostinazione si seguitano a chiamare “Dei”- sia il “vilipendio della religione”, cioè le critiche che vengono mosse contro le più strampalate credulonerie, contro le truffe e le falsità che sono state inventate, di sana pianta, da sciamani impostori vissuti duemila anni fa e che tutt’oggi teorizzano l'esistenza dell'aria fritta e di altre astruse amenità come i diavoli, i paradisi, gli inferni, i giudizi universali, i profeti, i miracoli, gli angeli, le resurrezioni e gli accoppiamenti degli dei con primati dell’ homo sapiens, rigorosamente vergini e sposate, per generare pargoli divini da inchiodare sulle croci per salvare non si sa da che cosa l’intera specie umana. Stranamente nessuno si indigna per queste condanne penali inflitte ai danni di chi critica e denuncia l’abuso della credulità popolare da parte di questi sciamani: condanne penali che non hanno nulla di diverso rispetto ai roghi inflitti dai criminali gerarchi della Chiesa cattolica ai danni degli eretici e dei liberi pensatori e che, tutt’oggi, vengono tranquillamente inflitte in altre parti del mondo dagli islamici e da altri fanatici adepti di sette religiose ai danni dei liberi pensatori e degli atei. E' squisitamente vergognoso che i credenti possano impunemente offendere il Darwinismo, l'Ateismo, il Relativismo e che i Darwinisti, i Relativisti e gli Atei non possano fare altrettanto nei confronti delle ideologie religiose.
 
La libertà di stampa, la libertà di pensiero e la libertà di espressione sono le colonne portanti della democrazia; esse sono insostituibili per ogni stato che voglia garantire la convivenza civile. La diffamazione a mezzo stampa è l’unica che può distruggere e screditare la libertà d’espressione e, con essa, la facoltà di partecipare alla vita pubblica attraverso la penna e l’opinione dei cittadini. La condanna di Sallusti, in quanto non informatore ma diffamatore, è stato un atto di sacrosanta difesa di tutti coloro che credono nella libertà d’espressione.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Anch' io su Libero http://www.liberoquotidiano.it/lettere/7413/Nel-caso-Sallusti-non-c-entra-la-libert%C3%A0-d-opinione-ma-l-obbligo-della-verit%C3%A0.html e nel mio sito personale http://www.pinocuratolo.it/perche.htm#libertaopinione2012
ho espresso la medesima opinione:
(qui la lunghezza imposta dal form non mi consente di trascrivere per intero)

Cordialmente e con stima. Pino Curatolo

luigitosti ha detto...

Carissimo Pino, sono contento che vi siano altre persone che escano dal coro del gregge ed abbiano il coraggio di dire la verità. Io peraltro concordo sull'opportunità di sanzionare la diffamazione non con la pena detentiva ma con quella pecuniaria, come peraltro dovrebbe avvenire per moltissimi altri reati di minore allarme sociale. Il carcere, è inutile nasconderselo, è una forma di vendetta della società nei confronti di chi ha commesso un reato. Nel caso della diffamazione la persona realmente offesa è il diffamato, e non la società: è dunque più logico che la pena sia rivolta a risarcire il danneggiato, piuttosto che a soddisfare il desiderio di vendetta dell'intera società. Meglio sarebbe, dunque, che si irrogasse una sanzione pari al doppio del danno economico arrecato e che a beneficiarne fosse proprio il danneggiato. Questo sarebbe a mio avviso il miglior deterrente. C'è anche da aggiungere che la situazione carceraria italiana è stata, era ed è tale che il Presidente della repubblica, i ministri e i parlamentari italiani dovrebbero dimettersi immediatamente, e in blocco, se solo fossero forniti di un minimo di pudore e di coscienza.