lunedì 28 settembre 2009

GALILEO GALILEI ED ITALO PUVIANI: DUE STORIE ED UN UNICO DESTINO





Ritengo doveroso pubblicare il testo dell'abiura pubblicata da Italo Puviani sul sito “Clerofobia”, con la quale il nostro tenace e coraggioso laicista confessa al mondo intero di aver ignobilmente diffamato il prete Don Saverio Bazzoffi accusandolo, tra l’altro, di aver praticato l’esorcismo. Di fronte alla confessione di questo crimine ritengo doveroso collaborare fattivamente al ripristino dell'onore del prete "non esorcista" ma, soprattutto, stigmatizzare il comportamento criminale e immorale di Italo Puviani, al quale rivolgo questo imperioso invito: "Vergognati, Italo Puviani!!! Col tuo sconsiderato comportamento, non solo hai infangato l'onore di un prete innocente -che non aveva mai esercitato l'esorcismo, una pratica notoriamente vietata dalla Chiesa- ma hai anche squalificato e screditato la categoria dei laici. Vergognati e vedi di chiudere, al più presto, il tuo diffamatorio sito!!!!!!"

Questo è il testo pubblicato su http://www.clerofobia.it/, intitolato:
UNA DOVEROSA SMENTITA
Ho deciso di riaprire il sito per cercare di rimediare ad un grosso guaio che ho combinato lo scorso anno con la pubblicazione di un post in cui riportavo la notizia dell’arresto (in realtà mai avvenuto) di un sacerdote fiorentino.Si trattava di Don Francesco Saverio Bazzoffi ingiustamente accusato di avere lucrato su falsi esorcismi.L’articolo inevitabilmente ha avuto come conseguenza la proposizione di una querela da parte dell’avvocato del sacerdote, devo dire giustamente, in quanto tutto quello che avevo riportato era basato su illazioni tratte dal web, illazioni che poi si sono dimostrate completamente infondate.Purtroppo, prima di riportare la falsa notizia, e tutto quanto di altro era stato esposto nella mia pubblicazione, non ho proceduto ad alcuna verifica contattando Don Francesco Bazzoffi o il suo difensore, avv. Giovanni Mati di Prato; pertanto il post è rimasto online per oltre un anno.Nei mesi successivi alla chiusura del sito, scambi epistolari e documentazione, hanno dimostrato la totale infondatezza di quanto avevo scritto.Purtroppo il danno era stato fatto; tuttavia Don Francesco Bazzoffi si è dimostrato oltremodo generoso dichiarando la propria disponibilità a rimettere la querela che era stata proposta, a condizione che venisse ristabilita la verità e che cercassi di rimediare con la pubblicazione sullo stesso sito degli sviluppi successivi alle indagini a suo tempo condotte dalla Procura della Repubblica di Firenze.Lo scandalo dei finti esorcismi si è infatti dimostrato privo di fondamento; naturalmente la Procura ha archiviato il caso, dal momento che è risultato che Don Francesco Bazzoffi era completamente estraneo ai fatti addebitatigli.Le indagini difensive condotte dall'avv. Giovanni Mati, anche a seguito delle quali si è giunti alla archiviazione, si sono basate su:1.-una consulenza liturgica, svolta da un Monsignore che insegna alla Facoltà Teologica dell’Italia centrale, da cui è risultato, da un lato che Don Francesco Bazzoffi non ha mai praticato esorcismi e, dall'altro, la assoluta osservanza da parte sua del rituale romano sulle benedizioni delle persone e delle cose approvato dalla S. Sede;2.-una consulenza contabile, da cui è risultato che Don Francesco Bazzoffi non ha "intascato" un centesimo delle somme che gli sono state consegnate dai fedeli, sempre al di fuori dal contesto liturgico della Messa e mai in occasione delle benedizioni, ma ha destinato tutto quanto pervenutogli, anche se da impiegare secondo le sue intenzioni, (come risulta anche dal numero unico che mi è stato rimesso, che evidenzia l'elenco degli interventi appresso elencati), ai progetti di cooperazione internazionale ed a quelli missionari in ogni parte del mondo;3.-le dichiarazioni rilasciate da centinaia di persone assunte in sede di indagini, le quali hanno confermato:che Don Francesco Bazzoffi non ha mai praticato esorcismi;che mai ha chiesto un centesimo, ricevendo solo offerte spontanee, come accade ad ogni altro sacerdote (l'entità di queste offerte è dipesa esclusivamente e dall'alto numero di persone che frequentano la Casa di Preghiera e dal fatto che gli offerenti avevano piena consapevolezza che quanto consegnato al sacerdote, anche se secondo le sue intenzioni, avrebbe avuto, così come in effetti ha avuto, la destinazione da loro desiderata);che nessuno è mai stato "ridotto sul lastrico";che nessuno è stato "raggirato" ed a nessuno sono state "estorte" somme di denaro, che, invece, sono state sempre spontaneamente a lui consegnate dai fedeli;che nessuno è mai stato "liberato dal demone che si era impossessato di loro" (e nessuno lo ha mai affermato). Ciascun fedele, a sua richiesta, è stato benedetto con l'osservanza più scrupolosa del rito benedizionale approvato dalla S. Sede;che nessuno è mai stato "massacrato nel cervello" perché vittima di un "sacro imbroglio", ma ciascuno ha volontariamente contribuito alla attuazione delle iniziative missionarie e di cooperazione ogni volta decise anche con il suo contributo e verificate nella loro esecuzione.In realtà Don Francesco Bazzoffi era ed è un benefattore che si è adoperato per aiutare concretamente coloro che avevano bisogno in diverse parti del mondo.Qui di seguito l'elenco delle opere svolte tra il 2000 e il 2008 dalla Casa Santi Arcangeli, attualmente Fondazione, voluta da Don Francesco Bazzoffi, che ha conferito nel patrimonio della stessa beni mobili ed immobili di sua proprietà o a lui riconducibili.Quest'elenco non lascia dubbi sulle qualità religiose ed umane religiose del sacerdote a cui chiedo pubblicamente scusa per l'imperdonabile errore che a suo tempo ho commesso, pubblicando nel mio sito false notizie sul suo conto.Italo Puviani

Qui di seguito l'elenco delle opere svolte tra il 2000 e il 2008 dalla Casa Santi Arcangeli, attualmente Fondazione, voluta da Don Francesco Bazzoffi, che ha conferito nel patrimonio della stessa beni mobili ed immobili di sua proprietà o a lui riconducibili.
(nota: l'elenco è riportato sopra, dopo la riproduzione del processo a Galilelo Galilei)

LA CARCASSA DI PADRE PIO, DOPO 17 MESI DI OSTENSIONE, E' STATA CHIUSA IN UN SARCOFAGO.



