sabato 10 settembre 2011

COSI' LA CHIESA EVADE L'ICI A SPESE DEGLI ITALIANI(di Luigi Tosti)

I nostri tromboni politici di destra, di sinistra, di centro, di centro-destra, di centro-sinistra, di sinistra-destra sono insorti, all'unisono e compatti, contro la proposta dei Radicali di far pagare "anche" alla casta di Dio, cioè ai preti e alla Chiesa, la tassa che i comuni italiani, anche quelli più miserabili, sono costretti a pagare: l' ICI. I nostri augusti tromboni della politica hanno gridato alla scandalo all'idea che anche la casta di dio dovesse pagare le tasse ed hanno affermato, anzi, che la Chiesa non è privilegiata e "non evade". Guardatevi questo video, girato dal Segretario radicale, e fatelo girare, ricordando anche agli augusti "tromboni" della Chiesa Cattolica, cioè gli alti prelati che "tuonano" ipocritamente contro gli evasori italiani, che i primi a detenere il record dell'evasione e a vivere, parassitariamente, ai danni degli italiani, sono proprio loro: si dovrebbero vergognare. Sono 2000 anni che questi falsi censori prendono per i fondelli il prossimo: sarà forse giunto il momento che il popolo italiota insorga contro questo scandalo e contro questa collusione mafiosa tra politici e preti?

mercoledì 24 agosto 2011

Basta privilegi ecclesiastici, abroghiamo il Concordato (di Maria Mantello)



In origine nella Chiesa c’era lo scandalo del Discorso della Montagna. Oggi lo scandalo è la montagna di miliardi di euro che il Vaticano può accumulare con i finanziamenti pubblici dell’8‰, con quelli per l’istruzione cattolica, con le esenzioni di fatto dal pagamento delle bollette per i consumi energetici, oppure con la dispensa da imposte e tasse sulla miriade delle sue redditizie attività: dagli ex monasteri ed ex collegi trasformati in alberghi a più stelle, fino alla fiorente imprenditoria turistica dell’Opera Pellegrinaggi. E tanto altro ancora. Grazie al Concordato e sulla sua scia, lo Stato italiano è il più grande benefattore del Vaticano, a cui elargisce privilegi di ogni sorta. Leggi confessionali comprese. Si pensi ai dictat su coppia, famiglia, sessualità, riproduzione, testamento biologico, ecc. Imposizioni e divieti funzionali al perdurare della dogmatica cattolica.Poteri economici, politici e sociali della Chiesa inestricabilmente si intrecciano nell’incompiuta distinzione tra Stato e Chiesa, che la debolezza di una classe politica genuflessa bellamente perpetua. Anche in certa sinistra, che diventata orfana del muro di Berlino sembra posseduta dalla sindrome dell’acquasantiera. È in questa situazione che il Vaticano ha strappato allo Stato italiano forse anche più di quanto si aspettasse. Si pensi al sistema paritario di istruzione, che, creando un vulnus costituzionale, ha reso pubbliche anche le scuole private. Oppure si pensi al pasticcio dell’immissione in ruolo nelle scuole statali degli insegnanti di religione cattolica, che pur continuando a dipendere in tutto e per tutto dai vescovi - tranne che per lo stipendio da sempre a carico dello Stato, e per giunta più alto di quello degli altri docenti -, adesso possono finanche transitare su altre cattedre, nonché aspirare a diventare dirigenti scolastici (presidi). Dopo la svolta progressista degli anni Settanta (e per bloccarla), è ripresa la gara senza confini dei politici per ingraziarsi la gerarchia vaticana. Negli anni Ottanta Craxi rinnovava il Concordato con cui si introduceva anche quel perverso e truffaldino meccanismo dell’8 ‰ che consente ancora oggi alla CEI di fare l’asso pigliatutto. Nonostante solo un italiano su tre, scelga di destinare il proprio 8‰ dell’Irpef alla Chiesa cattolica. L’articolo 37 della legge 222 del 1985 prevede infatti che «in caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse». Un espediente suggerito da Giulio Tremonti, allora consulente del Governo Craxi. Un articoletto che fa triplicare gli incassi della Chiesa cattolica, che così arriva ad intascare quasi il 90% dell’intero 8 ‰. Nel 2011 oltre il miliardo. Per la precisione, 1.118 milioni di euro! Un bel gruzzolo che, diversamente da quanto le campagne pubblicitarie vorrebbero far credere, viene impiegato soprattutto per il mantenimento del clero e dei suoi apparati. Giulio Tremonti ha fatto intanto carriera, ma continua sempre a guardarsi bene dall’intaccare interessi e affari vaticani. Finanche mentre batte cassa con una manovra finanziaria durissima che colpisce soprattutto precari e redditi medio-bassi. Una manovra che prevede anche l’eliminazione delle festività laiche: 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno. Quelle che rappresentano l’appartenenza nella cittadinanza democratica degli italiani. Di contro, in nome del Concordato, le feste religiose non si toccano. Compresa quell’Immacolata Concezione, che, con tutto il sincero e profondo rispetto dei fedeli, certo con l’emancipazione e l’autodeterminazione della donna ha ben poco a che fare. La pesante manovra finanziaria dell’onorevole Tremonti, ha comunque avuto l’effetto di risvegliare tanti italiani stanchi delle caste. Curiale compresa. Basta privilegi e tutti paghino le tasse! È diventato quasi un corale, a cui anche il capo della CEI, Angelo Bagnasco si è unito, affermando il 19 agosto dai microfoni di Radio Anch’io: «Le cifre dell’evasione fiscale sono impressionanti. Come credenti e comunità cristiana dobbiamo rimanere al richiamo etico che fa parte della nostra missione e fare appello alla coscienza di tutti perché anche questo dovere possa essere assolto da tutti per la propria giusta parte. Se questo dovere fosse assolto, le cose sarebbero risolte». Una predica, che priva di ogni autocritica, è suonata come una beffa. Con l’effetto di far lievitare l’indignazione dei cittadini per i privilegi ecclesiastici. Chissà, allora, se lo sdegno della società civile, a cui stanno dando voce nel Palazzo i radicali e qualche altro esponente del Pd, non porti alla eliminazione di scudi concordatari per la Chiesa cattolica, che dovrà così rassegnarsi finalmente a ricevere i finanziamenti direttamente dai suoi fedeli. È quanto avviene normalmente negli Stati Uniti. È quanto dovrebbe accadere in ogni democrazia liberale. L’abolizione del Concordato fascista, che Mussolini volle nel 1929 e che Craxi ha rinnovato nel 1984, farebbe dell’Italia una democrazia laica compiuta e servirebbe a ridimensionare il potere clericale. La Chiesa Padrona, come titola il bel libro del 2006 di Roberto Beretta (già giornalista dell’Avvenire) che della sua chiesa scriveva: «tornata protagonista riverita e rispettata, anzi persino lusingata e blandita, ascoltata e temuta […] in quanto utile all'uno o all'altro degli schieramenti […] sembra aver deciso di sfruttare tale temporanea posizione di privilegio facendo finta di crederci e cercando di ricavarne i maggiori vantaggi, per sé e per i valori che promuove. Così, dopo decenni di contestazioni, sbandamenti, depressione, autolesionismo e crisi, le sue file gerarchiche vengono sempre più abitate da un risorgente clericalismo di ritorno; molti ecclesiastici paiono volersi illudere che siano tornati i “bei tempi” in cui il parroco era il centro del paese e il vescovo un'indiscussa autorità civile». Allora, per fermare questa chiesa padrona, è impellente e necessario andare oltre il Concordato.Con buona pace per tutti i clericali, e (forse) proprio in nome di quella carità cristiana, che s. Paolo nella I Lettera ai Corinzi, definiva “benevola” “rispettosa” “disinteressata”.

