martedì 23 agosto 2016

IL DIVIETO DI BURKINI: UN CASO DI MIOPISMO LAICO (di Luigi Tosti)





I sindaci dei Comuni di Cannes e Nizza -cioè della laicissima Francia- hanno ordinato il divieto per le donne islamiche di indossare il burkini (di cui quasi tutti ignoravano l'esistenza), scatenando una rissa di commenti e di reazioni favorevoli e contrarie. Rissa nella quale intervengo con le seguenti considerazioni.

La Francia ha sottoscritto la Convenzione sui diritti dell'Uomo e deve dunque rispettarla. Nel caso di specie il divieto del burkini, cioè di un costume da bagno integrale che è stato disegnato svariati anni fa da una stilista per consentire alle donne musulmane di fare il bagno “rispettando” i precetti della loro religione, ritengo sia illegittimo perché viola quantomeno gli artt. 9 e 14 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo.
L’art. 9 sancisce infatti che la libertà di religione include il diritto di manifestarla in pubblico mediante le pratiche e l'osservanza dei riti. Questo diritto può essere limitato solo per motivi legati alla pubblica sicurezza, alla protezione dell'ordine, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui.
L’art. 14 della Convenzione sancisce, poi, che il godimento dei diritti umani deve essere assicurato senza nessuna discriminazione religiosa.
Nel caso di specie il divieto di indossare il burkini è stato disposto dai sindaci per finalità di “pubblica sicurezza”, e cioè per evitare che qualche terrorista celi al di sotto del costume delle armi per fare degli attentati. Questa motivazione è però palesemente pretestuosa e discriminatoria, perché se lo scopo del divieto fosse realmente quello di salvaguardare l’incolumità dei bagnanti dal rischio di attentati, il divieto dovrebbe essere necessariamente esteso a tutti e non, come nel caso di specie, circoscritto alle sole donne musulmane. Dunque anche alle suore, ai preti, alle anziane donne corse e ai subacquei dovrebbe essere imposto di fare il bagno con i costumi della “civiltà occidentale”. D’altro canto, se è legittimo tutelare le banche dal rischio delle rapine vietando l’ingresso a tutti coloro che hanno il volto travisato, questo divieto non può essere limitato alle sole donne islamiche che indossano il burqa, ma deve essere necessariamente esteso anche a chi indossa un passamontagna o un casco da motociclista. 
Giustificare il divieto del burkini per “salvaguardare” le donne islamiche dalla prevaricazione maschilista dell’islam è ancor più giuridicamente inaccettabile, perché non si considera che le donne islamiche, alle quali si vuole imporre questo divieto, non hanno subìto le prevaricazioni o le imposizioni di un qualche "maschietto" musulmano in carne ed ossa, ma hanno scelto liberamente di indossare questo capo di abbigliamento per motivi religiosi: motivi religiosi che possono non essere condivisi, ma non possono essere censurati da nessuno, tanto meno da coloro che reputano di avere abbracciato una religione “superiore” o la "vera fede". Mi piace ricordare che poco più di due secoli fa la Chiesa cattolica imponeva agli ebrei di assistere alle messe e alle prediche dei preti cattolici "per il loro bene", cioè per redimerli e salvarli dalla religione ebraica, che consideravano immonda e perniciosa. Questo divieto del burkini risponde alla stessa presuntuosa logica: "ti vietiamo di indossare il burkini -che tu vorresti liberamente indossare- per il "tuo bene", cioè per "liberarti" dall'oppressione della cultura islamica che ti è stata inculcata sin dalla tenerissima età.
Se questa logica fosse accettabile, quanti altri interventi dovremmo operare  "per il bene altrui" e, in particolare, per il bene delle vittime del cattolicesimo? Il primo divieto dovrebbe riguardare le suore e, in particolare, le povere suore di clausura, che per effetto di un indottrinamento perverso indotto dalla religione cattolica hanno addirittura perso uno dei beni primari più importanti: la libertà.