Alle 14,24 del 24 settembre 2009 si è conclusa, dopo 17 mesi, l’esposizione alla venerazione dei fedeli della carcassa imbalsamata di Padre Pio.
Il portavoce del Vaticano ha affermato che il bilancio dell’evento mediatico è altamente positivo: “Si calcola che almeno 8.000.000 di fedeli si siano accalcati attorno al cadavere del Santo Pio nell’arco di 17 mesi. Ma l’aspetto più importante è che ben 7.999.998 di essi siano rappresentati da persone laureate e, in particolare, da 2.000.000 di premi nobel, da 3.000.000 di scienziati e da 2.999.998 di docenti universitari. Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Dànilo Mainardi ed Umberto Veronesi sono soltanto alcuni dei più prestigiosi scienziati che hanno stazionato, in estasi, attorno al Santo carcame, per ben 8 mesi, dal mattino alla sera inoltrata. Degni di encomio sono stati Piergiorgio Odifreddi, Roberto Vacca, Piero ed Alberto Angela e Mario Tozzi, che non hanno esitato ai disagi di una vita passata in tenda, per ben 15 lunghi mesi, pur di poter pregare, dalle 7 alle 23 di ogni giorno, davanti alla sacra salma. Soltanto due degli 8 milioni di fedeli erano privi di laurea: si tratta di due agricoltori delle isole Fiji che hanno affrontato i disagi di un lungo viaggio sino a San Giovanni Rotondo per pregare dinanzi alla grande salma”. “Questo dimostra -soggiunge il portavoce del Vaticano- che fede e ragione, come afferma il Papa, si conciliano perfettamente e che, anzi, la fede ha rigorosi pilastri scientifici”.
Nella foto: un gruppo di premi nobel, devotissimi del Santo Pio.

lunedì 21 settembre 2009

STRABILIANTE MIRACOLO DI PADRE PIO SULLA SUPERSTRADA SALERNO REGGIO CALABRIA.



Padre Pio non finisce mai di stupire con i suoi “prodigiosi” miracoli. Stamattina, verso le ore 7, un pulmann che trasportava una comitiva di fedeli di Padre Pio a San Giovanni Rotondo è miracolosamente sbandato -grazie all’intercessione del Santo- prima di entrare nella galleria "Muoio" (un nome che è tutto un programma), tra Rogliano e Cosenza, sull'autostrada A3 Salerno Reggio Calabria, invadendo altrettanto miracolosamente l’opposta carreggiata per poi scontrarsi con un'autovettura Ford Fiesta sulla quale viaggiavano i fratelli Pietro e Filadelfio Toscano, di 37 e 50 anni, che rimanevano miracolosamente ammazzati sul colpo.
Gli occupanti dell'autobus sono rimasti invece illesi. Intervistati dalla RAI, uno di essi ha raccontato: “Stavamo dicendo il rosario quando il pullman è sbandato uscendo di carreggiata investendo una vettura. Pensate, poteva essere un disastro, invece SOLO DUE MORTI!”
La notizia del prodigioso evento è giunta alle orecchie di Benedetto XVI che ha indetto messe di suffragio in onore del Santo Pio su tutto il territorio di Vaticalia, per ringraziarlo di avere ammazzato Pietro e Filadelfo Toscano, che viaggiavano regolarmente sulla loro carreggiata, al posto di qualcuno dei suoi fans.

DON GNOCCHI PRESTO SANTO





Il 25 ottobre prossimo nel duomo di Milano sarà celebrata la beatificazione di Don Gnocchi, disposta da Papa Benedetto XVI. La santificazione definitiva è prevista nel giro di un anno.


Il Cardinale Tettamanzi, che officerà il rito, ha anticipato che la liturgia di San Gnocchi dovrà essere celebrata dai fedeli cattolici tutti i giovedì, o a pranzo o a cena.

IL RODODENDRO DEL CRISTOFAGO CAMILLO LANGONE





Segnalo -come esempio di sublime livello scientifico- l'articolo pubblicato il 20.9.2009 sul quotidiano Libero a firma del cristofago Camillo Langone che, còlto da accesso biliare per i progressi della scienza, attacca Piero Angelo, gli atei e Dànilo Mainardi sfogando la sua "rabbia" con la penna, pardòn con il pennello marca Cinghiale. Buona lettura.



(Nota: Camillo Langone è stato candidato, in seguito alla pubblicazione del suo monumentale Trattato sulla "Guida alle messe", ai premi Nobel 2009 per la Fisica, la Matematica, la Biologia, la Chimica, l'Astrofisica, la Medicina, l'Ingegneria, la Letteratura e la Poesia, nonché insignito della carica di Gran Commendatore dal Presidente della Repubblica Napolitano).