Fonte: MICROMEGA; articolo di maria Mantello del 23 agosto 2011.

sabato 16 luglio 2011

Quote rosa: il Tar del Lazio annulla la Conferenza episcopale italiana (di Luigi Tosti)






ROMA - Il Tar del Lazio ha annullato venerdì 15 luglio l’attuale Conferenza Episcopale Italiana per mancato rispetto delle «quote rosa». Lo hanno deciso i giudici della seconda sezione, presieduti da Luigi Tosti, i quali hanno accolto i ricorsi proposti dall’UDC, dalla Lega Nord e dal PDL. Papa Benedetto XVI ha reagito riequilibrando, nel giro di poche ore, la presenza femminile nella Conferenza Episcopale Italiana e in tutte le altre Conferenze estere. «La sentenza del Tar non è giusta ma ne prendo atto e non ci opporremo: la Chiesa ha sempre attribuito alle donne pari diritti e pari opportunità, soprattutto nella partecipazione e nella gestione del potere», ha commentato Papa Benedetto XVI presentando la lista delle 326 donne che, da domani, faranno parte della nuova Conferenza Episcopale: tra di esse spiccano nomi di prestigio come quello dell’astrofisica Margherita Hack. Dure le critiche del PD e dell’Italia di Valori: Bersani e Di Pietro hanno definito la sentenza del TAR “grottesca e insolente”: “L’Italia -hanno soggiunto- dovrebbe imitare la Chiesa ed attribuire alle donne italiane gli stessi diritti politici e le stesse opportunità che essa ha riservato e riserva, da millenni, alle fedeli cattoliche”. Sconcerto è stato espresso dal Presidente Napolitano, che ha manifestato solidarietà al Pontefice per l’iniqua sentenza.
L’UDC, la Lega Nord e il PDL hanno respinto le critiche ai mittenti, preannunciando un ulteriore ricorso al TAR del Lazio per l’annullamento dell’elezione di Joseph Alois Ratzinger a Papa: anche il Conclave del 2005, infatti, non avrebbe rispettato le “quote rosa”.










Postato da: Agenzia di stampaFANTACRONACAVERA.