E che dire, poi, della "pratica" della Chiesa cattolica di rinchiudere i bambini e gli adolescenti nei cosiddetti "seminari" allo scopo di indottrinarli e di indirizzare "liberamente" la loro "vocazione" verso la vita sacerdotale? Non si tratta, forse, di veri e propri lager dove si fa scempio dei più elementari diritti dei fanciulli in barba alle Convenzioni internazionali? E che dire, poi, della barbara usanza religiosa di circoncidere i bambini appena nati, cioè di mutilarli in nome di uno strampalato e demenziale precetto religioso imposto da un UFO chiamato Javè o Allah? Non è forse, questo, un atto di criminale lesione del diritto all'integrità fisica compiuto addirittura ai danni di un soggetto totalmente incapace di difendersi da genitori e da sciamani idioti? E che dire della pratica di "battezzare" gli infanti, cioè di "associarli" ad una setta religiosa denominata "cattolicesimo", approfittando del fatto che sono totalmente incapaci di intendere e volere? C'è stato forse un qualche politico, magistrato, poliziotto o carabiniere -italiota o di altra Nazione- che si sia mai indignato per questi crimini contro l'infanzia o contro i diritti umani intervenendo contro "mamma" Chiesa e contro il monarca di turno dell'ultima teocrazia rimasta sulla faccia della Terra, cioè il Papa? Ovviamente no, perché è buona norma -per fare una splendida carriera ed evitare qualsiasi rischio di ritorsione disciplinare- essere forti coi deboli e deboli con i forti.
In realtà le indubbie connotazioni di inciviltà di cui sono infarcite TUTTE le religioni debbono essere combattute con TRE armi legittime: a) imponendo il rigoroso rispetto del principio di laicità, cioè facendo in modo che tutte le credenze, simboli e pratiche religiose restino al di fuori della sfera pubblica; b) imponendo il rigoroso rispetto da parte delle "religioni" di tutte le norme di diritto pubblico che vietano attività contrarie alla legge; c) promuovendo infine a livello scolastico, educativo ed informativo, lo sviluppo delle capacità critiche e logiche degli individui attraverso la divulgazione delle scienze e l'uso della ragione. Il che non avviene sicuramente nei paesi islamici, ma non avviene nemmeno in Italia, dove nelle scuole si dispensa l'indottrinamento religioso a spese degli Italioti e, guarda caso, solo a favore della religione cattolica, dove vengono esposti nelle aule scolastiche, nei tribunali e negli edifici pubblici solo un simbolo religioso, guarda caso il crocifisso cattolico, dove la RAI ci bombarda quotidianamente per ore e ore con le perle di saggezza del papa di turno e con le fiction demenziali di "Padre Pio", di "Don Matteo", di "Che Dio ci aiuti, Angelo custode 2" e via dicendo, accuratamente vietando a tutti i rappresentanti delle altre religioni e agli atei di fare altrettanto, e dove il massimo "garante della neutralità" delle Istituzioni -cioè il Presidente delle Repubblica Sergio Mattarella- si reca al Meeting di Rimini per onorare ed incensare con la sua presenza istituzionale le "prestigiose" gesta di Comunione e Lottizzazione di Roberto Formigoni & C.
C’è anche da soggiungere che esistono delle persone che hanno l’inderogabile esigenza di indossare abbigliamenti da spiaggia integrali per motivi legati alla salute o alla riservatezza: si pensi a chi non può esporsi ai raggi solari per motivi di salute o a chi, per motivi di pudore e di riservatezza, voglia coprire delle deformità, delle ustioni, delle mutilazioni o delle cicatrici. In tutti questi casi l’imposizione dell’obbligo di indossare costumi da bagni succinti -cioè di adeguarsi al vestiario praticato dalla “maggioranza”- implica la palese violazione del diritto umano alla salute e del diritto umano al rispetto della vita privata (art. 8 CEDU).
Da ateo quale sono concordo sul fatto che l'islam presenti notevoli aspetti di inciviltà e di maschilismo, ma ricordo che anche la Chiesa cattolica non è da meno, posto che ha considerato e considera le donne come esseri inferiori indegni di dire la messa, di abbracciare la carriera sacerdotale, di essere elette (o di eleggere) vescovi, cardinali e papi e di percepire gli stipendi (le suore non percepiscono gli stipendi che noi italiani invece foraggiamo ai preti e agli alti prelati con l'8 per mille). In sostanza, le donne sono ancor oggi estromesse dalla Chiesa da ogni diritto politico di elettorato attivo e passivo e, a differenza dei "maschietti" preti, non hanno diritto ad alcun compenso perché debbono lavorare gratis e senza versamento di contributi (tanto poi le pensioni gliele paghiamo noi italioti).
Alle donne la Chiesa sostanzialmente nega l'accesso alla magistratura (Sacra Rota e tribunali ecclesiastici), a differenza delle donne italiane che, oltre a poter eleggere ed essere elette parlamentari e presidenti della repubblica, hanno libero accesso alla magistratura.
Riepilogando -e mutuando l’esilarante giudizio espresso da Paolo Villaggio a proposito del film “La corazzata Potëmkin”- ritengo che i provvedimenti presi dai sindaci francesi siano “una cagata pazzesca” che innescherà ulteriori conflitti ed avrà come unico effetto quello di incentivare la vendita del burkini (e forse anche degli abiti da suora, che da oggi in poi potranno essere liberamente indossati dai terroristi che vogliano fare stragi sulle spiagge).