Pubblicato il giorno: 20/09/09
Al Castello Cavour di Sàntena, provincia di Torino, si incontrano oggi due dei più grandi sopravvalutati della storia italiana: Piero Angela e il padrone di casa, Camillo Benso. Al noto personaggio televisivo viene conferito il premio intitolato al noto personaggio politico, consistente in una copia dei noti occhialetti appartenuti al primo presidente del consiglio del Regno d’Italia. Giusto, bisognava pensarci prima, il diavolo li ha fatti e bisognava solo accoppiarli: entrambi accaniti anticattolici, entrambi feroci riduzionisti, il primo riducendo l’uomo al suo corpo, convincendoci a forza di documentari che siamo bestie casualmente capaci di comporre le Variazioni Goldberg, il secondo riducendo l’Italia alla sua unità politica, convincendoci a forza di guerre che le tasse e il parlamento contano più di Dante e Michelangelo.
Ma non voglio impelagarmi in un articolo revisionistico, da qui al 2011 del centocinquantennale ce ne saranno tante di occasioni ghiotte. Anche perché, fra i due, il vero intoccabile è Angela: è lui il Garibaldi della situazione, quello di cui è vietato parlare male. Francamente non ho mai capito perché. Ero un ragazzino quando i miei amici, dei giovinastri dediti alla droga e al rock’n’roll, parlavano di “Quark” con voce estasiata. Forse, grazie agli allucinogeni di cui facevano ampio uso, nel piccolo schermo vedevano cose che io non riuscivo a scorgere. A me, più o meno sobrio, Angela faceva solo sbadigliare, lui e i suoi animali, lui e i suoi pianeti, lui e i suoi esperimenti. Lo trovavo interessante come il manuale di istruzioni di una fotocopiatrice. Poi sono diventato grande e ha cominciato a farmi innervosire, quando l’ho scoperto ateista, darwinista e familista oltre che portatore di inconcepibili calzini bianchi.
Comincerei dal fondo, no, non dai calzini, gaffe estetica che in fondo lo rende quasi umano, bensì dal familismo praticato da un miscredente piemontese che si comporta come un disdicevole, prescientifico cattolico calabrese: piazzando il figlio in trasmissione fino a fargli ereditare la bottega. Alberto Angela non ha bisogno di presentazioni, è quel giovanotto barbuto che sembra fare televisione per sordomuti, gesticolando come dovesse farsi intendere non da italiani ma da indigeni dell’Amazzonia senza contatti con la civiltà. Un comico naturale: quando dice “grande” allarga le braccia fin quasi a slogarsele, quando dice “alto” solleva la mano sopra la testa e non si capisce se il ritardato è lui o chi lo sta a vedere. Il figlio, su suggestione paterna, si è spinto ai quattro angoli del globo per cercare l’anello mancante fra la scimmia e l’uomo, ovviamente non l’ha trovato ma in compenso ci ha ricavato millanta puntate. Una ditta ben affiatata.
L’ideologia della famiglia Angela è il darwinismo estremo, l’evoluzionismo secondo il quale, copula oggi e copula domani, da una coppia di ornitorinchi uscirà Miss Italia. «Senza questa visione si rimane alla cultura della caciotta» ha dichiarato Piero il futurista, come se noi amanti del formaggio fossimo colpevoli di ogni arretratezza. A parte gli scherzi, Angela essendo un integralista del metodo scientifico si impicca con la sua stessa corda: se un fenomeno per essere credibile deve poter essere riprodotto in laboratorio, l’evoluzione della specie è plausibile come l’esistenza degli unicorni.
Infine l’ateismo: durante la sua pluridecennale carriera ha invitato innumerevoli volte in trasmissione i fanatici dell’UAAR, l’Unione Atei e Agnostici Razionalisti che organizza sbattezzi e riempie di scritte gli ateobus, primo fra tutti l’etologo Danilo Mainardi, un altro fissato con l’idea che l’uomo è uno scimpanzé leggermente meno appassionato di banane.
Ma perché mi scaldo tanto con un vecchio positivista alle soglie della pensione? Perché a furia di premi e alti riconoscimenti (è inoltre commendatore e grande ufficiale) non vorrei che un uomo fazioso e sempre teso ad abbassare il valore della vita umana diventasse un padre della Patria, invadendo in futuro la toponomastica proprio come ha fatto Cavour: corso Piero Angela, piazza Piero Angela… Siccome nessuno è eterno (quark siamo e quark ritorneremo) il pericolo c’è.


domenica 20 settembre 2009

IL TESTAMENTO DEL PARROCO MESLIER (Virgilio Savona)

BIANCHEZZA (Pierangelo Bertoli)

PRETE (Simone Cristicchi)

E LA CHIESA SI RINNOVA (prima versione)

E LA CHIESA SI RINNOVA

ENTRA ANCHE TU NEL CLUB CHIESA CATTOLICA

LA "SANTA" INQUISIZIONE

LA BRECCIA DI PORTA PIA



Dopo quella breccia
By Rai Vaticano Settembre 16, 2009
XX settembre 1870, una data fausta per le minoranze religiose in Italia, in primis protestanti ed ebrei. Perché? E’ molto semplice: perché fino al 20 settembre gli ebrei potevano vivere nella città del papa solo ghettizzati, i protestanti nemmeno quello. Tra la Riforma del XVI secolo e il 1870 a Roma mi risultano soltanto le seguenti presenze protestanti: quella del pastore Giovan Luigi Paschale, ministro delle chiese valdesi di Calabria, che vi fu condotto nel 1561 per essere processato dall’Inquisizione e che fu arso di fronte a Castel Sant’Angelo; i membri protestanti delle ambasciate europee, che nelle sedi diplomatiche potevano celebrare il loro culto, ma che dovevano esser sepolti “fuori le mura” della città santa; quelli che vennero a stamparvi il Nuovo Testamento durante la Repubblica Romana e che dovettero lasciare la città dopo il rientro di Pio IX e furono così risparmiati dall’assistere al rogo papalino dei testi evangelici. Possiamo immaginare – e li condividiamo come cittadini e come cristiani - i sentimenti dei “colportori” che entrarono in Roma poco dopo i bersaglieri con un carretto di Bibbie trainato da un cane che portava una gualdrappa con il nome “Pio IX”!
XX settembre 1870, una data fausta per l’Italia. Veniva posta fine ad une delle ultime e più caparbie monarchie assolute dei tempi moderni, che motivava la sua intolleranza e il suo dominio sulle coscienze e sui corpi non solo con il richiamo ad un generico diritto divino, ma con la specifica pretesa che il papa-re fosse il vicario del crocifisso, una contraddizione in termini, tanto più per ogni lettore del Vangelo.
A ben guardare, il XX settembre è data fausta anche per i cattolici italiani. Come potrebbero esser ancora tali, se il loro papa fosse ancora un sovrano assoluto che impartisce pene, compresa quella di morte, per chi non aderisce alla “Verità” che egli detiene?
Dovremmo dunque tutti esser grati per il XX settembre, con l’unica eccezione dei cattolici “neri” che ogni anno celebrano a Porta Pia una messa in suffragio per le guardie svizzere cadute in difesa di “Cristo re”. Ma non è questo l’umore di questa Italia affollata di chierichetti atei e di neoclericali che invocano la riscossa tridentina. E se avesse ragione quel mio amico che dice amaramente che in realtà Porta Pia è la breccia attraverso cui il Vaticano è dilagato in Italia? Se guardiamo al Concordato fascista, all’art. 7 della Costituzione per il quale dobbiamo essere grati a Togliatti e, in anni recenti, all’ignavia di tanti politici di ogni schieramento in materia di laicità e di riconoscimento del pluralismo religioso, siamo tentati di non dargli torto. Per smentirlo ci vorrebbe una reazione dei cattolici italiani che però non mi sembra all’ordine del giorno.
Daniele Garrone, decano della Facoltà valdese di teologia
da NEV - Notizie evangeliche 36/37 - 09.

venerdì 18 settembre 2009

SPECIAL DON MAURO

SACCONI E SACCHI DI M.......


