sabato 30 gennaio 2010

IL PARTITO DEMOCRATICO PRESENTA UN DISEGNO DI LEGGE PER ESPORRE I CROCIFISSI (di Luigi Tosti)



Sperando che ciò non induca conati di vomito irreversibili, pubblico, qui di seguito, il sublime "DISEGNO DI LEGGE" col quale i senatori del PD CECCANTI, CHITI, CHIAROMONTE, DEL VECCHIO, DI GIOVAN PAOLO, GIARETTA, LUMIA, MARITATI, PINOTTI, TONINI e TREU vogliono rendere "legittima" l'esposizione dei crocifissi nelle scuole per ingraziarsi le benevolenze del Vaticano, della Chiesa e dei cattolici, facendo letteralmente carne di porco della Costituzione italiana, delle sentenze della Corte Costituzionale e delle sentenze della Corte Europea dei diritti dell'Uomo, che hanno invece sancito che le religioni e le culture hanno pari diritti e pari dignità e che in materia di diritti di individuali non vale e non può valere il "criterio della maggioranza".

I complimenti sono d'obbligo per codesti senatori della Repubblica che, stipendiati con danaro dei contribuenti italiani, sprecano il loro tempo per emanare leggi incostituzionali e lesive di convenzioni internazionali sui diritti dell'Uomo. Bravi, complimenti.

Credo sia opportuno indirizzare a codesti "rappresentanti del Popolo" lettere ed e.mail di compiacimento.

Da parte mia li invito ad estendere la loro sagacia legislativa anche alla materia dell'accesso e della frequentazione degli alunni non cattolici nelle scuole italiane, trasferendo i loro "sublimi" principi di razzismo e di discriminazione anche nei confronti di costoro.

A tal proposito mi permetto di suggerire un "progetto di legge" ("Tosti"), che segue fedelmente i principi razzistici e discriminatori del cosiddetto "Partito Democratico".




DISEGNO DI LEGGE DEL PARTITO DEMOCRATICO SUI CROCIFISSI NELLE SCUOLE:
Art. 1.
1. In considerazione del valore della cultura religiosa, del patrimonio storico del popolo italiano e del contributo dato ai valori del costituzionalismo, come segno del valore e del limite delle costituzioni delle democrazie occidentali, in ogni aula scolastica, con decisione del dirigente scolastico, e` affisso un crocifisso.



2. Se l’affissione del crocifisso è contestata per motivi religiosi o di coscienza dal soggetto che ha diritto all’istruzione, ovvero dai suoi genitori, il dirigente scolastico, sulla base del principio di autonomia scolastica, nel rispetto dei principi di tutela della privacy e di non discriminazione nonché tenendo conto delle caratteristiche della comunità scolastica, cerca un accordo in tempi brevi, anche attraverso l’esposizione di ulteriori simboli religiosi.


3. Qualora non venga raggiunto alcun accordo ai sensi del comma 2, nel rispetto dei principi di cui al medesimo comma 2, il dirigente scolastico adotta, previo parere del consiglio di circolo o di istituto, una soluzione che operi un giusto contemperamento delle convinzioni religiose e di coscienza di tutti gli alunni della classe coinvolti e che realizzi il più ampio consenso possibile.





DISEGNO LEGGE "TOSTI" SULLA FREQUENTAZIONE DEGLI ISTITUTI SCOLASTICI DA PARTE DEGLI ALUNNI NON CATTOLICI E DI RAZZA NON ARIANA


Art. 1.
1. In considerazione del valore della cultura religiosa della superiore razza cattolica e del contributo dato dalle Crociate, dall'Inquisizione e dall'antisemitismo cattolico ai valori del costituzionalismo, come segno del valore e del limite delle costituzioni delle democrazie occidentali, nelle aule scolastiche è consentito soltanto l'accesso degli alunni di fede e razza cattolica.
2. Se l’accesso dei soli alunni cattolici è contestato per motivi di eguaglianza religiosa, etnica o di coscienza da alunni di fedi o credo diversi, che hanno diritto all’istruzione, ovvero dai loro genitori, il dirigente scolastico, sulla base del principio di autonomia scolastica, nel rispetto dei principi di tutela della privacy e di non discriminazione nonché tenendo conto delle caratteristiche della comunità scolastica, cerca un accordo in tempi brevi, anche attraverso l’ammissione degli alunni non cattolici che risultino graditi a quelli della superiore razza cattolica.
3. Qualora non venga raggiunto alcun accordo ai sensi del comma 2, nel rispetto dei principi di cui al medesimo comma 2, il dirigente scolastico adotta, previo parere del consiglio di circolo o di istituto, una soluzione che operi un giusto contemperamento della presenza nelle aule degli alunni della superiore razza cattolica con quelli appartenenti a fedi, credo o razze inferiori, cercando di realizzare il più ampio consenso possibile dei razzisti cattolici verso le loro vittime.





COMMENTO DEL PROGETTISTA TOSTI:
Potrebbe destare meraviglia che possano ancora esservi dei razzisti a tal punto sfrontati da non vergognarsi neppure di fare delle proposte di legge così sconce e indecenti. Se considero, tuttavia, che io, vittima del RAZZISMO DI STATO da parte dei Ministri di Giustizia (che mi hanno imposto i loro criminali crocifissi e mi hanno vietato di esporre i miei simboli) sono stato "rimosso" dal Consiglio Superiore della Magistratura perché era l'unica misura possibile per ripristinare la "tranquilità" dei Ministri di Giustizia RAZZISTI, credo che ci sia ben poco da meravigliarsi. I paradossi sono oramai la regola, in questa Repubblica Teocratica delle Banane, sicché non c'è da meravigliarsi se alla recente trasmissione della Vita in diretta di RAI UNO i parlamentari del PD hanno rifiutato l'offerta, nonostante l'invito, per evitare di prendere una posizione a favore di chi, come me, è stato vittima di un eclatante RAZZISMO DI STATO.

E allora: complimenti, complimenti, complimenti al Partito Democratico ed alle sue velleità elettorali.

venerdì 29 gennaio 2010

TOSTI LUIGI INTERVISTATO DA RADIO ERRE RECANATI

Per chi voglia rendersi conto dei termini reali della mia battaglia, senza il "fastidio" di leggere, consiglio di ascoltare la recentissima intervista, che ho reso a Radio Erre Recanati dopo la mia condanna alla rimozione da parte del Consiglio Superiore della Magistratura.
Il link è questo:
http://www.radioerre.net/index.php?id=30659

giovedì 28 gennaio 2010

LE LERCE MANOVRE OCCULTE DEL VATICANO ANCHE IN SEDE EUROPEA (di Luigi Tosti)

Dal sito dell'UAAR:
La deputata socialista Lydie Err, lussemburghese, intervenendo ieri all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha pubblicamente denunciato le pressioni ’segrete’ operate dal Vaticano sui parlamentari. Durante il suo discorso Err ha reso nota una lettera riservata del nunzio apostolico in Francia, mons. Luigi Ventura, inviata agli aderenti al PPE: la missiva chiedeva loro un forte impegno contro una risoluzione che stigmatizza le discriminazioni sessuali nei confronti di gay e lesbiche e contro un’altra in materia di aborto (cfr. Ultimissima del 18 gennaio). La lettera “raccomandava” altresì il sostegno a due candidature italiane “amiche” della Santa Sede: quella dell’ultraclericale Luca Volonté (poi eletto) e quella, bocciata, di un giudice che nella Corte Europea dei Diritti dell’Uomo doveva prendere il posto di Vladimiro Zagrebelsky (che aveva votato contro la presenza dei crocifissi negli edifici scolastici). L’assemblea ha deciso di rinviare ad aprile il voto sulle coppie omosessuali. L’intervento vaticano è stato definito da Err “inaccettabile e scandaloso”. Non si conoscono ancora i commenti dei delegati italiani, sia di centrodestra che di centrosinistra.

sabato 16 gennaio 2010

GLI USA BOMBARDANO HAITI PER STERMINARE I SUPERSTITI DEL TERREMOTO (di Luigi Tosti)


Nel corso della trasmissione The 700 Club, andata in onda sul Christian Broadcasting Network, il famoso tele-predicatore statunitense Pat Robertson ha affermato che il tremendo sisma che ha colpito Haiti, causando la morte di migliaia di persone, è la conseguenza di un patto col diavolo stipulato dagli abitanti di Haiti agli inizi dell’Ottocento per ottenere l’indipendenza dalla Francia: Gli haitiani chiamarono il diavolo e gli dissero che sarebbero stati servi suoi se lui li avesse liberati dalla Francia. Il diavolo disse ‘Va bene, d’accordo’, e da quel giorno nulla fu più come prima. Per questo, ha affermato Robertson, “ottenuta l’indipendenza gli abitanti di Haiti sono passati da un disastro all’altro”. Per supportare la sua tesi, Robertson ha messo in risalto le differenze economiche tra Haiti e la confinante Repubblica Domenicana.
Obama, dopo aver appreso questa notizia, ha immediatamente sospeso l’invio degli aiuti e, anzi, ha dato disposizione alla flotta, all’aeronautica e all’esercito di bombardare e sterminare la popolazione superstite, acciocché nessuno dei dannati haitiani sopravviva al terremoto che il buon Dio ha inviato per punire questi empi che hanno stretto questo scellerato patto col Demonio.

lunedì 11 gennaio 2010

VERBALE DI "DERATTIZZAZIONE" DEL TRIBUNALE DI CAMERINO DAI SIMBOLI UAAR (di Luigi Tosti)


Qui di seguito pubblico un documento destinato a passare alla "storia". Si tratta del verbale col quale sono state accuratamente descritte le attività di "disinfestazione" del Tribunale Camerte dai loghi dell'UAAR che, dopo averlo preannunciato- io avevo esposto, in data 26 ottobre 2004 in due aule d'udienza, in tal modo reclamando il rispetto del mio diritto inviolabile di eguaglianza e di non discriminazione religiosa. Ricordo che uno dei simboli venne immediatamente rimosso da un giudice che teneva udienza, mentre l'altro venne rimosso il giorno successivo in seguito ad un provvedimento specifico del Presidente del Tribunale camerde, che sottolineò che "l'arredamento delle aule di udienza non era nella disponibilità del Giudice che, al pari degli altri utenti, non poteva apportarvi modifiche per decisione unilaterale". Della serie: dal momento che vige in Italia il diritto all'eguaglianza e alla non discriminazione, i simboli della "razza superiore" -cioè dei cattolici- hanno il diritto di entrare nella aule giudiziarie, mentre quelli della "razze inferiori" -atei in testa- non hanno alcun diritto di entrarvi. Come dire: sugli autobus possono entrare gli uomini bianchi, mentre neri, gialli e rossi debbono rimanere a terra. I complimenti sono d'obbligo: in particolare all'atavico razzismo dei fedeli cattolici (Rosarno docet). E pensare che alcuni mi hanno mosso delle critiche -e seguitano a muovermene- perché avrei usato un termine forte ("derattizzazione") in una mia richiesta tesa ad ottenere la rimozione di qualsiasi simbolo religioso dalle aule della Repubblica Teocratica Italiana.