sabato 28 maggio 2011

CONFERENZA AUDIZIONE DI LUIGI TOSTI AL PARLAMENTO EUROPEO







Il prossimo 15 giugno 2011, alle ore 12.30-14.00, sarò ascoltato nella sede del Parlamento europeo, a Bruxelles, in merito alla vicenda che ha determinato la mia rimozione della magistratura, e cioè perché mi sono rifiutato di tenere le udienze in un’aula-ghetto che era stata appositamente allestita per me senza crocifisso, nella quale mi si faceva divieto assoluto di esporre la menorà ebraica.
L’invito a partecipare a questa audizione/conferenza dinanzi al Parlamento europeo è partito dall’intergruppo europarlamentare per la laicità in politica (European Parliament Platform for Secularism in Europe, acronimo: EPPSP; sito WEB: http://politicsreligion.eu/), presieduto dall’europarlamentare Sophie in 't Veld. L'avv. Carla Corsetti, presidente di Democrazia Atea, che mi ha assistito nel giudizio dinanzi alle Sezioni Unite della Cassazione, ha assicurato la sua presenza nell'aula parlamentare.
Nel corso della conferenza avrò modo di illustrare le “granitiche” motivazioni che hanno indotto la Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, presieduta dal giurista Avvocato Nicola Mancino, e, poi, i Supremi giudici delle Supreme Sezioni Unite civile della Suprema Corte di Cassazione a decretare il mio “licenziamento” dall’ordine giudiziario.
Mi soffermerò, in particolare, sul “granitico” postulato giuridico secondo cui imporre ad un pubblico dipendente il crocifisso cattolico e vietargli di esporre la menorà ebraica non è un atto discriminatorio.
Illustrerò ai presenti che, come scritto nelle due sentenze pronunciate in nome del Popolo italiano dal fior fiore della Magistratura nostrana, il crocifisso della S.R.C. (Superiore Razza Cattolica) può essere esposto con una semplice circolare ministeriale -peraltro fascista- mentre per poter esporre la menorà dell’I.R.E. (Infima religione Ebraica) occorrerebbe addirittura una “legge” del Parlamento italiano che, purtroppo, non esiste e che, peraltro, non potrebbe essere emanata perché incostituzionale. Come hanno argutamente motivato i Supremi Giudici italiani, infatti, mentre il crocifisso può essere esposto nelle aule di giustizia perché non lede il diritto di libertà religiosa degli atei e dei non credenti (si tratta pur sempre del simbolo della Superiore Razza Cattolica, che TUTTI, credenti e non, debbono accettare perché portatore di valori universali di civiltà, quali crociate, roghi, genocidi, inquisizione etc.), la menorà dell’infima religione ebraica non può essere esposta nelle stesse aule giudiziarie perché, al contrario, lederebbe il diritto negativo di libertà religiosa degli atei e dei non credenti e perché, poi, innescherebbe “conflitti” con “identità religiose incompatibili”.
E in effetti, è più che ragionevole affermare -come hanno affermato i Supremi Giudici italiani- che il crocifisso della Superiore Razza Cattolica può essere tranquillamente esposto nelle aule di giustizia perché non genera “conflitti” con le identità religiose degli ebrei, degli islamici, dei buddisti etc. etc., trattandosi di un simbolo “passivo”,“inoffensivo” e “inerte”, mentre la menorà degli “sporchi” ebrei, invece, crea “conflitti” con i cristiani, con gli islamici e via dicendo perché simbolo di razza religiosa inferiore.
Avrò anche modo di illustrare l’altro granitico postulato su cui CSM e Cassazione hanno fondato la mia condanna alla rimozione, e cioè che l’essere confinati a tenere le udienze in un’aula speciale del tribunale di Camerino, col divieto di utilizzare tutte le altre aule del tribunale di Camerino e tutte le altre aule di tutti gli altri uffici giudiziari italiani, non costituiva affatto una forma di “ghettizzazione”, dal momento che il Presidente del tribunale dr. Aldo Alocchi aveva avuto l’accortezza, volpina, di disporre che anche i miei colleghi, se lo avessero voluto, avrebbero potuto utilizzare l’aula speciale nella quale venivo confinato.
Credo che anche questo secondo postulato riscuoterà ampi consensi, e magari applausi scroscianti da parte del consesso europarlamentare. Da parte mia proporrò che questo postulato giuridico -anche in considerazione dell’altissimo spessore degli organi giurisdizionali che l’hanno partorito- venga recepito dal Consiglio d’Europa in una prossima direttiva in materia di lotta alla discriminazione.
Sarebbe invero auspicabile che l’Europa stabilisca che gli Stati membri dell’Unione possono legittimamente obbligare gli ebrei, i rom e i negri a fissare la loro dimora e/o la loro residenza solo ed esclusivamente in ambiti ristretti e limitati del territorio nazionale, purché abbiano l’accortezza “alocchiana” (dal nome dell’inventore dr. Aldo Alocchi, presidente del Tribunale di Camerino) di attribuire anche alle persone di Superiore Razza Ariana -se lo vogliono- di fissare la dimora o la residenza in questi ghetti.
D’altro canto, è bene ricordare che è stata la Chiesa Cattolica che, prima nella storia dell’intera umanità, ha imposto, con la bolla di papa Paolo IV "CUM NIMIS ABSURDUM" del 17 luglio 1555, che gli ebrei, in quanto deicidi e schiavi per natura, venissero confinati in una zona malarica di Roma di appena 500 metri di circonferenza: zona che sarà poi universalmente chiamata “ghetto” ad imitazione del nome veneziano della Fonderia (= ghetto), sul cui dismesso suolo vennero successivamente confinati anche gli ebrei di Venezia. Sarebbe dunque opportuno che l’Europa, le cui “sane” radici rivendicate dal Papa e dal Governo italiano sono “cristiane” per eccellenza, prosegua in questo cammino di civiltà, ripristinando i ghetti con l’ausilio dei preziosi suggerimenti giuridici elargiti dalla Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, presieduto dal giurista Avv. Nicola Mancino, e dalle Supreme sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione civile vaticaliana.
Luigi Tosti, 28 maggio 2011.

sabato 7 maggio 2011

Grande successo per la prima serata di “In un mondo senza Dio”



Grande successo per la prima serata di “In un mondo senza Dio”.
Circa cinquecento persone hanno assistito alla prima serata del convegno internazionale “In un mondo senza Dio”, organizzato a Genova dall’UAAR e dalla Federazione Umanista Europea. Nel corso dell’evento si è discusso di “basi morali senza Dio” con Giulio Giorello e Telmo Pievani.

lunedì 2 maggio 2011

domenica 20 marzo 2011

CHI VINCE, CHI PERDE (di Luigi Tosti)

Pubblico con piacere il primo commento alla sentenza della Grande Camera della CEDU dell'Avv. Carla Corsetti, Segretario nazionale di Democrazia Atea. Si tratta di un commento che non si addentra nell'analisi critico-giuridica della sentenza -che sarà fatta in seguito (anche da me)- ma pone in evidenza una delle più grottesche falsità che supportano la decisione della Grande Camera: e cioè che "il crocifisso non è un simbolo che esclude ma, al contrario, è un simbolo che include ed accoglie tutti coloro che la pensano in modo diverso". Si tratta, tanto per usare la famosa battuta di Paolo Villagio nel film La corazzata Potemkin, della più grande cagata che si possa affermare. E la riprova è nel fatto che il criminale regime razzistico di questa pseudo Repubblica, da un lato impone ai giudici di amministrare la giustizia sotto i crocifissi ma, dall'altro, vieta agli stessi di affiancare al crocifisso la menorà ebraica perché -si badi bene- questo simbolo offende la sensibilità dei cattolici, sicchè ritiene che sia "legittimo e conforme a diritto" che i giudici ebrei, che non accettano a buon diritto tale imposizione, debbano essere deportati e confinati in aule-ghetto sino al loro pensionamento: Ed hanno anche la sfrontata impudenza di affermare che il loro simbolo sia tollerante: ciò che colpisce in siffatte affermazioni -che risultano addirittura "scolpite" in sentenze emesse da giudici della Sezione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura e da giudici delle Sezioni Unite della Cassazione civile- è la sconfinata impudenza e sfrontatezza: non si vergognano neppure di scrivere siffatte bestiali falsità.
Questo è il testo del comunicato dell'Avv. Corsetti Carla:
"Le battaglie culturali non hanno né vincitori né vinti, le battaglie di civiltà le vincono tutti o le perdono tutti.La differenza si misura tra chi ne è consapevole e chi non lo è. E noi siamo tra coloro che comprendono il valore universale di certe conquiste. La Corte Europea ci ha detto che il crocifisso è un simbolo passivo, inteso come inerte, e ci ha detto che addobbarlo nelle scuole pubbliche non costituisce violazione di diritti umani. Questa interpretazione, che non condividiamo, non ci fermerà.Non ci sentiamo culturalmente sconfitti e, a ben vedere, i veri sconfitti sono proprio i cattolici.Dopo questa sentenza nessun cattolico potrà più serenamente affermare che il crocifisso è un simbolo che “unisce”, né che è pacificamente condiviso.Dopo questa sentenza il crocifisso è confinato tra coloro che vogliono imporlo con prevaricazione e coloro che non vogliono subirlo.Ormai il crocifisso è inequivocabilmente, definitivamente e irreversibilmente il simbolo della prepotenza di un gruppo religioso a scapito di chi non aderisce a quella religione.I cattolici non sono stati in grado di difenderlo come è giusto fare con le cose più care e preziose, che si custodiscono nella riservatezza e nel privato. Pur di imporlo hanno accettato di privarlo della valenza religiosa e lo hanno presentato come simbolo culturale, hanno accettato di secolarizzarlo, non si sono sconvolti quando qualcuno ne ha giustificato l’ostensione sostenendo che poteva essere incluso tra gli arredi scolastici, come le sedie e i cestini dell’immondizia. Sono stati i primi a dissacrarlo.E noi accetteremo la sfida culturale e giudiziaria e continueremo a ricordarlo come un simbolo di morte, come un simbolo che ha accompagnato genocidi e guerre, stragi e stupri, sporchi affari e pedofilia.Non ci appartiene, nemmeno culturalmente, e da oggi abbiamo un motivo in più per toglierlo dalla vista dei nostri figli.