Il Tar del Lazio ha accolto oggi un ricorso del Movimento difesa dei Cittadini contro l’ordinanza emanata lo scorso anno dal ministro del welfare Sacconi contro la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiale a Eluana Englaro. Ricordo, in sintesi, che dopo “appena” 18 anni di battaglie giudiziarie tal Beppino Englaro era riuscito ad ottenere una pronuncia, passata in giudicato, che autorizzava sua figlia Eluana Englaro, in stato vegetativo permanente, a rifiutare l’alimentazione e l’idratazione forzata. A quel punto gli zerbini del Vaticano, cioè i governanti di ispirazione catto-talebana della Repubblica Pontificia, erano insorti contro la sentenza della Cassazione civile perché -com’è ben noto- essi appartengono ad una “razza superiore” e, dunque, le sentenze passate in giudicato, le norme della Costituzione italiana e le Convenzioni internazionali -come diceva i buon Alberto Sordi- per loro “non contano un bel c..*”. Di qui era scaturita l’ordinanza del Ministro Sacconi, il quale aveva emanato un “atto di indirizzo del ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali rivolto alle regioni, che a suo dire era supportato da alcuni pareri del Comitato Nazionale di Bioetica e dall’art. 25 della Convenzione Onu dei diritti delle persone disabili, col quale aveva stabilito che “interrompere idratazione e alimentazione artificiale per le persone in stato vegetativo nelle strutture sanitarie - sia pubbliche che private - era illegale”.Con tale direttiva il ministro Sacconi -aduso a pasteggiar con “pane e volpe”- aveva tentato, furbescamente, di impedire che si trovasse una struttura sanitaria disposta a sospendere l’alimentazione e l’idratazione che venivano praticate alla povera Eluana Englaro contro la sua volontà. In altre parole, questo augustissimo ministro aveva tentato di vanificare ed eludere le sentenze dei giudici, strafottendosene, cioè disinteressandosene altamente, della Costituzione italiana e della Convenzione sui diritti dell’uomo. Ma non gli è andata bene.
Ebbene, con l’odierna sentenza il TAR del Lazio ha dato una discreta “spennellata di m....da” (così direbbe il compianto Alberto Sordi) a quel provvedimento del ministro Sacconi.
Ma non è tutto: questa spennellata è stata implicitamente data anche al disegno di legge sul testamento biologico che è stato presentato da Santa Romana Chiesa e che è già stato approvato -a 90 gradi e in tutta fretta- dall’augustissimo Senato della Colonia Pontificia. Secondo il TAR del Lazio, infatti, “i pazienti in stato vegetativo permanente che non sono in grado di esprimere la propria volontà sulle cure loro praticate o da praticare, e non devono in ogni caso essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso, possono, nel caso in cui la loro volontà sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti”.
Si tratta di un’argomentazione banale, la cui logica sarebbe facilmente intuibile anche da un soggetto acefalo ed affetto da idiozia congenita, poi colto da morbo di Altzeimer, da demenza precoce e, infine, decapitato: così non sarà, però, per i parlamentari di Vaticalia, il cui compito istituzionale sembra non essere quello di ragionare ma quello di obbedire ciecamente alle direttive della Madrepatria Chiesa, costi quel che costi.
E’ dunque inevitabile che questa sentenza -così come è avvenuto per quell’altra, recente, sull’esclusione dei crediti scolastici per l’insegnamento della religione cattolica- susciterà le ire dei vertici istituzionali della nostra Repubblica -cioè del Pontefice Ratzinger e dei vari cardinal Bagnasco e Ruini- i quali ingiungeranno a Sacconi ed al Pio Berlusconi di ricorrere al Consiglio di Stato, che per l’occasione sarà magari composto da membri dell’Opus Dei.
In ogni caso, questa decisione del TAR annichilisce e ridicolizza l'obbrobrioso disegno di legge sul testamento biologico, che è stato già approvato dal Senato della Repubblica Vaticaliana e che sarà presto discusso anche dalla Camera.
Ma si tratta di una circostanza di pochissimo conto. Infatti, ai nostri augusti parlamentari -ivi inclusi quelli del cosiddetto “Partito Democratico”- poco cale delle sentenze dei giudici, dei principi costituzionali ed internazionali: ciò che per tutti costoro conta è fare a gara per piegarsi a 90 gradi dinanzi alla Chiesa elemosinando, come contropartita, il voto di scambio dei cattolici.

giovedì 17 settembre 2009

GIROTONDO - F. De André

IL BOMBAROLO - F. De André

UN BLASFEMO - Fabrizio De André

GLI SMEMORATI DI SINISTRA (Daniele Luttazzi)