Buona lettura.






TRIBUNALE DI CAMERINO
Verbale di rimozione dei simboli dell’UAAR dalle aule di udienza del Tribunale.
L’anno 2004 il giorno 27 del mese di ottobre, in Camerino e nell’intestato Ufficio, dopo aver provveduto alla consegna di copia del provvedimento di questo Presidente in data odierna al dr. Luigi Tosti, in esecuzione del menzionato provvedimento, con il quale il sottoscritto dirigente è stato delegato a procedere alla rimozione immediata dalle aule d’udienza di questo Tribunale dei simboli dell’UAAR, la scrivente si è recata, accompagnata dall’ausiliario A1 Piervenanzi Sinvio, presso l’aula d’udienza posta al piano terreno del Palazzo di Giustizia, ove ha riscontrato la totale assenza dei simboli suddetti. Si procede perciò ad un sopralluogo presso l’aula d’udienza posta al secondo piano del Palazzo di Giustizia, ove pure si riscontra l’assenza dei simboli dell’UAAR, stante la rimozione di un cartello contenente il suddetto simbolo, avvenuta il 26/10/2004 ad opera del GOT dr. Rocco Dragonetti, come già comunicato al Sig. Presidente di questo Tribunale con missiva del sottoscritto dirigente n. 22 int.. Si procede infine ad un sopralluogo nell’aula di udienza posta al terzo piano del Palazzo di Giustizia, ove viene rinvenuta, sulla parete posta di fronte alla porta di ingresso, alla destra del Crocifisso, un simbolo dell’UAAR, costituito da un cartello in materiale plastico, raffigurante una breccia in un muro di mattoni, recante la dicitura: “APRIAMO I MURI - UNIONE degli ATEI e degli AGNOSTICI RAZIONALISTICI - uaar. it”.
Si procede pertanto alla rimozione del predetto simbolo, che viene preso in custodia dal sottoscritto dirigente, a disposizione del Sig, Presidente, affinché decida sulla destinazione del simbolo asportato, nonché dell’altro simbolo dell’UAAR asportato il 26/10/2004 dal dr. Dragonetti e tuttora custodito dalla sottoscritta, come da provvedimento del Sig. Presidente in data odierna, in calce alla citata nota della sottoscritta n. 22 int.. Si dà atto che i simboli rimossi verranno custoditi nell’armadio blindato posto alla stanza 6 del terzo piano dell’edificio.
Del che è verbale
L.C.S.
Dott.ssa Anna Maria Serravezza
Silvio Piervenanzi.

domenica 10 gennaio 2010

PRESENTATA ISTANZA DI RICUSAZIONE NEL PROCEDIMENTO DISCIPLINARE (di Luigi Tosti)


Proseguendo nell'iter di totale trasparenza (almeno da parte mia) nei procedimenti che sono stati attivati ai miei danni, pubblico, qui di seguito, il testo dell'istanza di ricusazione che ho inoltrato ieri al Consiglio Superiore della Magistratura. Per chi ha pazienza, buona lettura.
Proc. riuniti nn. 12-190/2009 R.G.
SEZIONE DISCIPLINARE DEL C.S.M.
ISTANZA DI RICUSAZIONE

Io sottoscritto Luigi Tosti mi sono rifiutato, dal 9 maggio 2005 in poi, di tenere le udienze perché il Ministro di Giustizia non ha accolto la mia istanza di rimuovere dalle aule giudiziarie i crocifissi cattolici e neppure quella, subordinata, di autorizzarmi ad esporre al loro fianco la menorà ebraica. Per tale comportamento di “rifiuto” sono stato rinviato al giudizio della Sezione Disciplinare del CSM e il dibattimento è stato fissato per il prossimo 22 gennaio 2010 (proc. riuniti nn. 12-190/2009 R.G.).
Ciò premesso, avanzo istanza di ricusazione per i motivi che seguono.