venerdì 18 marzo 2011

FORTISSIME PRESSIONI SUI GIUDICI DELLA GRANDE CAMERA CHE DOVRANNO DECIDERE IL CASO LAUTSI SOILE (di Luigi Tosti).



Ho ricevuto stamane una e.mail nella quale il mittente -di cui ovviamente non fornisco le generalità- ha affermato che da indiscrezioni trapelate da ambienti della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sembrerebbe che il ricorso del Governo italiano sia stato accolto o che sussistano forti probabilità che lo sia. La fonte asserisce, testualmente, che “le pressioni ricevute nel caso Lautsi Soile sono state fortissime, come mai accaduto prima nella storia della CEDU”.
Ritengo che queste “indiscrezioni”, se si riveleranno fondate, siano di una gravità inaudita: e questo per due motivi. Il primo motivo, il più importante, è che non si può non considerare un atto di criminale e di tipica mafiosità italiana condizionare o tentare di condizionare i Giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con “pressioni” volte ad alterare la serena ed equa decisione della questione relativa ai crocifissi nelle scuole. Coloro che hanno fatto queste “pressioni” debbono vergognarsi e debbono essere smascherati, se realmente i fatti rispondono a verità.
Il secondo motivo, anch’esso sconcertante se risultasse vero, è che dall’ambiente della Corte Europea è trapelata un’indiscrezione su una decisione che è stata tenuta segreta a TUTTI e che sarà ufficializzata solo oggi, venerdì 18 marzo 2011, alle ore 15: il che porrebbe inquietanti interrogativi sulle ragioni di tale fuga di notizie.
Spero che queste notizie siano infondate e, comunque, seguito a manifestare la mia più totale fiducia nell’indipendenza e nell’onestà dei Giudici della Corte europea che, spero, non avallerano la tesi che i loro colleghi di prima istanza siano -come gentilmente affermato da Vittorio Feltri- dei benemeriti “ubriaconi”.
Luigi Tosti

lunedì 14 marzo 2011

LA RIMOZIONE E' GIUSTA: LE SEZIONI UNITE DELLA CASSAZIONE RESPINGONO IL RICORSO DI LUIGI TOSTI

Ho or ora appreso dalla stampa la notizia della reiezione del mio ricorso per cassazione, che ho pubblicato su questo sito. Il mio avvocato ha chiesto il rilascio di copia della sentenza e gli è stato risposto che prima di tre giorni non sarà possiible (nel frattempo la stampa ne è già in possesso....). Mi limito dunque a riportare quello che pubblica il Corriere della Sera.
Cassazione/ In pubblici uffici crocifisso unico simbolo ammesso
Confermata rimozione giudice che rifiutò tenere udienza in aula
Roma, 14 mar. (TMNews) - Nei pubblici uffici italiani, tra i quali rientrano anche le aule di giustizia, si può esporre solo il simbolo del crocefisso e per esporvi simboli religiosi diversi "è necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste". Ovvero manca una legge apposita in materia. Le sezioni unite civili della Corte di cassazione hanno confermato la rimozione dall'ordine giudiziario di Luigi Tosti, il giudice di pace del tribunale di Camerino, sanzionato dal Csm con la perdita del posto per essersi rifiutato di tenere udienza a causa della presenza del Crocefisso nelle aule di giustizia italiane. Secondo la Suprema Corte - sentenza 5924 di oggi - è corretto il 'verdetto' disciplinare emesso dal Consiglio superiore della magistratura il 25 maggio 2010 che ha pronunciato la destituzione del giudice onorario.Nulla da fare, riporta il sito Cassazione.net, neppure sull'altra richiesta di Tosti. Infatti il simbolo ebraico accanto al Crocefisso non potrà essere esposto. Sul punto i giudici con l' Ermellino hanno motivato che "è vero che sul piano teorico il principio di laicità è compatibile sia con un modello di equiparazione verso l'alto che consenta ad ogni soggetto di vedere rappresentati nei luoghi pubblici i simboli della propria religione, sia con un modello di equiparazione verso il basso". "Tale scelta legislativa, però, presuppone - spiega ancora Piazza Cavour - che siano valutati una pluralità di profili, primi tra tutti la praticabilità concreta ed il bilanciamento tra l'esercizio della libertà religiosa da parte degli utenti di un luogo pubblico con l'analogo esercizio della libertà religiosa negativa da parte dell'ateo o del non credente, nonchè il bilanciamento tra garanzia del pluralismo e possibili conflitti tra una pluralità di identità religiose tra loro incompatibili".Fra l'altro, l'esposizione del Crocefisso nei Palazzi di giustizia, e negli uffici pubblici, può non essere avvertito come un pericolo per la libertà religiosa di chi non è cristiano. "La presenza di un Crocefisso - scrive il Collegio esteso - può non costituire necessariamente minaccia ai propri diritti di libertà religiosa per tutti quelli che frequentano un'aula di giustizia per i più svariati motivi e non solo necessariamente per essere tali utenti dei cristiani, con la conseguenza" che il giudice Tosti non poteva "rifiutare la propria prestazione professionale solo perchè in altre aule di giustizia (rispetto a quella in cui egli operava, ndr.) era presente il Crocefisso".

venerdì 11 marzo 2011

COME FARE A MENO DI DIO E VIVERE LIBERI



Come fare a meno di Dio e vivere liberi
Riccardo Zanello

Prezzo online:€ 14,50
Editore
Coniglio Editore
Collana
Fuori dal tempio
Data uscita
10/03/2011
Pagine
200