marzo 2001 conducevo con successo (7 milioni e mezzo di spettatori) un mio talk-show satirico notturno su Rai2 intitolato Satyricon. In una puntata intervistai un giornalista allora sconosciuto che aveva pubblicato da un mese un libro di cui nessuno parlava. Il libro s'intitolava L'odore dei soldi e riguardava le origini misteriose dell'impero economico di Berlusconi. Parlammo dei fatti emersi nel processo a Marcello Dell'Utri, braccio destro di Berlusconi, fondatore di Forza Italia (il partito di Berlusconi) ed ex-capo di Publitalia (la concessionaria di pubblicità di Berlusconi). Berlusconi fece causa per diffamazione a me, a Travaglio, alla Rai e al direttore di Rai2 Carlo Freccero che con coraggio aveva mandato in onda l'intervista. Da me Berlusconi voleva 20 miliardi di lire. Quattro anni dopo quell'intervista, Marcello Dell'Utri è stato condannato in primo grado a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel 2005 ho vinto la causa e Berlusconi è stato condannato a pagare 100mila euro di spese legali. Insieme con Berlusconi, mi fecero causa anche Mediaset (5 miliardi di lire), Fininvest (5 miliardi di lire) e Forza Italia (11 miliardi di lire). Ho vinto tutti i processi. Quell'intervista non diffamava nessuno. Informava in modo corretto. Nel giugno 2001, Berlusconi vinse le elezioni politiche diventando capo del governo. Nel 2002, durante una visita di Stato in Bulgaria, Berlusconi pronunciò il famigerato «editto bulgaro»: disse alla stampa che Enzo Biagi, Michele Santoro e «quell'altro» avevamo fatto un «uso criminoso» della tv di Stato, pertanto lui si augurava che questo non si ripetesse. Sentire adesso Franceschini che, dopo i recenti attacchi di Berlusconi alla stampa, dice «Non vorrei che si passasse ad attaccare i singoli giornalisti» mi fa quasi tenerezza. Qualcuno avverta Franceschini che è tutto già successo. Biagi, Santoro e io venimmo cancellati dai palinsesti: i dirigenti Rai (nominati dalla maggioranza politica berlusconiana) decisero «autonomamente» di non riconfermare i nostri programmi tv. Giustificarono la cosa come «scelta editoriale». Il problema è politico. La satira dà fastidio perché esprime un giudizio sui fatti, addossando responsabilità. Colpisce Berlusconi ma anche la religione organizzata e l'opposizione inesistente del Pd. La libertà della satira in tv è libertà della democrazia. Neppure Rai3, i cui dirigenti sono di sinistra, mi ha mai chiesto di tornare in tv, in questi anni.Il potere, in Italia, è suddiviso fra clan di destra e di sinistra. Scandali recenti hanno mostrato come questi clan si mettono spesso d'accordo sulla gestione della cosa pubblica, a livello locale e a livello nazionale. Lo stesso tipo di accordo precede le nomine dei dirigenti Rai. Il risultato è che la democrazia sostanziale è corrotta. La Rai attuale è piena di dirigenti che vengono da Mediaset, vere quinte colonne. Un anno fa, le intercettazioni telefoniche hanno mostrato come questi dirigenti si fossero accordati con quelli di Mediaset per una programmazione che favorisse Berlusconi in occasione dei funerali di Woytila e delle concomitanti elezioni. Berlusconi nel frattempo ha fatto una legge che proibisce la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche! Se questa legge fosse stata fatta dieci anni fa, nessuno conoscerebbe gli scandali politici, economici e sportivi più gravi della storia italiana recente. Nel ventennio fascista l'unica agenzia di stampa era quella del regime, l'Agenzia Stefani: i giornali si attenevano a quello che scriveva l'Agenzia Stefani. I giornali liberi venivano chiusi e gli oppositori al regime perdevano il posto di lavoro, erano mandati al confino o peggio. Oggi non uccidono fisicamente gli oppositori, ma ti mandano al «confino mediatico»: ti tolgono gli spazi di espressione che avevi e che ti eri conquistato col tuo lavoro. Un esempio recente: a Berlusconi non piacciono Mieli e Anselmi? Mieli e Anselmi perdono il posto e nessuno fiata. Questa è la minaccia sempre presente. Tutto origina dall'enorme conflitto di interessi di Berlusconi. È un capo di governo che ha aziende tv, imprese mediatiche, di assicurazione, di distribuzione pubblicitaria e cinematografica. Questo inquina la libertà del mercato. Un'inchiesta recente ha dimostrato che, da quando è al governo Berlusconi, molte aziende hanno tolto pubblicità dalle reti Rai per spostarle su quelle Mediaset. Berlusconi inoltre controlla la politica economica e i servizi segreti. La sua influenza si estende su OGNI settore della vita italiana. È un potere di ricatto enorme. Uno dei pochi giornali di opposizione vera, questo che state leggendo, stenta a sopravvivere perché le aziende italiane non comprano spazi pubblicitari. Ecco un altro tipo di strozzatura. Non stupisce allora che i passi della quasi totalità della stampa e della tv italiana siano felpati. Il caso recente Lario/Noemi/D'Addario ha dimostrato una volta per tutte l'esistenza di una sorta di Agenzia Stefani contemporanea, prontissima a ubbidire alle esigenze del Capo e a massacrare la vittima di turno. Fra giornalisti e testate, la lista dell'inquinamento berlusconiano è lunga. L'Italia è un Paese in cui vige un «fascismo light» che non mi piace per niente. L'Italia è un incubo da cui mi auguro gli italiani si sveglino presto. L'Italia è il Paese che amo.
Fonte:

lunedì 7 settembre 2009

GLI INSEGNANTI DI RELIGIONE SCENDONO IN PIAZZA CONTRO I TAGLI DELLA GELMINI

Clamorose proteste dei 25.000 insegnanti di religione cattolica, rimasti “disoccupati” dopo i tagli alla scuola disposti dal Ministro Gelmini.
Gli insegnanti di religione cattolica sono scesi in piazza per manifestare, energicamente e con clamore, contro la riforma del ministro della Pubblica Istruzione Avvocato Maria Stella Gelmini che ha disposto tagli drastici all’istruzione. Particolarmente clamorose le proteste degli insegnati di R. C. in Campania, in Sicilia e nel Lazio, dove sono saliti sui tetti e si sono esibiti, in mutande, dinanzi alle scuole. Gli insegnanti di religione lamentano, in particolare, un’inaccettabile discriminazione rispetto ai colleghi precari delle materie obbligatorie come matematica, fisica, chimica, lingua inglese e francese, storia e geografia perché, oltre ad insegnare materie oramai futili e inutili, sono stati esonerati dall’applicazione dei tagli ministeriali e dalla riduzione del personale. “Si tratta di una discriminazione grave, che scaturisce dall’atavico laicismo anticlericale che infetta le istituzioni italiane” -ha denunciato in una nota il sindacato unitario degli IRC- “Non si giustifica, altrimenti, perché mai i precari di tutte queste futili materie d’insegnamento siano stati preservati dai tagli finanziari alla scuola pubblica e, invece, noi poveri insegnanti di religione cattolica siamo stati falcidiati in massa per garantire la permanenza del loro rapporto d’impiego: è per questo che abbiamo inoltrato una formale protesta al Ministro Gelmini, ma non abbiamo avuto risposta. Abbiamo anche tentato di coinvolgere gli insegnanti precari delle altre materie obbligatorie, ma è mancata qualsiasi solidarietà: preferiscono abbarbicarsi dietro ai loro privilegi, piuttosto che dare una mano ai loro colleghi insegnanti di religione”.
Postato da Agenzia di Stampa FANTACRONACAVERA il 7 settembre 2009