PUNTO PRIMO
Per difendermi in questo procedimento dovrò esporre le seguenti ragioni che -a mio giudizio- rendono pienamente legittimo il rifiuto di tenere le udienze dal 9 maggio 2005.
1°) Ribadisco innanzitutto che l’esposizione generalizzata dei crocifissi nelle aule giudiziarie pregiudica in modo eclatante la “neutralità” dell’attività giurisdizionale dei giudici italiani e, dunque, lede il principio “SUPREMO” (cioè “massimo”) di LAICITA’ della Repubblica che si sostanzia -come affermato dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo- nell’ OBBLIGO di NEUTRALITA’, di IMPARZIALITA’ e di EQUIDISTANZA dello Stato e, conseguentemente, dei funzionari che agiscono in suo nome e per suo conto.
Dunque, il mio rifiuto di tenere le udienze sotto l’incombenza del crocifisso -che mi viene addirittura imposto dal Ministro di Giustizia fascista come “ammonimento di Verità e Giustizia”- è scaturito, in primis, dalla necessità di non calpestare la Costituzione Italiana, cioè di “brutalizzare” il mio OBBLIGO COSTITUZIONALE -non solo di essere- ma anche di APPARIRE NEUTRALE nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali e, conseguentemente, di non violare lo speculare DIRITTO dei cittadini italiani (e non italiani) di essere giudicati da giudici NEUTRALI.
2°) In secondo luogo, ribadisco che l’esposizione dei crocifissi nelle aule giudiziarie viola il diritto primario di “libertà religiosa” di tutti coloro che -o per rapporto di impiego (ed è il mio caso) o per necessità (ed è il caso dei “cittadini-utenti”)- sono costretti ad accedere e a frequentare gli uffici giudiziari per ragioni di giustizia. A tal proposito ribadisco che io non pratico l’idolatria praticata dai cattolici -i quali sono abitualmente avvezzi ad adorare pezzi di legno e pezzi di metallo forgiati a mo’ di macabri “cadaverini” inchiodati su una croce- tant’è che nella mia casa e sulla mia persona aborro esporre “idoli” di qualsiasi specie e razza.
Dunque, il mio rifiuto di tenere le udienze sotto l’incombenza del crocifisso è scaturito anche dalla necessità di sottrarmi alla violazione del mio diritto di libertà religiosa e, specularmente, dall’esigenza di non calpestare lo speculare diritto di libertà religiosa che compete ai cittadini (parti, testimoni, avvocati etc.) che sono costretti a frequentare le aule e che, dunque, hanno il “sacrosanto” diritto di non vedersi imposta la presenza di idoli o di simboli religiosi che, tra l’altro, potrebbero non essere condivisi o risultare addirittura sgraditi.
3°) In terzo luogo, ribadisco che l’esposizione dei crocifissi nelle aule giudiziarie viola il diritto primario all’eguaglianza ed alla non discriminazione di tutti coloro che -o per rapporto di impiego o per necessità- sono costretti ad accedere e a frequentare gli uffici giudiziari: il Ministro di Giustizia, infatti, non soltanto impone la presenza dell’idolo dei cattolici nella aule giudiziarie, ma vieta anche che siano esposti i simboli delle altre religioni, attuando in tal modo una patente discriminazione religiosa, che fa sostanzialmente “carne di porco” del diritto di eguaglianza e non discriminazione, che è riconosciuto sia dall’art. 3 della Costituzione che dall’art. 14 della Convenzione dei diritti dell’Uomo.
A tal ultimo proposito ricordo che io ho esposto nelle aule del Tribunale di Camerino i miei simboli, ma che essi sono stati immediatamente rimossi e “sequestrati” in cassaforte e che, inoltre, il mio rifiuto di tenere le udienze è scaturito, in sostanza, dalla circostanza che il Ministro di Giustizia mi ha vietato di esporre la menorà ebraica a fianco del crocifisso, compiendo così un’attività discriminatoria -che non ha soltanto connotazioni criminali- ma che in ogni caso calpesta il mio diritto di eguaglianza e non discriminazione. E, in effetti, se fossi stato autorizzato ad esporre la menorà a fianco al crocifisso, avrei seguitato a tenere regolarmente le udienze e, dunque, non staremmo oggi a confrontarci in questo kafkiano processo che, grottescamente, vede sul banco degli “incolpati” la vittima dei criminali atti di discriminazione religiosa, piuttosto che il “carnefice”, cioè il Ministro di Giustizia.
4°) In quarto luogo, infine, ribadisco che io sono una persona ispirata ed informata al rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo, al rispetto della Costituzione repubblicana, al rispetto dei principi fondamentali che reggono gli Stati democratici moderni, al rispetto delle norme penali e di quelle inderogabili e, non ultimo, al rispetto del mio “cervello” e delle mie capacità logiche e critiche di essere pensante: pertanto, così come non tollererei -sia come ebreo che come persona civile- che lo Stato italiano mi imponga la lercia e criminale svastica nazista -cioè il vessillo di quei criminali cristiani che si sono resi artefici della persecuzione razziale e del genocidio di sei milioni di ebrei, rom ed omosessuali- a maggior ragione non posso tollerare che il Ministro di Giustizia mi imponga, sopra la testa e nell’aula giudiziaria dove sono costretto a svolgere le mie mansioni giudiziarie, un simbolo che è infinitamente più lercio e più criminale della svastica, cioè il vessillo di quell’associazione di criminali e di falsari che si è resa artefice, in circa 1.700 anni di storia nefasta, di efferati crimini contro l’umanità, provocando lo sterminio di centinaia di milioni di esseri umani, e non di “appena” 6 milioni di innocenti.
Ribadisco -e ribadirò nella prossima pubblica udienza- che il crocifisso -ad onta dei compiacenti e grotteschi tentativi di contrabbandarlo come “il simbolo storico/culturale che identifica il popolo italiano e che esprime un sistema di valori di libertà, di eguaglianza, di dignità umana e di tolleranza religiosa, che stanno alla base del principio di laicità dello Stato”- rappresenta, nella VERA realtà storica, il “vessillo” della più grande banda di criminali e della più grande banda di falsari che sia mai esistita sul pianeta Terra, la quale si è resa artefice dei più efferati crimini contro l’umanità, che sono stati peraltro condivisi di papa in papa, senza manifestare alcun moto di resipiscenza e/o di pentimento e che, oltretutto, sono stati (e seguitano ad essere) arrogantemente apologizzati attraverso le “santificazioni” di criminali del calibro di Pio V, di San Cirillo di Alessandria (l’artefice dell’assassinio della matematica pagana Ipàzia), di San Giovanni Crisostomo, di Sant’Ambrogio, di Pio IX etc. etc.: una serie che è peraltro destinata ad essere incrementata con la santificazione di Pio XII, quel Papa razzista ed antisemita che, oltre ad aver collaborato all’ascesa al potere di Hitler e dei nazisti, ha accreditato presso la “Santa” Sede i criminali ustascia cattolici, artefici dello sterminio di circa 600.000 tra serbi, ebrei e rom, ed ha altresì collaborato alla fuga e all’espatrio di numerosi criminali di guerra nazisti, ai quali sono stati forniti falsi passaporti del Vaticano.
Ribadisco che la storia del “crocifisso” gronda di sangue, di genocidi, di assassini, di torture, di criminale inquisizione, di criminali crociate, di criminale razzismo, di criminali condanne a morte di eretici (une delle ultime condanne per “eresia” è quella inflitta, nel 1791, a Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro, poi rinchiuso in un “pozzetto” della Rocca di San Leo e lasciatovi impazzire sino alla morte), di criminali torture e condanne al rogo di centinaia di migliaia di streghe, di criminale schiavizzazione -a livello planetario- delle popolazioni indigene, di superstizione, di criminale discriminazione e persecuzione razziale, di criminale shoà, di criminali rapimenti di bambini ebrei -perché “battezzati”di nascosto!- di castrazione di bambini per innalzare celesti “melodie” al vostro “buon” Dio, di criminali genocidi dei nativi americani ed australiani, di criminali confische, di congenita misoginia, di congenita ginecofobia, di congenita discriminazione delle donne e degli omosessuali (mi piace ricordare la prossima ricorrenza del suicidio dell’omosessuale Alfredo Ormando, che si è fatto ardere in piazza San Pietro, il 13 gennaio 1998, sperando che l’opinione pubblica capisse che “la Chiesa, che demonizza l’omosessualità, demonizza nel contempo la natura, perché l’omosessualità ne è figlia”), di congenita omofobia, di patologica sessuofobia, di intolleranza, di oscurantismo, di violazione e prevaricazione dei più elementari diritti politici ed umani di eguaglianza, di libertà di opinione, di libertà di pensiero, di libertà di religione e di libertà di scienza e ricerca, di omertosa e criminale copertura dei preti pedofili -che è stata praticata a livello planetario ed è stata coperta dal “regime di disinformazione pubblica” della Repubblica Pontificia italiana- di false natività di Gesù Cristo -che seguitano ad essere “tranquillamente” celebrate nella ricorrenza del dies natalis solis invicti- di false “donazioni” di Costantino per “giustificare” il potere temporale della Chiesa sul Pianeta Terra, di costanti falsificazioni e taroccamenti di scritture sacre, di false creazioni, di false reliquie, di falsi Cristi, di falsi “figli” di Dio, di falsi concepimenti divini -per di più “immacolati”- di false resurrezioni, di falsi prepuzi (ben 13!) che il buon Gesù si è dimenticato di portare con sé quando è risorto ed è volato in cielo, di ampolle contenenti falsi sangui di Gesù cristo, di false “fasce” di Gesù bambino, di false mangiatoie del bue e dell’asinello, di false culle di Gesù bambino, di falsi biberon di Gesù bambino, di falsi e truffaldini “sangui di San Gennaro”, di false piume cadute dalle ali dell’Arcangelo Gabriele, di falsi veli della Madonna, di falsi capelli della madonna, di false cinture della madonna, di falsi anelli di fidanzamento di Giuseppe e Maria, di falsi anelli nuziali di san Giuseppe, di falsi bastoni e cinture di San Giuseppe, di falsi “latti” della madonna, di false corone di spine, di false “teste” di san Giovanni Battista decollato -con relativi piatti rigorosamente falsi- di falsi danari di Giuda -con relative false borse- di calotte craniche, cervelli, vertebre, clavicole, dita, piedi, mani, femori ed altri macabri resti umani, appartenenti a chi sa chi ed attribuiti a falsi Santi, di false apparizioni della madonna -a migliaia, ma nessuna in un Paese islamico- di false madonne che lacrimano sangue, di una pletora di false ostie che si tramutano miracolosamente in fiorentine al sangue, di false case della madonna di Loreto -che volano qua e là- di falsi chiodi della croce di Gesù, di falsi legni della croce di Gesù, di false lance di Longino (Heilige Lanze) venerate dal cattolico Hitler, di false sindoni, di false veroniche, di falsi miracoli, di falsi Santi -autori di falsi miracoli- di falsi esorcisti che praticano riti sciamanici su impostori o su malati mentali, di false stigmate, di false transustanziazioni delle ostie, di Santi Padri Pii impostori, di falsi paradisi, di falsi purgatori, di falsi limbi, di falsi demoni, di falsi angeli, di falsi arcangeli, di falsi cherubini, di falsi serafini, di falsi troni, di falsi indemoniati e, persino, della falsa “cacca” dell’asino che avrebbe trasportato Gesù Cristo, di truffe, di costante abuso della credulità popolare a fini speculativi, di truffaldine messe gregoriane (390 euro di pizzo, acciocché l’anima di un caro defunto trasmigri dal “purgatorio” al “Paradiso”), di simonia, di mercimonio di indulgenze, di truffaldine commercializzazioni di “medagliette” “miracolose” della Madonna, di commercializzazione del miracoloso monossido di diidrogeno dei prestigiosi laboratori farmaceutici di Lourdes, di mafiose bolle di componenda, di illeciti finanziari, di accumulazione parassitaria di ingenti ricchezze, che rappresentano uno scandalo teologico e un insulto alla povertà, di ostentazione di sfarzi, di ori, pietre preziose, opere d’arte, di ricchezze, di costosissimi paramenti egizi liturgici e di agi che oltraggiano i veri poveri “cristi” di questo Pianeta, di Banche -come lo IOR- create e gestite -istituzionalmente- per occultare la tracciabilità delle operazioni bancarie ed agevolare, di conseguenza, il riciclaggio del danaro sporco e le evasioni fiscali, di negazione assoluta dei diritti politici dei cittadini dello Stato del Vaticano, di negazione assoluta dei diritti di eguaglianza delle donne e degli omosessuali, di negazione assoluta del diritto di libertà religiosa, di negazione assoluta del diritto inviolabile di matrimonio dei preti e delle monache, di imposizione di pratiche contro natura come la castità, di criminale istigazione alla diffusione di malattie mortali attraverso il divieto dell’uso del preservativo, di mancata adesione alle Convenzioni internazionali stipulate dagli Stati civili per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali degli uomini e delle donne, di mancata adesione alle Convenzioni internazionali finalizzate alla lotta contro la criminalità, contro il riciclaggio e contro l’evasione fiscale.
Alla stregua di tali circostanze di fatto, l’imposizione del crocifisso nelle aule non implica soltanto la “brutalizzazione” del principio supremo di laicità, ma implica anche che lo Stato italiano condivida tutti i crimini di cui è irrimediabilmente ammorbata la storia criminale della Chiesa cattolica, offendendo la dignità di chi -come me e come altri in Italia- crede negli opposti valori della tolleranza, dell’eguaglianza, della legalità, del rispetto dei più elementari diritti umani e del rispetto delle norme penali e dei principi fondamentali che reggono gli stati democratici moderni, nonché dei rapporti di collaborazione internazionale tra gli stati civili, oltraggiando altresì in modo vergognoso, indecente e intollerabile la memoria delle centinaia di milioni di esseri umani che, in nome di quel macabro e orrifico simbolo, sono stati assassinati, torturati, sbudellati, incarcerati, discriminati, inquisiti, ghettizzati, prevaricati, abbindolati, truffati, vilipesi ed emarginati dalla Chiesa Cattolica nella sua nefasta storia criminale.
Trovo estremamente vergognoso e intollerabile che lo Stato italiano mi imponga questo “vessillo” negli uffici dove sono costretto a lavorare, così come trovo vergognoso, indecente e intollerabile che il Papa e le gerarchie ecclesiastiche seguitino tutt’ora ad essere accreditati, sponsorizzati e spalleggiati dalle Istituzioni italiane, ad onta dei trascorsi criminali della Chiesa e ad onta del suo presente, che è tutt’altro che commendevole. Trovo vergognoso, indecente e intollerabile che le gerarchie ecclesiastiche invadano quotidianamente la politica italiana, gli spazi pubblici, la RAI e le televisioni pubbliche, con interventi intrusivi che brutalizzano il principio di laicità, dispensando ai “sudditi” italiani, pressoché giornalmente, mirabilianti “pillole di saggezza” confezionate da chi si arroga ancora il diritto di essere l’unico Legale Rappresentante di un Dio, indefinito, indefinibile e latitante, in virtù di una procura ricevuta ben 2.000 anni or sono.
Trovo vergognoso, indecente e intollerabile che gli “alti prelati” e gli “alti porporati” siano costantemente invitati dalle Istituzioni italiane a presenziare -in rigoroso regime di monopolio- agli eventi pubblici istituzionali, senza che eguale opportunità sia concessa agli islamici, agli ebrei, agli atei etc.etc. E come magistrato e come cittadino trovo vergognoso, indecente e intollerabile che questi “alti prelati” e questi “alti porporati” siano costantemente invitati a presenziare -in prima fila, in perfetta “solitudine” e senza che alcuno abbia alcunché da obiettare- all’apertura dell’anno giudiziario italiano, sia dinanzi alla Cassazione che dinanzi alle Corti di Appello italiane, quasi che i giudici italiani siano tribunali dell’Inquisizione o della Sacra Rota sottoposti, per dettato costituzionale, alla sovranità della Chiesa.
Ribadisco, infine, che detesto ed aborro il crocifisso anche sotto il profilo meramente simbolico, perché:
a) evoca in modo macabro e orrifico un messaggio altamente immorale, diseducativo e psicologicamente deleterio, ovverosia l'assassinio di un Dio-figlio perpetrato dal un Dio-Padre per “salvare” (da che?) e “redimere” (da che?) terzi “colpevoli” (di che?), cioè l’Umanità peccatrice (di che)?;
b) identifica poi un Dio biblico assassino, terrorista, genocida, intollerante, stupratore, infanticida, schiavista, misogino, ginecofobo, omofobo, razzista, sessuofobo e a tal punto borioso e criminale da pretendere di essere venerato con sacrifici umani ed animali dall’unica scimmia teomorfa che esista sul Pianeta Terra.