Dio non c’è... o almeno non ve non ve ne sono le prove. 29 interviste approfondite di atei, agnostici e non credenti italiani. Uno spaccato della minoranza più consistente in materia religiosa del nostro Paese, eppure la più ignorata e la più contrastata. Questo libro vuole dare la parola a un “campione” di atei e non credenti, famosi o anonimi, di categoria e provenienza. Vuole evidenziare che gli atei non sono i mangiapreti dalla vita dissoluta e senza princìpi che spesso si vuole far credere: dal magistrato Luigi Tosti, al vignettista Sergio Staino, all’attore Tullio Solenghi, politici, studiosi, studenti, creativi e operai, testimoniano che non hanno la presunzione della verità assoluta, che sono informati e documentati proprio sulla storia delle religioni e che sono anche pieni di dubbi, dubbi costruttivi, che aprono la mente, e che hanno una sola, grande certezza in cui credere: la libertà di pensiero.
Parole chiave laFeltrinelli
agnosticismo e ateismo,ateismo,religione: argomenti d'interesse generale

mercoledì 9 marzo 2011

EGITTO: SCONTRI A SANGUE TRA CRISTIANI E MUSULMANI (di Luigi Tosti)



Ieri, 8 marzo 2011, si è giocata al Cairo, quartiere di Moqattam, lo scontro di andata tra cristiano-copti e musulmani, che questi ultimi asseriscono di aver vinto col risultato di 8 “copti” ammazzati contro soli 5 musulmani accoppati. L’esito del massacro è stato tuttavia contestato dai cristiani-copti, che affermano di essersi aggiudicati l’incontro col risultato di 9 musulmani ammazzati contro soli 5 copti accoptati, pardòn accoppati. Per questo hanno preannunciato un ricorso alla FIFA (Fédération Internationale de Fanatics Association).
Domani si terrà comunque la partita di ritorno tra i due gruppi religiosi. Per garantire il corretto svoglimento del massacro e per preservarne l’esito da possibili alterazioni e frodi, le Società sportive delle due squadre contendenti (Allah Sporting s.p.a, e Jusus Christus Club s.p.a.) si sono accordate per affidare la direzione dello scontro ad una terna arbitrale di rabbini israeliani.

Fonte: Fanta (ma non tanto) cronaca vera.

domenica 6 marzo 2011

RIFLESSIONI SU MINARETI, CROCI E ZUCCHE VUOTE (di Claudio Giusti)

Ogni tanto, navigando in Internet, capita di incappare in persone che affrontano l'argomento scottante del crocifisso negli uffici pubblici con onestà, coraggio e professionalità. Si tratta di evento sempre più raro, perché la maggior parte delle persone che si cimentano su questo tema preferiscono parteggiare per la Chiesa per codardia, per indifferenza e per opportunismo. E' con piacere, pertanto, che riporto, qui di seguito, quanto sagacissimamente scritto da Claudio Giusto sul sito http://www.osservatoriosullalegalita.org/ Null'altro mi sento di aggiungere o commentare.
“Io credo nell'intelligenza dell'universo, con l'eccezione di qualche cantone svizzero” Woody Allen
In Svizzera hanno fatto un referendum per vietare i minareti. Visto l’inaspettato successo ne organizzeranno presto un altro per vietare anche negri e italiani. Questi ultimi, pur essendo le vittime preferite del razzismo elvetico, ‘sto referendum l’hanno apprezzato moltissimo e quelli che si credono celti solo perché vanno in giro colle corna ne auspicano uno in Italia.
Costoro, nonostante la mania delle liturgie neo-pagane, vogliono inserire nel tricolore la croce o il crocefisso, che per loro sono la stessa cosa, ma non sappiamo se sarà una croce celtica e se l’apposizione avverrà prima o dopo l’avere esposto il vessillo nel cesso. In ogni caso quanto avvenuto in Svizzera dimostra, come se non bastasse quello che fanno gli israeliani ai palestinesi, che democrazia non significa necessariamente rispetto dei diritti umani. Di questo “legalismo da camere a gas” (1) farà giustizia la Corte Europea dei Diritti Umani, le cui sentenze “sono di straordinaria importanza, [anche se] pochi le conoscono” (2)
II “We few, we happy few, we band of brothers”
Ora fra questi pochi ci sono anche gli abitanti della penisola. Una recente, impeccabile, sentenza della Corte Europea ha avuto il merito di evidenziare in tutto il suo abbacinante fulgore la spaventosa ignoranza, ai limiti dell’ analfabetismo, dei nostri politicanti: nessuno dei quali ha avuto l’accortezza di leggerla prima di giudicarla. Costoro (senza considerare alcuni commenti di una volgarità rivoltante) hanno mescolato il Consiglio d’Europa con l’Unione Europea, la Corte Europea dei Diritti Umani con la Corte di Giustizia dell’UE, la croce con il crocefisso e il rispetto dei diritti umani con il lardo di colonnata: e hanno avuto il coraggio di dire e scrivere cose come questa: ''Se in Europa esiste la Corte di Giustizia, mantenere in piedi la Corte europea dei diritti non costituisce, soprattutto dopo Lisbona, un doppione inutile? Dopo la sentenza di ieri verrebbe da dire: inutile e dannosa''.
III I fatti e la sentenza.
Una signora finlandese, sposata a un italiano, con figli italiani ed essa stessa cittadina italiana, si è messa in testa di educare i suoi ragazzi all’ateismo. La sua pretesa, per quanto “disdicevole”, non è un reato, ma si scontra con l’abitudine di impiantare in ogni luogo scolastico pubblico, e quindi pagato anche dalle tasse degli atei, il simbolo della religione ritenuta dominante in questo paese. La signora protesta perché, secondo lei, la presenza del simbolo religioso può indurre i suoi figlioli a ritenere che quanto viene loro insegnato a casa non sia poi così vero e ne chiede la rimozione. Le autorità scolastiche se ne guardano bene e la signora si rivolge a numerosi tribunali della Repubblica. Tribunali che si esibiscono in una serie di sentenze una più surreale dell’altra.
A questo punto la testarda signora continua la sua lotta fuori dai confini nazionali e ottiene udienza presso la Corte Europea dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa: organismo questo, non poi così finto, di cui fanno parte tutti i paesi del continente europeo (manca solo il Belarus) e da non confondere con l’Unione Europea che conta 27 membri su 47. La Corte ascolta sia lei che il governo italiano e sentenzia, nel rispetto delle sue precedenti decisioni, quello che sa ogni persona onesta: cioè che l’esposizione di simboli religiosi nei luoghi pubblici è una chiara violazione della civile convivenza e delle norme internazionali.
IV Ipocrisia
La sentenza della Corte Europea ha mostrato quanto sia grande l’ipocrisia degli italiani quando si devono applicare quei diritti umani con cui tanto amano riempirsi la bocca. Gli italiani sono soliti pretendere il rispetto di questi diritti in ogni angolo di mondo, ma, nell’Affaire Lautsi c. Italie, ne hanno mostrato il più assoluto disprezzo e proprio quando questi devono essere applicati vicino a casa. Sembra che questi diritti pesino solo in luoghi esotici, mentre è proprio vicino a casa dove essi nascono. Questo rispetto elementare dei diritti di tutti non entra in testa ai sedicenti difensori della civiltà occidentale, che vanno affermando essere il crocefisso simbolo universale, anche se ci sono luoghi in Europa dove vi sparano addosso se vi presentate con un crocefisso.
Gli italiani non concepiscono l’elementare principio dell’esistenza di “zone neutre” dove non siamo altro che esseri umani, perché se, entrando in un posto qualsiasi, vi trovo un sorridente Buddha penso di essere in un ristorante cinese e non all’Inps. Se invece vedo un grande crocefisso ligneo è più probabile che io sia in tribunale che non in un convento, ma, al contrario del ristorante cinese, non vado in tribunale per il mio personale piacere.
Eppure, più di mezzo secolo fa, la Signora Eleanor Roosevelt era stata chiara: “Dove nascono, in fin dei conti, i diritti umani universali? In posti piccoli, vicino casa. In posti così piccoli e vicini che non possono essere visti in nessuna mappa. Eppure questi luoghi sono il mondo dell’individuo: il quartiere in cui vive, la scuola o l’università che frequenta, la fabbrica o l’ufficio in cui lavora. Questi sono i posti in cui ogni uomo, donna o bambino cerca la parità senza discriminazioni nella giustizia, nelle opportunità e nella dignità. Se questi diritti non hanno significato là, significano poco ovunque e se non sono applicati vicino casa non lo saranno nemmeno nel resto del mondo.”
V La sentenza Lautsi ha gettato la chiesa cattolica nel panico.
Qualche alto prelato, invece di pensare ai guai suoi, ha fatto la “sparata” dell’Europa che ci lascerebbe solo la zucca di Halloween e persino un settimanale solitamente sobrio come Famiglia Cristiana ci ha rovesciato addosso una quantità di fesserie da fare impallidire quelle leghiste. Hanno avuto l’impudenza di dire che, se non è giusto imporre il loro simbolo religioso in alcuni luoghi, allora coerenza impone di demolire ogni croce e radere al suolo ogni chiesa. Affermazioni che fanno dubitare (queste sì) del tasso alcolico di chi le scrive.
Ovviamente c’è sotto ben altro che qualche crocefisso attaccato al muro. In prospettiva ci sono altre cause e sentenze: sull’otto per mille obbligatorio, l’ICI non pagata, l’ora di religione senza alternative, eccetera. Insomma la chiesa cattolica teme di perdere la sua ferrea presa sulle finanze del cittadino italiano. Quella sulle coscienze l’ha persa molto tempo fa.
Il resto sono solo zucche vuote.
Note1 Italo Mereu, “La morte come pena”, Roma, Donzelli, 1982- 2000, p 197 2 Antonio Cassese “I diritti umani oggi”. Laterza, 2005, p 134
* membro del Comitato scientifico dell'Osservatorio