venerdì 4 settembre 2009

COMMENTO ALLA SENTENZA DELLA CASSAZIONE CHE HA ASSOLTO LUIGI TOSTI



Il 10 luglio scorso la Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza n. 28.482 del 2009 che ha annullato -senza rinvio- la condanna a sette mesi di reclusione che mi era stata inflitta dal Tribunale dell’Aquila il 18 novembre del 2005 e che era stata confermata dalla Corte di Appello aquilana.
La Cassazione ha accolto il motivo principale col quale avevo sostanzialmente denunciato che “questo processo non s’aveva neppure da fare” perché il reato di omissione di atti d’ufficio -che mi era stato contestato- non era giuridicamente configurabile: le udienze, infatti, erano state tenute da altri magistrati dopo che io avevo preannunciato, con anticipo, che mi sarei rifiutato di tenerle a causa dell’imposizione in aula del crocifisso cattolico e del contestuale divieto di esporre, al suo fianco, altri simboli ideologici, sicché il mio “rifiuto” poteva al più essere valutato in sede disciplinare, tenendo ovviamente conto delle cause che l’avevano originato.
Questa decisione era scontata, perché conforme alla costante giurisprudenza della Cassazione e, in particolare, alla sentenza delle Sezioni Unite del 25.5.1985 che io, “vanamente”, mi ero peritato di segnalare e produrre ai giudici aquilani.
Trattandosi di un motivo assorbente, la Corte di Cassazione ha omesso di esaminare tutti gli altri corposi motivi che presentavano -e che presentano- risvolti ben più importanti. Di questi, tuttavia, dovrà tener conto il CSM, se e quando sarà celebrato il procedimento disciplinare che è stato attivato a mio carico, per gli stessi identici comportamenti, dalla Procura Generale della Cassazione.
La sentenza della Cassazione è tuttavia importante perché la Corte ha pienamente accolto -seppur in via incidentale- la tesi da me prospettata, e cioè che “la circolare del Ministro di Grazia e Giustizia del 29/5/1926 è un atto amministrativo generale, che appare però privo di fondamento normativo e quindi in contrasto con il principio di legalità dell' azione amministrativa (artt. 97 e 113 Cost.)” e che, poi, la “circolare, tenuto conto anche dell'epoca a cui risale, non sembra essere in linea con il principio costituzionale di laicità dello Stato e con la garanzia, pure costituzionalmente presidiata, della libertà di coscienza e di religione”.
Ma c’è di più. Sulla base di tale assunto la Corte ha anche auspicato che il Ministro di Giustizia “riveda la propria scelta dell'arredo delle aule giudiziarie” ed ha suggerito che, in caso di persistente rifiuto, gli interessati possano proporre un ricorso giurisdizionale dinanzi al “giudice amministrativo”, sottolineando che è l’unico “che ha giurisdizione esclusiva al riguardo, ai sensi dell'art. 33 del d.lgs. n. 80/1998”.
Queste motivazioni della Cassazione, a me favorevoli, sono state riprese e diffuse solo da un ristretto numero di giornali (in particolare da Il Giornale e da Il Resto del Carlino) perché evidentemente non sono risultate gradite ai teocrati che governano l’italica Colonia del Vaticano: esse, comunque, meritano le seguenti mie riflessioni.
La prima riguarda la professionalità dei diciassette magistrati aquilani (5 pubblici ministeri, due GIP, un GUP, 6 giudici di tribunale e tre giudici di corte d’appello) che mi hanno sottoposto a ben due processi penali e mi hanno complessivamente condannato -per un reato inesistente- alla pena di un anno di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per un pari periodo, esponendomi alla rimozione automatica dalla magistratura: queste condanne, infatti, implicavano la mia destituzione in tronco.
Ebbene, non posso esimermi dal ribadire che a questi 17 magistrati avevo fatto presente che venivo processato per un reato che le Sezioni Unite della Cassazione avevano ritenuto giuridicamente inconfigurabile già con sentenza del 25.5.1985 (Candus). Nonostante questo mio avvertimento, ho dovuto subire 5 gradi di giudizio e sono stato caparbiamente condannato -per ben due volte- senza che questi magistrati -e questo è l’aspetto più grave- abbiano speso una parola per rendere conto del “perché mai” disapplicavano le pronunce della Cassazione che imponevano, invece, la mia immediata assoluzione.
Ma c’è di più. Rammento infatti che per potermi condannare è stato addirittura costituito un Collegio giudicante “speciale”, nel quale è stato illegalmente inserito un magistrato ostile alla mia tesi -che cioè si era già pronunciato “a favore” dei crocefissi- ed è stato invece escluso il dr. Mario Montanaro, che si era invece pronunciato contro la presenza dei crocifissi nelle scuole e negli uffici pubblici in genere. E per creare questo collegio “speciale” sono state calpestate le norme costituzionali sulla precostituzione del “giudice naturale”, le norme sull’ordinamento giudiziario, le circolari del CSM e, dulcis in fundo, le tabelle del personale in vigore nel tribunale dell’Aquila.
Ricordo che per queste gravissime irregolarità ho presentato un esposto ed è stata anche presentata dall’On.le Maurizio Turco una dettagliatissima interpellanza (la n. 2/00130 del 19.9.2006) all’augusto Ministro della Giustizia Mastella Clemente. Ebbene, nonostante la bellezza di tredici solleciti da parte dell’On.le Turco, l’augustissimo on.le Clemente Mastella, allora ministro di Giustizia del governo Prodi ed oggi parlamentare europeo del PDL, dopo l’ultimo salto della quaglia, ha accuratamente evitato di rispondere all’interpellanza, insabbiando così comportamenti deplorevoli, illeciti e lesivi di norme costituzionali.
Non posso dunque esimermi, oggi, dal denunciare la persecutorietà palese dei processi penali che ho dovuto subire e che sto subendo (per la seconda condanna pende ancora il giudizio di appello dinanzi alla Corte aquilana) e, ad un tempo, dal denunciare i gravi abusi che sono stati commessi da alcuni magistrati aquilani per creare un collegio giudicante che fosse prevenuto nei miei confronti. Non posso esimermi dal rimarcare che per qualsiasi cittadino corre una “bella differenza” tra l’essere condannati, per ben due volte, ad un anno di reclusione ed all’interdizione dai pubblici uffici -con l’ulteriore prospettiva di essere espulsi con ignominia dalla magistratura- e l’essere invece assolti perché..... “il fatto neppure sussiste”!