PUNTO SECONDO
Sulla base di quanto sopra esposto, è evidente che la mia legittima aspettativa di essere assolto dipende dalla circostanza che i giudici della Sezione disciplinare condividano le motivazioni del mio rifiuto, e cioè che affermino in sentenza che la presenza dei crocifissi, oltre ad offendere l’umanità intera per le sue connotazioni criminali, lede il principio supremo di laicità, nonché i diritti di libertà ed eguaglianza religiosa -sia miei che dei cittadini italiani- e che pertanto il mio rifiuto è da ritenere legittimo perché integra un caso di legittimo esercizio del “diritto inviolabile di libertà di coscienza”, essendo stato necessitato dall’esigenza di non “fare carne di porco” del principio supremo di laicità, di non violare i diritti di libertà ed eguaglianza religiosa dei cittadini italiani e, infine, dalla necessità di preservare i miei diritti di libertà e di eguaglianza religiosa da un’offesa diretta ed immediata.
La mia caldeggiata assoluzione implicherebbe dunque la declaratoria-ancorché in via incidentale- dell’abrogazione della circolare fascista del 1926 ex art. art. 15 disp. prel. cod. civile, sicché il Ministro di Giustizia, nolente o volente, si vedrebbe costretto a rimuovere i crocifissi dalle aule giudiziarie. Infatti, in caso di persistente inottemperanza io mi periterei di intraprendere un giudizio di ottemperanza e, in ogni caso, proseguirei a rifiutarmi di tenere le udienze sino a che il Ministro di Giustizia non avrà rimosso l’ultimo crocifisso dall’ultima aula dell’ultimo tribunale italiano.
Alla luce di queste inconfutabili considerazioni, non posso non esternare la pressoché TOTALE SFIDUCIA nell’ “imparzialità” dei giudici della Sezione disciplinare del CSM che siano di fede cattolica o, comunque, “battezzati”. In quanto “credenti cattolici”, infatti, i giudici hanno innanzitutto un indubbio interesse a mantenersi il privilegio dell’ostensione del loro idolo nelle aule giudiziarie: dunque sarebbero indotti a “privilegiare” una mia condanna, piuttosto che un’assoluzione, che determinerebbe l’ineluttabile “crollo” dei “loro” crocifissi dalle pareti.
Questo “interesse” dei giudici “cattolici” non è peraltro astruso, ma documentato da una casistica eclatante. Basta citare il caso del TAR del Veneto, che è stato investito da Lautsi Soile della questione della legittimità dei crocifissi nelle scuole. Ebbene, ricordo che nel 2004 questo TAR ha rimesso gli atti alla Consulta perché ha ritenuto che la presenza dei crocifissi nelle scuole facesse una vera e propria “strage” di principi e di norme costituzionali, e cioè che violasse il principio della laicità dello Stato e gli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione. La Consulta, però, non si è pronunciata perché le norme censurate avevano natura “regolamentare”. A questo punto è avvenuto un evento provvidenziale, e cioè che ben due dei tre giudici del TAR fossero sostituiti e che il nuovo Presidente, il dr. Umberto Zuballi, di conclamata fede cattolica, si sostituisse al relatore originario. Ebbene, a distanza di appena un anno il “rinnovato” TAR del Veneto si è tranquillamente “rimangiato” tutto quello che aveva affermato l’anno prima e, con una sentenza che è stata depositata nel tempo record di 4 giorni (un omaggio a Karol Woityla agonizzante) ha decretato -in mezzo al tripudio dei catto-talebani e degli atei devoti italiani- che il crocifisso -ad onta dell’Inquisizione, delle crociate, delle persecuzioni razziali e di altri crimini- è da considerare il miglior simbolo di civiltà, di tolleranza e di laicità che esista sul mercato.
Questa sentenza -ritenuta dai più scandalosa- è stata poi confermata dal Consiglio di Stato, relatore ed estensore il dr. Giuseppe Romeo, ex residente del centro studi Torrescalla di Milano dell’Opus Dei.
Orbene, se si considera che per queste due singolari sentenze l’Italia ha subito una sonora condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, è giocoforza ritenere che in Italia -almeno nelle questioni che riguardano l’idolo del “crocifisso”- non si possa fare alcun affidamento nell’imparzialità dei giudici di fede cattolica, in quanto portatori di un concreto “interesse” personale.
Ma non è tutto. C’è anche da considerare, infatti, che il Catechismo della Chiesa cattolica dispone (nn. 1267 e 1269) che il battesimo «incorpora alla Chiesa» e che «il battezzato non appartiene più a se stesso e, perciò, è chiamato a essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della Chiesa». Il gregge cattolico, dunque, è obbligato ad obbedire ciecamente al suo Pastore, cioè ai dictat e ai desiderata delle gerarchie ecclesiastiche. E la Chiesa, a sua volta, si ritiene legittimata a pretenderne l’obbedienza, anche attraverso la comminatoria di sanzioni religiose estreme. Emblematica, sotto questo profilo, è la scomunica comminata dalla Chiesa a chi avesse osato votare per i “comunisti”. Un atto di ingerenza, questo, a dir poco eversivo, perché teso a condizionare l’esito democratico delle votazioni, facendo leva su di una credenza superstiziosa di una parte cospicua della popolazione: e cioè che il Papa e la Chiesa siano legittimati, in virtù di una “concessione” loro elargita da un vaniloquio chiamato Dio, a condannare alla dannazione eterna -già su questo pianeta Terra- le pecorelle che non obbediscono alla Chiesa.
Altrettanto emblematiche sono le “direttive” che vengono impartite -quotidianamente ad ogni telegiornale- a tutti i cattolici che ricoprono cariche politiche o posti di comando, affinché intervengano a favore della Chiesa su questioni che le stanno a cuore, sovente di contenuto economico (illecito finanziamento della scuola privata, 8 per mille, etc.).
La liceità di questo rapporto di sudditanza risulta addirittura legittimata e giustificata dai giudici italiani, al punto tale che la Corte di Appello di Firenze ha assolto un vescovo che aveva pubblicamente offeso una coppia che aveva avuto l”ardire” di sposarsi “solo” in Comune, sentenziando che i due sposi, in quanto “battezzati”, erano “sudditi” della Chiesa e dovevano dunque seguire il dettame di sposarsi in Chiesa, sicché il loro pubblico “sputtanamento” doveva ritenersi più che “lecito”!
In estrema sintesi, l’adesione alla setta religiosa cattolica determina, in virtù dei precetti del catechismo, un vero e proprio vincolo di sudditanza, di subordinazione e di obbedienza degli adepti, del tutto assimilabile a quello che esiste in certe logge massoniche (questo vincolo è più marcato per gli accoliti dell’Opus Dei).
Ne consegue che io non posso riporre alcuna fiducia nell’imparzialità dei membri del CSM di fede cattolica (ancor meno se accoliti dell’Opus Dei), sia perché aventi un interesse concreto in questo processo, sia perché obbligati, per vincolo di catechismo, a seguire le direttive del Papa e della Chiesa che, in subiecta materia, sono state esternate in modo chiaro e categorico: entrambi, infatti, si sono pubblicamente espressi a favore della rigorosa “marcatura” dei tribunali italiani con i SOLI idoli del Dio biblico incarnato.
Sottolineo anche che per difendermi io dovrò necessariamente affrontare ed illustrare -con ampi riferimenti storici- le connotazioni criminali che pregiudicano irreparabilmente la credibilità e l’immagine di questo simbolo/idolo e, inoltre, dovrò illustrare il comportamento di discriminazione -connotato anche di criminalità- che è stato posto in essere nei miei confronti dai Ministri di Giustizia cattolici. Sarebbe dunque un pia illusione quella di sperare in un equo e imparziale giudizio da parte di membri del CSM di fede cattolica. Sarebbe come se un ebreo, rinviato a giudizio per essersi rifiutato di soggiacere ad atti di discriminazione razziale, dovesse essere giudicato da un tribunale composto da gerarchi nazisti: quale speranza potrebbe avere?
Sulla base di queste considerazioni dichiaro, dunque, di ricusare i membri della Sezione disciplinare di fede cattolica e, primieramente, il Presidente Avv. Nicola Mancino, che è di conclamata fede e militanza cattolica. Come apprendo dall’enciclopedia mediatica Wikipedia, infatti, l’Avv. Mancino è stato attivista dell’ex Democrazia Cristiana che, oltre tutto, aveva come emblema politico la “scudo dei crociati” (un emblema che viene tutt’ora tranquillamente esibito dall’UDC), cioè un simbolo che evoca alla memoria quell’orda di criminali cristiani che, per circa trecento anni, hanno infestato e funestato, al grido di “Dio lo vuole”, l’Europa ed il Medio Oriente, assassinando, saccheggiando, stuprando, torturando, arrostendo sulle griglie i bambini, schiavizzando, perseguitando centinaia di milioni di esseri umani, e questo per assecondare assurde superstizioni religiose: e cioè perché ritenevano (e tutt’ora ritengono!) che su questo Pianeta vi sia un “pezzo di terra” “Santificato”, cioè “sciamanizzato” dalla nascita, in loco, del loro “Vero” Dio. Il quale luogo “Santo” deve dunque essere “liberato” e “disinfestato” dagli “infedeli”, cioè dai fans di un altro Dio che, ovviamente, è “falso”.
E se si considera che On.le filosofo Rocco Buttiglione, altro noto esponente cattolico, ha “giustificato” gli orrendi crimini dei Crociati in una recente trasmissione radiofonica -alla quale ho partecipato- affermando che quelli erano tempi di ferro che necessitavano, dunque, di uomini di ferro, non posso nutrire alcuna fiducia di imparzialità e di serenità in chi, essendo cattolico, propugna pubblicamente dei revisionismi storici che hanno il difetto di oltraggiare ed offendere la dignità e la memoria di centinaia di milioni di innocenti, del cui delirante sterminio paghiamo ancor oggi le conseguenze, sia a livello di pace che di pacifica convivenza.
Ma non è tutto: esiste infatti un altro motivo di ricusazione, che qui di seguito espongo.