sabato 5 marzo 2011

PARTECIPA ANCHE TU AL CONCORSO INDETTO DA DIO (di Luigi Tosti)



Il Buon Dio ( di cui alleghiamo una recente foto in versione Santissima Trinità) è ultimamente preoccupato per il calo delle offerte dell'8 per mille da parte del gregge dei catto-italioti. Ha pensato dunque bene di indire un astuto concorso per incentivare le "scelte" dei contribuenti, stuzzicando l'appetito dei giovani (oramai tutti disoccupati) col miraggio di lauti guadagni: chi riuscirà a procacciare più firme sui CUD degli italioti potrà beneficiare di favolosi "bonus" e viaggiare a Madrid per la giornata mondiale della gioventù (la "meglio", quella cattolica). Questo il link:
http://www.ifeelcud.it/

Cosa hanno in comune giovani, anziani, l'8xmille e Madrid? È ifeelCUD.it, il concorso al quale possono partecipare i ragazzi e le ragazze delle parrocchie di tutta Italia.Ora anche i giovani possono fare tanto per sostenere l'8xmille, aiutando gli anziani a compilare e consegnare la scheda allegata ai loro modelli CUD, per esempio. Così i fondi dell'8xmille arriveranno ai tanti progetti che la Chiesa cattolica porta avanti in tutto il mondo, donando a chi ha più bisogno la speranza di una vita migliore.Partecipa con la tua squadra, scopriti regista con i Video Bonus, e prepara le valigie! Raccogliendo il maggior numero di schede allegate al modello CUD, e girando i video, potrai partecipare insieme ai tuoi amici alla Giornata Mondiale della Gioventù 2011 a Madrid.Con l'8xmille abbiamo fatto tanto, per molti. Fai anche tu la tua parte.Per maggiori informazioni sul concorso e su come destinare l'8xmille alla Chiesa cattolica con il modello CUD telefona al numero verde 800.348.348.

venerdì 18 febbraio 2011

LA CASSAZIONE RESPINGE IL RICORSO DI LUIGI TOSTI: ECCO LA MOTIVAZIONE.



Pubblico, qui di seguito, le “motivazioni” per le quali -secondo i cattolici, e più precisamente secondo il Venerabile Beda dell’Angolo di cielo (http://angolodicielo.altervista.org/phpbb/viewtopic.php?f=90&t=3409) - il mio ricorso contro la sentenza di rimozione dalla magistratura, pronunciata dal CSM presieduto dall’illustre giurista Avv. Nicola Mancino, deve essere respinto. Lascio ai lettori i loro personali commenti. Per quanto mi riguarda mi piace ribadire quello che ho scritto nel mio ricorso, e cioè che la Procura Generale della Cassazione e il Consiglio Superiore della Magistratura si sono fatti “paladini” -con le loro condotte- di Ministri “razzisti” e di cattolici intolleranti ed altrettanto razzisti del calibro di colui che si firma sotto lo pseudonimo di Venerabile Beda, vantandosi di essere “sfacciatamente di parte”. Il bello è che questi Ministri e questi individui non si vergognano neppure.
Comunque, se questo è lo “spessore” delle “motivazioni” per le quali dovrei essere rimosso dalla Magistratura, attendiamo con serenità le “motivazioni” reali delle Sezioni Unite della Cassazione, per vedere se anche codesti Signori spalleggiaranno i criminali razzisti autori delle discriminazioni religiose ai miei danni.
Queste le testuali parole del “Venerabile Beda”:

“Il giudice Luigi Tosti, è stato destituito dall'ordine giudiziario per omissione di atti di ufficio, essendosi ingiustamente rifiutato di tenere udienza, a causa della (positiva) presenza del crocifisso nell'aula. Come se la presenza del crocifisso, lo obbligasse a credere per forza. O peggio, come se l'aula giudiziaria o il mondo fosse suo. Si adegui! Il magistrato, era già stato giustamente sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Ci spiace se è un padre di famiglia. Ma ha commesso un reato: omissione di atti di ufficio. In realtà, (in modo molto discutibile), al citato magistrato, era stata messa a disposizione un'aula senza crocifisso. Ma non ha accettato. Evidente che non era una presunta quanto fantomatica violazione della sua libertà di individuo, ma un pretesto finalizzato a togliere i crocifissi da tutte le aule giudiziarie, come se lui fosse il padrone. Solo che lui non è il Padrone. Il Padrone è un altro. Il Padrone è Dio. E il Figlio del Padrone, è Gesù Cristo, a cui lui, prima o poi, volente o nolente, si dovrà sottomettere. Farebbe molto bene al pensare al "dopo", anzichè porre in essere omissioni di atti d'ufficio. Invece, annuncia ricorso. Per come vanno le cose, è possibile che il ricorso venga accolto. Speriamo di no. A quanto pare, le persone di buon senso ci sono ancora, come quanti hanno preso questa saggia e giusta decisione di sospendere il Tosti. Vedremo gli sviluppi. Finora, giustizia è stata fatta.
_________________Il Venerabile Beda
Noi, siamo sfacciatamente di parte, e ce ne vantiamo!

martedì 15 febbraio 2011

"Liscio e busso" di Carlo Flamigni al Rettore di Bologna ed al cardinal Ravasi

Diffondo, con estremo piacere, la stupenda lettera che Carlo Flamigni ha indirizzato al Rettore di Bologna, alla quale -presumo- seguirà il totale silenzio: il silenzio di chi, non sapendo "che cavolo" rispondere (Cettola-qualunque direbbe "che cazzo", ma io mi astengo da scriverlo), preferisce trincerarsi dietro il silenzio.
“Cortile dei gentili”: lettera di Carlo Flamigni al rettore di Bologna
Caro RettoreSe ricordo bene, in passato abbiamo avuto quasi sempre la stessa opinione sui tanti problemi relativi alla politica e all’Università dei quali abbiamo discusso, anche se, lo ammetto, non abbiamo mai affrontato l’argomento “religione”. Oggi, però, leggo su Repubblica che hai concluso il tuo intervento alla riunione della “Corte dei Gentili”, annunciato come un inizio di dialogo tra credenti e non credenti, dicendo che “ mai come adesso c’è stato bisogno di credenti e di atei credibili” e non mi trovo per niente d’accordo. Anzi, mi viene spontaneo rovesciare la frase, senza guastare il simpatico gioco di parole, e affermare che sentiamo tutti un forte bisogno di credenti credibili e di atei (non credenti, agnostici razionalisti, agnostici tout court, e così via).Che la Chiesa cattolica sia assai lontana dai credenti e altrettanto meno credibile di un tempo (e di uno standard di credibilità accettabile) lo dicono i fatti: sul mio tavolo ci sono libri, che vantano autori prestigiosi, dedicati alla pedofilia, al commercio illecito di immobili, alla mancata condanna dei bordelli privati, e tutti chiamano in causa la stessa religione. Non mi dilungherò su questi temi: mi voglio invece dedicare al convegno che si è appena svolto alla “Corte dei Gentili” incontro che, se non sbaglio, tu hai molto appoggiato.Mi dicono i rappresentanti dell’’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) di aver atteso a lungo dal Cardinale Ravasi un invito all’incontro, che essi avevano ingenuamente immaginato come un primo esempio di “isola per stranieri morali”; in realtà l’invito non è mai giunto in quanto in Cardinale ha definito l’associazione “folkloristica” e “pittoresca”, aggiungendo altri epiteti assai poco gentili. Poiché sono presidente onorario di questa associazione (insieme a Laura Balbo, a Margherita Hack e ad altre brave persone) mi permetto di esporti il mio personale punto di vista. Si tratta certamente di una frase infelice e scortese, oltretutto inutilmente scortese visto che il diniego avrebbe potuto essere altrimenti motivato.E’ anche un insulto un po’ buffo, una sorta di autorete: se ci ragioni su per un attimo, arriverai certamente alle mie stesse conclusioni. Sono generalmente sospettoso nei confronti delle persone scortesi, in genere celano difetti ben più gravi: in questo caso, non conoscendo il prefato Cardinale, debbo concedergli il beneficio del dubbio, potrebbe essere stato interpretato male o potrebbe avere scelto una parola sbagliata nella confusione dell’incontro con i giornalisti, chissà. Resta il fatto, e qui non si tratta più di inezie, che la scelta che ha fatto per coinvolgere il mondo non credente è stata, a dir poco, disastrosa: nessuno di noi si è sentito minimamente rappresentato, nessuno di noi apprezza le categorie degli atei devoti, umili, ossequiosi, rispettosi, che hanno venduto l’anima a un Dio in cui non credono, e sai bene che vendere una cosa che non hai a una persona che non c’è configura una serie di reati, incluso, alla fine, l’incauto acquisto. Se posso concludere, mi sembra che il Cardinale Ravasi abbia fallito il suo scopo (sempre che il suo scopo sia veramente quello di iniziare un dialogo tra credenti e non credenti) prima ancora di cominciare, e questo è molto più grave e importante di un gesto scortese.Ora mi suggeriscono di organizzare un incontro simile, considerato però dalla parte dei non credenti. Il mio parere è di farlo in un’altra città, Bologna non mi sembra più la città laica che ho conosciuto da giovane; mi dicono però che qui sarebbe forse possibile avere l’appoggio dell’Università e del suo Rettore, considerato da tutti un “cattolico laico”. Naturalmente inviterò solo, tra i credenti, quanti siano disponibili a dichiarare l’intrinseca e indiscussa superiorità del pensiero ateo su tutte le religioni, qualsiasi setta le rappresenti. Chi la pensa diversamente, no, sempre per ragioni di folklore. Verrai?
Con affetto, Carlo Flamigni(pubblicata sull’edizione odierna dell’inserto bolognese di “Repubblica”)

lunedì 7 febbraio 2011

Ennio Montesi:«Italia colonia dello Stato vaticano»