La seconda riflessione riguarda l’operato del Presidente del Tribunale di Camerino dr. Aldo Alocchi che, posto di fronte ad una mia motivatissima richiesta di rimozione dei crocifissi dalle aule -con la quale prospettavo che la circolare del Ministro Rocco era stata tacitamente abrogata perché incompatibile col principio di legalità dell’azione amministrativa, col principio supremo di laicità e con i diritti inviolabili di libertà di coscienza, religione e di eguaglianza- ha preferito eluderla pilatescamente con due righe nelle quali affermava che “la circolare non era stata espressamente abrogata o revocata”, disapplicando così in modo plateale e intenzionale l’art. 15 delle preleggi e la sentenza n. 4273 del 2000 della IV Sezione penale della Cassazione che aveva affermato, invece, che la circolare fascista doveva considerarsi abrogata in seguito all’avvento della Costituzione repubblicana.
Ritengo doveroso rievocare il tenore di questa pilatesca “risposta” del Presidente del tribunale di Camerino dr. Alocchi (che in separata sede -si badi bene- mi ha confessato di essere d’accordo con la mia richiesta di rimozione dei crocifissi), oggi che la Cassazione penale l’ha sconfessata e annichilita con l’affermazione di principi diametralmente opposti, e cioè che la circolare in questione è da ritenere abrogata perché incompatibile coi principi di legalità e di laicità e con i diritti inviolabili di libertà di religione e di coscienza che competono a tutti i cittadini italiani.
La terza riflessione riguarda il passo della sentenza nel quale la Cassazione prospetta la possibilità -per chiunque- di sollecitare il Ministro di Giustizia a rimuovere i crocifissi e, in caso negativo, di adire il giudice amministrativo, che è l’“unico giudice che ha giurisdizione esclusiva al riguardo”.
Ebbene, mi piace ricordare che io ho già intrapreso la via giudiziaria “oggi” consigliata dalla Cassazione, dapprima invitando il Ministro di Giustizia Ing. Roberto Castelli a rimuovere i crocifissi nell’ottobre del 2003 e, poi, proponendo nell’aprile del 2004 un ricorso giurisdizionale al TAR delle Marche contro il silenzio-rifiuto del ministro.
Guarda caso -però- il TAR delle Marche ha eluso pilatescamente la decisione del mio ricorso affermando, in pieno contrasto con quanto sentenziato oggi dalla Cassazione, che era privo di “giurisdizione” perché, si badi bene, mi sarei dovuto rivolgere ai...... miei colleghi di Camerino!!!! Sono stato costretto a interporre appello contro questa sentenza ma, a tutt’oggi, il Consiglio di Stato non ha neppure fissato l’udienza di discussione. Sono trascorsi dunque quasi sei anni e la prospettiva migliore, in caso di accoglimento dell’appello, è che il mio ricorso ritorni dinanzi al TAR delle Marche per un nuovo effettivo esame: il che la dice lunga sull’inefficienza, sull’inaffidabilità e sulla carenza di imparzialità e indipendenza dei giudici, quando sono chiamati a decidere questioni che possono turbare gli “interessi” e le “direttive” della nostra Madrepatria, cioè del Vaticano.
Il quadro della Giustizia che ne esce è decisamente desolante, grottesco e sconcertante, come desolanti, grotteschi e sconcertanti sono stati i casi giudiziari di Adel Smith e di Lautsi Soile, che si son visti respingere le richieste di rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche con sentenze grottesche, dove il crocifisso è stato addirittura classificato come “simbolo culturale”; il caso di Franco Coppoli, condannato disciplinarmente perché rimuoveva temporaneamente il crocifisso che gli era stato imposto, sopra la testa, da una “maggioranza” razzista, spalleggiata dalle autorità scolastiche; il caso del prof. Alberto Marani, condannato disciplinarmente per aver distribuito ai suoi studenti un questionario sull’ora alternativa a quella di religione.
Tutti casi giudiziari, questi, che mettono a nudo il grado di inaffidabilità dei giudici -soprattutto quelli amministrativi- quando sono chiamati a decidere questioni “spinose” sulle quali esistono veti e dictat del Papa e della Chiesa cattolica. Non è un caso, ad esempio, che il giudice dell’Aquila Mario Montanaro sia stato sottoposto ad un vergognoso e vigliacco linciaggio pubblico da parte delle gerarchie ecclesiastiche e dei politici italiani di destra, sinistra e centro, oltre che ad un’intimidatoria ispezione ministeriale disposta dall’On.le Ministro di Giustizia Castelli: e questo perché il dr. Montanaro aveva “osato” affermare, in un provvedimento giurisdizionale dell’ottobre 2003, quegli stessi identici principi costituzionali e di diritto internazionale che la Cassazione aveva affermato già nel 2000 e che, oggi, essa ha ribadito nella sentenza che mi ha assolto, e cioè che i crocefissi debbono essere estromessi dagli uffici pubblici di uno Stato laico.
E non è un caso che l'Onorevole Isabella Bertolini, componente della Direzione Nazionale del Popolo della Libertà, ha aggredito i giudici della sesta sezione penale della Cassazione che mi hanno assolto con affermazioni che dimostrano -semmai ce ne fosse ancora bisogno- che i nostri governanti non hanno il benché minimo rispetto della legalità, della giustizia e della Costituzione, cioè dei principi sui quali si fonda una effettiva democrazia. Per l’On.le Bertolini, infatti, “le ragioni addotte per annullare la sentenza che condannava il giudice Luigi Tosti, che si era rifiutato di svolgere udienza per la presenza del crocifisso in aula, allarmano ancor più della sentenza stessa: per la suprema corte il crocifisso nelle aule giudiziarie è un problema da risolvere, ma la verità è che nel nostro Paese il crocifisso non crea problemi a nessuno, salvo a chi non ama la nostra storia e cultura. Non c'è alcuna questione da affrontare: il crocefisso deve restare lì dov'è. Questa sentenza conferma come il laicismo dilagante stia pericolosamente interferendo anche nelle decisioni prese ai più alti livelli di giudizio arrivando perfino a diventare un presupposto alla base delle sentenze”.