PUNTO TERZO
Ricordo che, in seguito al mio “rifiuto di processare i cittadini italiani sotto l’incombenza di un simbolo religioso di parte” -cioè motivato dall’esigenza di non violare il principio supremo di laicità e di non violare i diritti di libertà religiosa e di eguaglianza religiosa sia miei che degli imputati- sono stato rinviato al giudizio del Tribunale penale dell’Aquila per il reato di omissione di atti d’ufficio.
Ovviamente, nella mia nuova “veste” di “imputato” ho reclamato il rispetto degli stessi principi e degli stessi diritti che avevo inteso tutelare, come magistrato, col mio “rifiuto di tenere le udienze in presenza del crocifisso”, sicché ho chiesto al Ministro di Giustizia Roberto Castelli e ai giudici aquilani di rimuoverli o, in alternativa, di esporre al loro fianco tutti i simboli religiosi e, in particolare, la menorà e il logo dell’UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti), preannunciando che, in caso contrario, “mi sarei rifiutato di farmi processare per gli stessi identici motivi per i quali come magistrato, mi ero rifiutato di processare i cittadini italiani”, ovverosia che “mi sarei rifiutato di presenziare all’udienza dibattimentale” fissata per il 18 novembre 2005. E ho ribadito che questo rifiuto era necessitato dall’esigenza di non subire la lesione del mio diritto di “imputato” di essere giudicato da giudici “visibilmente imparziali”, cioè neutrali, nonché di non subire la lesione dei miei diritti inviolabili di libertà e di eguaglianza religiosa.
Non avendo il Ministro accolto nessuna delle due richieste -e non avendo i giudici accolto neppure l’invito a sollevare un conflitto di attribuzione- il 18 novembre 2005 “mi sono rifiutato di farmi processare”, cioè mi sono allontanato dall’aula dibattimentale. All’esito dell’udienza sono stato condannato a sette mesi di reclusione.
Nel settembre dell’anno successivo -approssimandosi la celebrazione di altre due altre udienze penali (dinanzi al GIP e dinanzi alla Corte di Appello)- ho reiterato all’Eccellentissimo e rimpiantissimo nuovo Ministro della Giustizia, On.le Clemente Mastella, la richiesta di rimozione dei crocifissi dalle aule o, in subordine, di esposizione di TUTTI gli altri simboli e, in particolare, del logo dell’UAAR.
Per l’esattezza gli ho inoltrato la lettera datata 5 settembre 2006 con la quale ho testualmente ribadito a questo Illustrissimo Ministro che “come magistrato mi rifiutavo di processare gli imputati sotto l’incombenza del solo crocifisso -e questo perché non intendevo violare il diritto degli imputati di essere giudicati da giudici che fossero “visibilmente imparziali”- e che, dunque, “come imputato mi rifiutavo di essere giudicato da giudici che non fossero “visibilmente imparziali”, che cioè si identificavano platealmente nei crocifissi appesi sopra la loro testa, ma non nei simboli neutrali dell’unità nazionale che, guarda caso, erano invece accuratamente estromessi dalle aule”.
Ho preannunciato che, in caso contrario, sarei stato costretto a “rifiutarmi di farmi processare”, ovverosia che non avrei “presenziato alle udienze” (come avevo già fatto il 18.11.2005).
Ebbene, interveniva a questo punto il noto ed illustre giurista On.le Francesco Storace che, irritatosi per una citazione del suo commento all’ordinanza del giudice Montanaro ("provo una fortissima indignazione per la sentenza dell'Aquila, che è la logica conseguenza di una grave tendenza che punta alla negazione di valori che fanno parte della tradizione italiana ed europea. E' bene che si cominci a dire forte e chiaro che i cattolici non possono essere considerati ospiti (???) in Italia.") sfogava il suo livore presentando al suo Collega di partito On.le Mastella un’interpellanza con la quale gli chiedeva se non era il caso di “sanzionare disciplinarmente un imputato come me che asseriva di volersi rifiutare di presenziare alle udienze perché i giudici, a causa della presenza coatta dei crocifissi e dell’assenza degli altri simboli, gli apparivano non neutrali e, anzi, parziali e di parte”.
L’Eccellentissimo On.le Ministro di Giustizia Clemente Mastella, dopo aver “riservatamente” assicurato al suo collega amico On.le Francesco Storace che avrebbe proposto un procedimento disciplinare contro di me -notizia “riservata” che veniva “riservatamente” propalata a cani e porci dalla Stampa Nazionale su impulso dello Storace- mi invitava poi a recarmi ad Ancona, presso il Presidente della Corte Dorica, per ritirare colà un plico, ovviamente “riservato”, che conteneva la notizia, ovviamente “riservatissima”, della proposizione del procedimento disciplinare: notizia che, in via strettissimamente “riservata”, era stata propalata, sempre “riservatissimamente”, a cani e porci da più di un mese.
Ricordo che con la sua incolpazione l’Esimio Ministro della Giustizia On.le Clemente Mastella mi ha addebitato di aver manifestato il proposito di rifiutarmi di presenziare alle udienze se non fosse stata accolta la mia pretesa di essere giudicato in aule prive di simboli partigiani come i crocifissi e, dunque, da giudici che fossero “visibilmente imparziali”.
Ebbene, dopo che la Procura Generale della Cassazione aveva modificato l’imputazione per ben 4 volte -come nella favola del lupo e dell’agnello- la Sezione disciplinare del CSM, presieduta dall’Avv. Nicola Mancino e composta dai consiglieri Avv. Michele Saponara, Dott. Giuseppe Maria Berruti, dr. Giulio Romano, dott. Mario Fresa e dott.ssa Elisabetta Maria Cesqui, mi ha condannato con sentenza n. 106/2007 del 7.12.2007 alla sanzione dell’ammonimento.
Per la precisione, la Sezione disciplinare ha ritenuto che io -che nella mia veste di giudice avevo più e più volte manifestato il proposito “di rifiutarmi di giudicare gli imputati in presenza del crocifisso, per rispettare il loro diritto costituzionale di essere giudicati da giudici “visibilmente imparziali”, nonché i loro diritti inviolabili di libertà e di eguaglianza religiosa” (senza che per questo proposito alcuno si sia mai sognato di muovermi un’incolpazione disciplinare!!!)- nella mia “speculare” veste di “imputato”, invece, NON potevo manifestare quello stesso identico e speculare proposito, che cioè “mi sarei rifiutato di presenziare alle udienze penali a causa della presenza del crocifisso, e questo al fine di evitare sia la lesione del mio diritto costituzionale di essere giudicato da giudici “visibilmente imparziali” che la lesione dei miei diritti inviolabili di libertà ed eguaglianza religiosa”.
Per i sei giudici della Sezione disciplinare del CSM, infatti, la mia “aspettativa” che non venisse fatta “carne di porco” dei miei diritti costituzionali, durante lo svolgimento delle udienze, integrava -si ponga attenzione- un “RIFIUTO APRIORISTICO” di essere giudicato dai giudici aquilani!!!!! Cioè, in buona sostanza, io avrei detto ai giudici aquilani: “Voi, giudici aquilani, siete indegni di giudicarmi e, dunque, DA VOI NON MI FARO’ MAI GIUDICARE!!!”
Questo “rifiuto APRIORISTICO” -hanno sentenziato i sei giudici- è disdicevole, perché un cittadino/imputato che dichiara che si rifiuterà di presenziare (come peraltro il codice di procedura gli riconosce!) alle udienze penali per non subire la brutalizzazione dei suoi diritti costituzionali e inviolabili è “ un imputato che si difende “DAL” processo, e non “NEL” processo”!!!! Per la precisione -hanno chiosato i sei giudici- il dr. Luigi Tosti è un magistrato assimilabile ai terroristi rossi o neri o al premier Berlusconi, cioè a soggetti che hanno rifiutato “aprioristicamente” la giurisdizione dei giudici italiani, perché ne disconoscevano l’autorità.
Dunque, l’arguta e sottile tesi del giurista dr. Francesco Storace ha trovato pieno accoglimento e risulta oggi scolpita in una granitica massima giurisprudenziale, destinata ad illuminare la casistica degli illeciti disciplinari perpetrati da magistrati.

Orbene, alla luce di questi incontestabili dati di fatto appare evidente che io non possa nutrire la benché minima fiducia nell’imparzialità dei sei membri del CSM, che hanno deliberato la succitata sentenza n. 106/2007. Essi, infatti, hanno già espresso un giudizio di colpevolezza per un comportamento di “rifiuto” (di presenziare alle udienze) che è esattamente “speculare” al “rifiuto” (di tenere le udienze) per il quale io debbo essere oggi giudicato in questo procedimento disciplinare. E la specularità è TOTALE, perché riguarda anche le motivazioni e le giustificazioni che ispirano entrambi i rifiuti (cioè l’esigenza di non calpestare/o vedere calpestato il principio supremo di laicità e l’esigenza di non violare/o veder violati i diritti primari di libertà ed eguaglianza religiosa).
Dunque è a dir poco lapalissiano che i sei summenzionati giudici hanno già anticipato un giudizio di colpevolezza “anche” per questo procedimento.
E questa conclusione è aggravata anche dall’ulteriore considerazione che la condanna che mi è stata inflitta nell’altro procedimento riguardava il mero “proposito” di “rifiutarmi di presenziare alle udienze”, cioè un comportamento del tutto LEGITTIMO: anche i sassi, infatti, sanno che gli imputati non hanno alcun OBBLIGO di presenziare alle udienze ma, semmai, hanno il DIRITTO di parteciparvi!! Pertanto, è giocoforza ritenere che sia un pia illusione -o forse meglio un’ipotesi fantascientifica- che io possa nutrire una qualche speranza di essere assolto dai sei summenzionati giudici in questo processo. Infatti, in questo processo io sono chiamato a rispondere di un comportamento di “rifiuto” che -sebbene si fondi sulle stesse identiche motivazioni di quello opposto come “imputato”- integra però l’inadempimento di un OBBLIGO di SERVIZIO, e non l’esercizio di un vero e proprio diritto, come quello di decidere se presenziare o meno alle udienze.
D’altro canto, se venissi (malauguratamente) assolto in questo processo si realizzerebbe un paradosso giurisprudenziale kafkiano. Si finirebbe cioè per affermare che i magistrati che si rifiutano di presenziare alle udienze a causa della presenza dei crocifissi e dell’assenza degli altri simboli religiosi nelle aule non commettono alcun illecito disciplinare, perché il loro rifiuto è giustificato dall’esigenza di non violare il principio supremo di laicità e di non violare i diritti di libertà religiosa e di eguaglianza religiosa degli imputati; mentre, viceversa, i cittadini che si rifiutano di presenziare alle udienze a causa della presenza dei crocifissi e dell’assenza degli altri simboli religiosi commettono un illecito disciplinare (se “occasionalmente” magistrati) perché il loro “rifiuto di presenziare”, ancorché espressione di un DIRITTO ed ancorché giustificato dalla medesima esigenza di non subire la violazione del principio supremo di laicità e la violazione dei propri diritti di libertà ed eguaglianza religiosa, “offende” e “scredita”.............. i giudici chiamati a giudicarli!!!!
Si tratterebbe -com’è evidente- di una contraddizione gigantesca, per ovviare alla quale i sei giudici non avrebbero oggi altra alternativa, se non quella di “condannarmi” anche in questo processo, se non altro per non smentire la CICLOPICA, IMMENSA, GIGANTESCA ed IMMANE FALSITA’ che mi è stata appioppata per condannarmi nell’altro processo: e cioè che io abbia realmente manifestato un “rifiuto APRIORISTICO di essere processato dai giudici aquilani”.
Come ho avuto modo di esporre nel mio ricorso per cassazione, infatti, anche una persona “decapitata” è in grado di capire che, avendo io manifestato, come imputato, la mia più totale disponibilità a partecipare alle udienze -purché venissero tolti i crocifissi o aggiunti tutti gli altri simboli- io non ho mai manifestato alcun cervellotico “rifiuto APRIORISTICO di essere processato da “quei” giudici” ma, semmai, ho manifestato la contraria volontà e il contrario desiderio di partecipare alle udienze e di essere processato da QUEGLI stessi giudici, pretendendo soltanto che le aule venissero derat-zingerate da qualsiasi simbolo religioso, sia per ripristinare e garantire il rispetto del principio di supremo di laicità che per preservare i miei diritti inviolabili.
In altre parole, null’altro ho fatto e null’altro ho preteso, se non quanto fece e quanto pretese un imputato handicappato che si rifiutò di farsi processare -cioè di presenziare all’udienza- perché il Tribunale si era a sua volta rifiutato di eliminare le barriere architettoniche, che gli impedivano un accesso all’aula dibattimentale, decoroso e rispettoso della sua dignità di essere umano. E mi piace rammentare che la Cassazione penale gli dette ragione, annullando la condanna che gli era stata inflitta “in contumacia”. Il che palesa, dunque, che io non mi sono difeso “DAL” processo, ma “NEL” processo, perché non ho rinnegato e/o contestato l’autorità dei giudici, ma ho soltanto preteso che il processo si svolgesse nel rispetto dei miei diritti di rango costituzionale.
Ma non è tutto.
Non posso esimermi dal ricordare che in quel processo mi è stato impedito di prospettare argomentazioni difensive -che sono state bollate e stroncate a priori come “ipotesi di terzo grado”- e, cosa ben più grave, tutte le mie attività difensive -estrinsecatesi con produzioni documentali e memorie- sono state completamente obliterate e la motivazione della sentenza di condanna è stata stesa ricopiando parola per parola l’arringa del Sostituto Procuratore Generale: il che denota totale disprezzo della mia attività di autodifesa. Il diritto di difesa, infatti, non significa soltanto concedere ad un incolpato la possibilità di parlare, di presentare memorie e documenti, ma significa soprattutto VAGLIARE le sue tesi difensive e RISPONDERE motivatamente alle sue tesi difensive. E questo è stato completamente obliterato, al punto tale che mi è stata addossata la FALSA, CICLOPICA, IMMANE, IMMENSA, INCOMMENSURABILE MENZOGNA che io avrei manifestato un rifiuto “aprioristico “ di essere giudicato dai giudici dell’Aquila “in quanto di fede cattolica”!!!!
La mia condanna, poi, è stata anche supportata dalla considerazione -da parte dei sei giudici- che essi “davvero non comprendevano come e in che modo i giudici aquilani si potessero in concreto “identificare” nel simbolo della religione cattolica”. Una motivazione, questa, che integra una palese anticipazione di giudizio in questo procedimento disciplinare: io, infatti, ho posto a fondamento principale del mio “rifiuto di tenere le udienze” proprio la circostanza che l’esposizione del crocifisso nelle aule di giustizia pregiudica ineluttabilmente la NEUTRALITA’ dell’esercizio della mia attività giurisdizionale.
E non posso esimermi dal segnalare che lo sconcerto espresso dai sei giudici della Sezione disciplinare (““davvero non si comprende come e in che modo i giudici aquilani si possano in concreto “identificare” nel simbolo della religione cattolica”) confligge con l’opposta opinione espressa dalla Sezione disciplinare della “precedente” consiliatura (composta dall’Avv. Nicola Buccico, dall’Avv. Gianfranco Schietroma, dai dott.ri Giuseppe Salmè Giovanni Mammone Carmine Stabile e Giuseppe Fici) che nel deliberare la mia “sospensione cautelare” si è espressa in senso diametralmente opposto: cioè ha affermato che la presenza dei crocifissi pregiudica la neutralità dell’esercizio delle funzioni giurisdizionali e viola i diritti di libertà e di eguaglianza religiosa.
Senza considerare che la Corte Europea, con sentenza del 3.11.2009 (Lautsi Soile c./ Italia), ha affermato -all’unanimità- che la presenza dei crocifissi nel settore pubblico fa carne di porco del principio di laicità e del diritto inviolabile di libertà religiosa dei cittadini.
“La libertà negativa -ci insegna la CEDU- non è limitata all’assenza di servizi religiosi o di insegnamenti religiosi, ma si estende....ai simboli che esprimono....una credenza, una religione o l’ateismo. Questo diritto negativo (di non avere la presenza dei crocifissi negli uffici pubblici: n.d.r.) merita una protezione particolare se è lo Stato che esprime una credenza e se la persona è messa in una situazione di cui non può liberarsi...(ed è la situazione di chi, come me, è costretto a giudicare in aule infestate da crocifissi).
Lo Stato -prosegue la CEDU. è tenuto alla NEUTRALITA’ confessionale.....La Corte ritiene che l’esposizione OBBLIGATORIA di un simbolo confessionale nell’ESERCIZIO del SETTORE PUBBLICO, relativamente a situazioni specifiche che dipendono dal controllo governativo, in particolare nelle AULE, VIOLA il diritto.....di credere o di non credere.
La corte considera che questa disposizione viola questi diritti perché le limitazioni (dei diritti di libertà religiosa: n.d.r.) sono INCOMPATIBILI con l’OBBLIGO dello STATO di RISPETTARE la NEUTRALITA’ nell’ESERCIZIO del SETTORE PUBBLICO”.
Tutti questi principi, affermati dalla CEDU, annichiliscono le motivazioni con le quali sono stato condannato dalla Sezione disciplinare per il mio “proposito di rifiutarmi di presenziare alle udienze come imputato” e supportano, per converso, la piena legittimità del mio rifiuto di tenere le udienze sotto l’incombenza dei macabri e criminali crocifissi: per dettato costituzionale, infatti, TUTTI i giudici debbono essere imparziali e neutrali (art. 111 Costituzione), sicché un giudice con la manina di Fatima, o la menorà ebraica o l’effige di Buddha sopra la testa -o appesi al collo- è un giudice che fa “carne di porco” del principio di laicità e, dunque, dell’obbligo di essere e di apparire “NEUTRALE”.
Non è un caso -ma dipende soltanto dalla circostanza che si tratta di un Paese civile e non di una colonia del Vaticano- che il ministro danese della Giustizia Lene Espersen, nel preannunciare un disegno di legge sul divieto dei simboli religiosi nelle aule, ha dichiarato: "Abbiamo deciso di vietare l'uso di simboli religiosi o politici, quando si è magistrati, perché un giudice deve essere neutrale e imparziale nel suo abbigliamento nelle aule di udienza”.
Sarebbe dunque auspicabile che gli attuali “norcini” della Repubblica Pontificia Italiana ascoltassero gli inviti della Cassazione, quelli del(la precedente Consiliatura del) CSM e quelli della Corte europea dei Diritti dell’Uomo e cessassero, dunque, di insaccare i principi “supremi” della nostra Carta Costituzionale e i diritti inviolabili dei cittadini italiani nei budelli -decisamente poco gentili e poco democratici- della Chiesa cattolica e dell’ultima Teocrazia Monarchica rimasta sulla faccia della Terra, cioè del Vaticano.