E non è un caso che anche i giudici del TAR del Lazio, che hanno recentemente annullato i decreti con i quali l’ex Ministro della pubblica istruzione Fioroni accordava agli insegnanti di religione cattolica il privilegio di assegnare “crediti scolastici” ai loro studenti, siano stati linciati dalla CEI, dall’ex Ministro Fioroni del governo Prodi, dall’attuale ministro Gelmini del governo Berlusconi e da una pletora di zerbini del Vaticano di destra, di sinistra e di centro, tutti pronti a gareggiare tra di loro per dimostrare chi è più bravo a genuflettersi di fronte al Vaticano ed alla Chiesa, allo scopo di captare i voti dell’elettorato cattolico integralista.
La quarta riflessione riguarda il passo della sentenza col quale la Cassazione, pur dando atto della fondatezza della mia tesi, accenna genericamente a “toni esasperati e ad espressioni talvolta paradossali che la caratterizzano e che ne rivelano la chiara strumentalità”. La Corte non ha menzionato quali siano i toni, le espressioni e le strumentalità cui allude, sicché mi riesce impossibile replicare in questa sede. Mi limito però a ricordare che in Italia vi sono circa 9.400 magistrati ordinari in servizio e che -per quel che mi consta- l’UNICO magistrato che si è rifiutato di profanare il principio supremo di laicità e di calpestare i diritti inviolabili di eguaglianza, di libertà religiosa e di coscienza dei cittadini italiani è lo scrivente Luigi Tosti. Mi chiedo, dunque, se i “toni” e le “espressioni” che avrei dovuto usare sono quelli che sono stati usati -e seguitano ad essere usati- dagli altri 9.399 colleghi italiani, dall’Associazione Nazionale Magistrati e dal Consiglio Superiore della Magistratura: e cioè il totale silenzio, la totale indifferenza e la totale inerzia di fronte alla scempio della Costituzione italiana ed alla violazione dei diritti fondamentali di libertà religiosa, di coscienza e di eguaglianza dei cittadini italiani.
La quinta riflessione riguarda il comportamento dei nostri augusti governanti italiani -di destra, di centro e di sinistra che siano- i quali, pur essendo stati posti di fronte a sentenze che, sin dal 2.000, hanno sancito, in termini espliciti, l’illegittimità dell’esposizione dei crocifissi negli uffici pubblici, hanno disatteso e seguitano a disattendere le sentenze dei giudici e, anzi, fanno a gara per soddisfare i dictat eversivi del Vaticano e della Chiesa, dimostrando di avere a cuore solo i consensi di una parte dell’elettorato cattolico: quello fondamentalista. Mi piace ricordare la sapienza dell’augusto filosofo ateo Massimo Cacciari che, dopo aver plaudito alla sentenza del Consiglio di Stato che respingeva la richiesta di rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche, ha affermato -con una coerenza ed una logica a dir poco adamantine- che “se Gesù tornasse tra di noi il primo a togliere quell´effigie dalle aule certamente sarebbe lui” (evidemente il filosofo si preoccupa che il buon Cristo abbia qualcosa da fare, quaggiù sulla Terra, se mai dovesse decidere di farci un’altra visita per “salvarci” da qualche altro peccatuccio più o meno originale). Mi chiedo: con quale autorevolezza questi augusti parlamentari e ministri italiani -che calpestano abitualmente ed intenzionalmente la Costituzione italiana dopo averne giurato fedeltà- seguitano a parlare agli italiani? E con quale autorità pretendono che gli italiani obbediscano alle loro leggi, se sono i primi a calpestarle?
La sesta riflessione riguarda il procedimento disciplinare che è stato promosso dalla Procura Generale della Cassazione perché, essendomi rifiutato di soggiacere ad atti di discriminazione da parte del Ministro di Giustizia, che mi imponeva il crocifisso cattolico e mi vietava di esporre i miei simboli, avrei gettato sconcerto nella pubblica opinione. Ricordo che questo procedimento disciplinare ha consentito al CSM (sempre su richiesta della Procura Generale) di sospendermi dalle funzioni e dallo stipendio dal 1° febbraio 2006, cioè da quasi quattro anni.
Ebbene, questo procedimento disciplinare è stato sospeso in attesa della definizione del procedimento penale ma, nonostante la mia definitiva assoluzione del 17 febbraio 2009, tutto tace e tutto langue. Mi chiedo e chiedo: i miei accusatori hanno forse qualche imbarazzo? Si trovano forse in difficoltà nel portare a termine -nella veste di novello “braccio secolare” della Chiesa cattolica- il compito di giustizieri dell’ “eretico” che osa rifiutarsi di giudicare all’ombra dell’idolo del dio biblico incarnato?
E’ veramente singolare che questo procedimento disciplinare -per il quale si è disposta in fretta e furia la mia “sospensione cautelare” per “porre rimedio allo sconcerto dell’opinione pubblica” (il riferimento più plausibile è lo sconcerto dei “razzisti” di fede cattolica) venga tenuto in letargo dopo che è intervenuta la mia piena assoluzione: una sollecita attivazione era d’obbligo, se non altro in considerazione dei danni che si seguitano a procurare all’Erario.
Ancor più singolare è che subito dopo questa sentenza di assoluzione mi sia stato notificato, nel marzo scorso, l’avvio di un ulteriore procedimento disciplinare, relativo ad altre udienze non tenute: quelle per le quali ho subito la seconda condanna che, però, dovrà essere ineluttabilmente cancellata in appello.
Mi piace anche ricordare che subito dopo l’inizio della mia astensione ho chiesto che non mi venissero più corrisposti gli stipendi ed ho anche tentato di impedirne l’accredito. Mi chiedo oggi -visto che in caso di assoluzione dovrò essere risarcito degli emolumenti che non mi sono stati corrisposti in tutti gli anni della mia “sospensione cautelare”- “CHI” pagherà i danni all’Erario e, in particolare, se i ministri Castelli Roberto, Mastella Clemente ed Alfano Angiolino saranno disposti -come lo sono sempre stato io- ad aprire i loro portafogli e a risarcire il danno economico arrecato ai contribuenti italiani.
Per ora rimango in attesa della decisione finale della Sezione disciplinare del CSM: se sarà di condanna -come si augurano le gerarchie ecclesiastiche- la impugnerò dinanzi alla Corte di Cassazione e, in caso di rigetto, adirò la Corte Europea.
Se la decisione sarà positiva, chiederò alla Corte dei Conti di agire contro i Ministri di Giustizia per il danno erariale arrecato e, ovviamente, seguiterò a rifiutarmi di tenere le udienze sino a che TUTTI i crocifissi non saranno rimossi da TUTTE le aule giudiziarie italiane.
Venerdì, 4 settembre 2009.
Luigi Tosti