Pertanto, per i motivi che ho sopra esposto:

- avanzo istanza di ricusazione nei confronti dei membri della Sezione disciplinare del CSM di fede cattolica o, comunque, battezzati;
- avanzo istanza di ricusazione nei confronti dei consiglieri Avv. Nicola Mancino, Avv. Michele Saponara, Dott. Giuseppe Maria Berruti, dr. Giulio Romano, dott. Mario Fresa e dott.ssa Elisabetta Maria Cesqui.
In subordine, li invito ad astenersi per motivi di opportunità.
Rimini, 5 gennaio 2010.
Luigi Tosti

mercoledì 6 gennaio 2010

IL GIUDICE E IL CROCIFISSO: UNA CARTOLINA AL GIUDICE TOSTI (di Raffaella Costi)


E' con piacere che pubblico, qui di seguito, un lusinghiero commento della mia vicenda: e lo faccio, non soltanto perché lusinghiero, ma anche perché rappresenta, con fedeltà e sintesi, gli scopi di una battaglia che non è soltanto mia, ma anche di chi pretende di vivere in un mondo migliore, dove i diritti di libertà possano esser esercitati pienamente, senza i divieti di coloro che si sentono depositari di una verità e, per ciò stesso, autorizzati ad ingerirsi nelle vite degli altri: un mondo migliore, dove venga finalmente promulgato quell'undicesimo comandamento che Mosè si dimenticò -deliberatamente- di trascrivere.

Scritto da Raffaella Costi ( http://www.pollitica.altervista.org/)
...che se uno è stato assolto in Cassazione, con tanto di annullo della condanna (7 mesi di galera e 1 anno di interdizione dai pubblici uffici), lo si dovrebbe lasciare in pace. Ma se quell’uno si chiama Luigi Tosti ed è stato processato, condannato e poi assolto, perchè ha rifiutato di celebrare processi con alle spalle un crocifisso, convinto che la Legge sia uguale per tutti e che in un’aula di tribunale non debbano vedersi simboli religiosi, allora le cose cambiano.
Uno così, assolto o condannato, è pur sempre un intralcio sulla via dell’indebita appropriazione dello Stato, da parte di Santa Romana Chiesa. E allora bisogna metterci lui in croce e sottoporlo al procedimento disciplinare, per tentare di dimostrare che è un cattivo giudice, che non fa il suo dovere dal 2005 e che deve restituire i 5 anni di stipendio che aveva persino chiesto non gli fossero pagati. Bisogna, infine, levarselo dai piedi e destituirlo dall’incarico, perchè vada a fare qualsiasi altro lavoro, ma per l’amor del cielo, non il magistrato.
Precisamente questo tenterà di fare il CSM, la mattina del 22 gennaio, a Roma, nel corso di uno strano procedimento disciplinare, che segue un’assoluzione della Corte di Cassazione. Come dire che la Cassazione avrebbe assolto un farabutto, uno che dovrebbe essere consegnato mani e piedi al ministro Brunetta, con l’accusa di fannulloneria. Insomma, tocca sempre al CSM levare dal fuoco le castagne degli altri. Già: è chi sono gli altri? Un paio di ministri della Giustizia (da lungo tempo senza Grazia), un paio di capi di governo, due Capi dello Stato, a riprova di come il giudice Tosti sia davvero traboccante di equità, per riuscire a far incazzare destra e centro insieme, avendo potuto evitare la sinistra , solo perchè la sinistra non esiste più.Ma il Tosti è ostinato: e come potrebbe non esserlo, con un nome così? E nella sua protervia, il Tosti sostiene che avere un crocefisso in aula significa che la bilancia della giustizia pende da quella parte e che questo non aiuta a celebrare processi in uno Stato che si dice laico.
Nasometricamente, si direbbe che il giudice Tosti abbia ragione, perchè il giorno in cui, nelle aule di giustizia, i Musulmani volessero una copia del Corano e gli Ebrei un candelabro a sette bracci, verrebbe da chiedersi quali sarebbero le risposte di quello Stato “laico”.
In quelle aule, poi, fa notare il Tostissimo, non compare neppure, a compensazione minima della presenza del crocefisso, il ritratto del Capo dello Stato, garante della Costituzione e delle leggi che ne derivano: nonostante il giudice ne avesse richiesti 5 a Ciampi ed altri 5 a Napolitano, non glieli hanno mandati. Sarà per una questione di scarsa fotogenia? Certo, a un giudice così, non gli mandano neanche una cartolina con gli auguri di Buon Anno!
E allora, col preciso intento di far dispetto alle più alte cariche dello Stato, presenti e passate, una cartolina, questa, al giudice Tosti la mandiamo noi, per dirgli che il 22 saremo a Roma, dentro o fuori dall’aula, non importa, ma saremo lì, quale che sia l’esito del procedimento disciplinare, a stringere la mano al giudice da cui vorremmo essere giudicati, il giorno in cui ce ne fosse bisogno. Strettamente, bisogno...

domenica 3 gennaio 2010

RIFLESSIONI SUL PREANNUNCIATO RICORSO DEL GOVERNO DELLA REPUBBLICA VATICALIANA ALLA “GRANDE CAMERA” DELLA CORTE EUROPEA (di Luigi Tosti)



Com’è noto, il Governo della Colonia Pontificia ha preannunciato di voler ricorrere avverso la sentenza con la quale la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha accolto il ricorso della cittadina Lautsi Soile, decretando l’illegittimità della presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche e sconfessando, con spennellate di cioccolata (in senso giuridico), la sentenza del TAR del Veneto, presieduto nell’occasione dal cattolicissimo giurista dr. Umberto Zuballi, e la sentenza del Consiglio di Stato, presieduto nell’occasione dal dr. Giuseppe Romeo, ex residente del Centro Studi Torrescalla di Milano dell’Opus Dei, che avevano invece affermato l’esatto contrario.
Questa sorta di “impugnazione” è contemplata dall’art. 43 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo, ratificata dall’Italia con legge n. 848 del 4 agosto 1955, che così dispone: “Entro un termine di tre mesi a decorrere dalla data della sentenza di una Camera, ogni parte della controversia può, in casi eccezionali, chiedere che il caso sia rinviato dinnanzi alla Grande Camera. Un collegio di cinque giudici della Grande Camera accoglie la domanda quando la questione oggetto del ricorso solleva gravi problemi di interpretazione o di applicazione della Convenzione o dei suoi protocolli o di carattere generale. Quando il Collegio ha accolto la domanda, la Grande Camera si pronuncia sul caso mediante una sentenza”.
L’art. 73 del Regolamento di Procedura dinanzi alla Corte Europea prevede che il Collegio dei cinque giudici sia costituito in ottemperanza all’art. 24, paragrafo 5, e cioè dal Presidente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dai Presidenti delle due Sezioni per rotazione e da due giudici, designati a rotazione tra i giudici eletti in seno alle restanti Sezioni. I giudici che hanno partecipato alla precedente decisione non possono far parte di questo Collegio.
Il Collegio “accoglie la domanda soltanto se valuta che il caso sollevi davvero tale questione. La decisione di rigetto dell’istanza NON ha bisogno di essere motivata”.
Alla stregua di tale normativa, mi riesce francamente difficile concepire, immaginare, ipotizzare, fantasticare, supporre, congetturare e vagheggiare quali potrebbero mai essere i “gravi problemi di interpretazione o di applicazione della Convenzione o dei suoi protocolli o di carattere generale” che dovrebbero indurre il Collegio dei 5 giudici a sottoporre “nuovamente” alla Grande Camera, cioè ad un Collegio formato da 17 giudici della Corte di Strasburgo, il caso dell’esposizione dei crocifissi, in regime di monopolio, nelle aule scolastiche di Vaticalia. In effetti, la sentenza Lautsi Soile è stata deliberata all’unanimità dai sette i giudici che componevano la Sezione, uno dei quali era addirittura italiano e, dunque, non ha trovato alcun argomento o pretesto valido per “tifare” per la Repubblica Pontificia, cui appartiene per cittadinanza. Ma è ancor più pregnante la considerazione che la sentenza Lautsi Soile c./Italia (pardòn, contro Vaticalia), risulta esser pienamente conforme ai principi ripetutamente affermati dalle varie Sezioni della Corte di Strasburgo e, dunque, ai principi oramai ampiamente “consolidati”, sicché è impensabile che vi possa essere un ripensamento, che crerebbe un terremoto giurisprudenziale a tal punto grave da legittimare, non solo la violazione del diritto dei genitori all’educazione religiosa dei figli, ma anche il diritto di libertà religiosa dei figli ed il loro diritto all’eguaglianza e alla non discriminazione. In ogni caso la Grande Camera sarebbe costretta ad affrontare anche quest’ultima questione -cioè quella della violazione del diritto all’eguaglianza e non discriminazione- dal momento che in sede di prima istanza la Sezione della CEDU l’ha ritenuta “assorbita” dall’accoglimento dei primi due profili di illegittimità.
E’ presumibile, ovviamente, che le gerarchie clerico-fasciste di destra, di sinistra, di centro/ destra, di centro/sinistra, di sotto e di sopra, tenteranno tutte le vie del Signore (e magari anche quelle della Mafia) per condizionare, dietro le quinte, la decisione del Collegio dei 5 giudici. Altrimenti, infatti, la decisione di rigetto -con l’onta di neppure una riga di motivazione- dovrebbe essere a dir poco scontata e dovremmo dunque assistere all’ennesima “trombata” e all’ennesima figuraccia della nostra sempre più ridicola ed anacronistica Repubblica Pontificia Italiana.
Luigi Tosti
(nella foto: un'aula giudiziaria della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, rigorosamente priva di statue di Buddha, di mani di Fatima, di candelabri a sette bracci, di crocifissi e di altri idoli)

venerdì 1 gennaio 2010

SLADE, L'OPINIONISTA: IL PROTOTIPO DI "ITALIANO" CHE CI CONDANNA ALL'IMMOBILISMO E ALL'INCIVILTA' (di Luigi Tosti)






La notizia che il 22 gennaio prossimo si celebrerà il processo a mio carico per essermi rifiutato di subire l'imposizione dei crocifissi mentre tenevo le udienze -cioè perché mi sono rifiutato di far carne di porco del principio supremo di laicità sancito dalla Costituzione, nonché dei diritti di libertà religiosa e di eguaglianza e non discriminazione dei cittadini- ha innescato un po' di dibattiti. Mi piace segnalare, perché molto significativo, il confronto di opinioni tra "SLADE", che mi insulta, e DURANTE, che mi difende.






Così parlò SLADE, L’Opinionista:


Se invece di pensare al crocifisso pensassero a fare il loro lavoro penso che l'Italia e tutti gli italiani sarebbero MOLTO più contenti.
Me ne frega sta cippa lippa (per non dire peggio) di cosa è attaccato in aula piuttosto mi interessa avere giudici che invece di perdere tempo in battaglie insulse e insignificanti facciano sentenze in tempi decenti.
In tutte le aule come a scuola c'erano crocifissi cordialmente ignorati da tutti cristiani e anzi in molti posti andavano sparendo da soli senza problemi. Poi a causa di sto tizio e gente simili adesso s'è infiammata la battaglia e l'odio sociale e anche dove erano spariti son ritornati di prepotenza, dove non si faceva caso alla religione adesso è scontro e gioco di forza.
Complimenti a sti buffoni che per il solo voler tutto e subito han ottenuto di aver peggiorato la situazione per tutti e aver creato un problema che si stava risolvendo pacificamente per tutti con il passare del tempo.
A questo punto spero che lo condannano perchè per uno che fa una cosa del genere si è creato un'odio che può arrivare a far vittime quando invece il silenzio avrebbe fatto sparire a poco a poco ogni crocefisso.

Così replica DURANTE:
Sono solidale con il giudice. Non Basta dire che pensi più alle cause che ci sono in tribunale. Se non si è liberali, nell'eccezione del termine non saremo mai una democrazia compiuta. Chi non comprende cosa c'è dietro alla volontà di persistere con il simbolo del crocifisso, non dico che non sia democratico, è solo incompiuto. L'unità D'Italia non è ancora avvenuta, rileggiamoci il comportamento del Vaticano quando osteggiava L'unità della nazione, il comportamento che ha avuto nei confronti di determinate persone facenti parte del clero stesso, il comportamento che ha avuto verso don Giovanni Carità, per il semplice fatto di aver contribuito a salvare Giuseppe Garibaldi, e di aver semplicemente applicato il vangelo, cosa che invece nel sottointeso delle autorità ecclesiastiche va divulgato, ma guardarsi bene da seguirlo. Oppure di aver fatto giustiziare dei religiosi per il semplice fatto di aver sostenuto spiritualmente il movimento garibaldino. E ciò che erano prima lo sono egualmente oggi. Un conto è la fede, un'altro conto è la religione secolarizzata. Anche togliendo i crocefissi dai luoghi pubblici non viene impedito alla chiesa di svolgere il suo compito, e se una o più persone hanno la necessità di recarsi in un luogo sacro come le chiese o monasteri nessuno gli impedisce di farlo. Libera chiesa in libero stato. Questo di togliere il crocefisso non è mancanza di rispetto per nessuno perchè nessuno può togliere la fede a chi ce la, non è il simbolo che fa il cristiano, ma il comportamento. Ma sapete dato che siamo nel discorso perchè sono stati fatti i patti lateransi? Bene credo che sia opportuno che ci si documenti, e poi si vedrà quanta valenza avrà lo spirito di fede della chiesa. La simonia sussiste ancora oggi, con modalità diverse ma c'è. Come ripeto dietro al contesto del crocifisso si e crocifisso no, esiste ben altro.

SLADE:
Durante questa risposta è esatta eppure tremendamente miope.
In Italia stava avvenendo in maniera graduale e del tutto naturale un distaccamento dal crocifisso. In molte aule anche di tribunale stava a poco a poco scomparendo come in tanti uffici pubblici.
Queste prese di posizione invece hanno reso tanti sforzi del tutto vani, anche dove stava scomparendo adesso è stato ripiazzato di forza.
Perchè?
Perchè a tutte le società non piace il cambiamento. Tutto ciò che cambia viene visto male a prescindere da quale sia il cambiamento. Voler togliere il crocifisso di iniziativa diventa non una cosa religione ma un oltraggio alla gente. Io conosco personalmente gente che impreca a dio ogni 3x2, mai stata a messa e del tutto estranea alla religione ma che ora sono fra i più infervorati pro-crocefisso per un discorso puramente del "te me lo vuoi togliere e io ce lo inchiodo".
Morale della favola? Se tutti tacevano entro qualche decennio il crocefisso era sparito da solo al 90% dei luoghi pubblici. Grazie a questi brillanti giudici forse fra qualche decennio torneremo al punto che eravamo qualche anno fa.





Il mio commento.

Se si dovessero seguire le "acute" "strategie" "sladeriane" (cioè attendere che i "problemi" si risolvano da soli, col tempo), oggi la scienza seguiterebbe a credere che è il Sole che gira attorno alla Terra, riterremmo che è estremamente giusto ardere sui roghi le streghe, gli eretici e gli omosessuali, che è estremamente giusto schiavizzare gli sporchi negri, che è estremamente giusto rinchiudere nei lager gli ebrei e i rom, infilarli nelle camere a gas e nei forni crematori, che è estremamente giusto vietare agli sporchi negri di salire sugli autobus ed avere gli stessi diritti della superiore razza bianca, che è giusto ritenere che la Terra è stata creata 6.000 anni fa e che i fossili sono "scherzi" della natura. Questi "problemini", infatti, secondo l'acuta "strategia sladeriana", non andavano risolti col coraggio di Galileo Galilei -che si è ribellato alla stronzata biblica che è il sole che gira attorno alla Terra, o col coraggio di una donna nera, che si è rifiutata di lasciare il posto a sedere ad un uomo bianco- bensì "aspettando" che tutto si aggiustasse da solo: cioè che la Chiesa si stufasse di bruciare sui roghi gli eretici e le streghe, che i nazisti si stufassero di sterminare ebrei e rom, e che gli uomini bianchi si stufassero di discriminare i negri.SLADE è veramente un genio: bisogna dargliene pubblico riconoscimento.
In fondo il crocifisso è ABUSIVAMENTE e ARROGANTEMENTE affisso sulle pareti degli uffici pubblici da "appena" 61 anni, cioè dal 1948: non poteva dunque, quel buffone di Tosti, attendere altri 160 anni e seguitare, nel frattempo, a tenere le udienze sotto questo simbolo criminale e macabro? Forse tra 160 anni il Dio dei cristiani sarà soppiantato da un nuovo Dio -il Dio Morot, morto con un palo conficcato nell'ano per "salvare" dal peccato originale gli scimpanzè della Terra, di Giove e di Saturno, nonché le aragoste di Urano- e allora il problema del crocifisso appeso alle pareti si sarebbe risolto senza "traumi" ai danni di quei "poverini" che, oggi, si sentono "giustamente" "oltraggiati" dal fatto che, dopo "appena" 61 anni di ILLEGALITA', vi sia un buffone che pretende che LA COSTITUZIONE venga rispettata. Tra 160 anni, infatti, sulle pareti degli uffici italioti forse non vi sarà più il Dio biblico incarnato e inchiodato su una croce, bensì un Dio incarnito con un palo conficcato nel c.......!
Auguri Slade. Sono gli italiani come te che fanno ben sperare nel progresso della Colonia Pontificia e della civiltà.