Ennio Montesi, scrittore ed esperto di marketing e di comunicazione è da tempo al centro di polemiche per il suo ateismo. Da pochi giorni è in libreria per Mursia la sua ultima fatica, Racconti per non impazzire. La Lega Nord marchigiana, ha organizzato ieri pomeriggio una manifestazione contro i suoi scritti. Non si riconosce nell’accostamento fra cultura e religione e lo dice in maniera provocatoria.«Quando si usa il termine cultura lo si accosta spesso alla religione. La religione non ha nulla a che vedere con la cultura ne è l’antitesi. Religione è sinonimo di ignoranza, di profonda difficoltà dell’uomo ad evolversi culturalmente e socialmente. Provoca enormi problemi e danni alla società e a tutti noi cittadini. Problemi concreti: coppie di fatto, omosessualità, ricerca sulle cellule staminali embrionali, ricerca scientifica, eutanasia, testamento biologico, aborto, divorzio, procreazione assistita, educazione sessuale nella scuola pubblica italiana, pillola RU486, uso del preservativo, insegnamento della dottrina cattolica imposta con prevaricazione all’interno della scuola pubblica italiana. Per me è una dottrina disumana e contro la società, della setta e organizzazione fondamentalista parallela denominata “Chiesa cattolica”, riconducibile, subordinata e facente parte dello Stato del Vaticano».
La Lega Nord dopo anni di “paganesimo”, si scopre ultracattolica e manifesta contro chi si professa ateo. A suo avviso si lega con la cultura islamofobica delle truppe di Borghezio?Sappiamo che i partiti, alcuni maggiormente di altri, fanno a gara per dimostrare ai gerarchi cattolici-fascisti dello Stato dittatoriale del Vaticano, di essere loro fedeli servitori. I voti delle urne elettorali fanno gola a tutti. Secondo me il cattolicesimo cerca di mantenere il predominio su tutto e tutti. L’islamismo, per la gerarchia cattolica, è il male minore, anzi l’islamismo è utile poiché lo si può sbandierare come lo spauracchio di un nemico in arrivo o già arrivato. Ma il vero nemico siamo noi atei. Ognuno ha bisogno di sbandierare il proprio nemico. Hitler come nemici aveva gli ebrei. Lo Stato del Vaticano i comunisti. Berlusconi continua a sbandierare i comunisti. La Lega Nord ha scelto come capro espiatorio gli extracomunitari ma non basta. Se la prendono con gli islamici e le moschee e ora danno contro anche agli atei sperando che funzioni meglio. Questa è la miserabile realtà dell’Italia, unico caso al mondo in cui i governi italiani prendono ordini dal fondamentalista Joseph Ratzinger come facevano dai suoi predecessori.
In Italia si fatica a parlare di laicità e sembra impossibile parlare di ateismo, anche nella sinistra. Come spiega questa debolezza di pensiero.La laicità in Italia non esiste. L’Italia è una colonia dello Stato del Vaticano. Probabilmente, l’Italia è uno Stato di inaudito e terrorizzante fondamentalismo cattolico. Quasi tutti i parlamenti italiani e i governi sono asserviti. A mio avviso hanno venduto politicamente i propri cittadini italiani allo Stato del Vaticano, come fossero una mandria di mucche da mungere e da poter macellare a piacimento, barattando i diritti, l’autonomia, la democrazia, la libertà e la sovranità del popolo italiano in cambio di poltrone e di potere.
Una curiosa schizofrenia, convivono un mondo totalmente secolarizzato, in cui – cfr la cronaca di questi mesi – tutto è ridotto a merce con una idealità fondamentalista che vorrebbe porre sotto controllo ogni aspetto della nostra vita, dal concepimento alla morte. Come fanno secondo a convivere questi aspetti?Infatti sono elementi che non possono convivere tra loro. Prima o poi la corda sociale si spezzerà poiché è già molto tesa essendo i gerarchi vaticani sempre più percepiti dai cittadini come nemici della democrazia, della libertà e dei diritti umani. La politica ed i mass media fanno di tutto per proteggere l’immagine ormai degradata e a volte ridicola dei sacerdoti, vescovi, cardinali e suore, che propagandano, con arroganza e violenza sociale, leggende e superstizioni medievali che ormai si stanno sfaldando da sole.
Una delle cose che come giornale ci caratterizza è quella di aver sempre manifestato una forte contrarietà all’ingerenza vaticana nella vita pubblica e privata delle persone. Crede che questo sia uno degli elementi causali della nostra condizione di marginalità?Il vostro giornale ha fatto un ottimo e difficile lavoro e spero continui a farlo. Lo dico poiché ho rilasciato interviste ad altre testate, ma poi una volta lette le mie risposte, hanno trovato infinite e risibili scuse per non pubblicarle. Per le interviste in radio ho risolto solo accettando quelle nelle quali posso parlare in diretta. In differita è tempo perso poiché non le mandano in onda.
A testate come la nostra stanno tagliando i finanziamenti pubblici e siamo seriamente a rischio di chiusura. Mancano pochi milioni di euro per l’editoria, in compenso se ne trovano tanti per la scuola privata, per gli insegnanti di religione, per la sanità privata. C’è un nesso a suo avviso e di che tipo?Allo Stato Italiano, quindi a tutti noi cittadini, costa 9.000 (novemila) milioni di euro ogni anno mantenere i gerarchi dello Stato del Vaticano. Quindi con chi dobbiamo prendercela se non con noi stessi? Basta cancellare l’articolo 7 della Costituzione della Repubblica Italiana ed il contratto scellerato dei Patti Lateranensi e il problema è risolto. Esiste qualche partito che si è preso a cuore questa cosa da fare e con la massima urgenza? No. Ci si domandi il perché.
In che maniera dovremmo ricostruire lo spazio per una cultura plurale che consideri al proprio interno e non emargini ateismo e agnosticismo?Probabilmente basterebbe che lo Stato Italiano - se davvero laico come afferma di essere - facesse rispettare le leggi già esistenti e non considerando invece sacerdoti, vescovi, cardinali e suore come esseri privilegiati e al di sopra di tutto. Essere forte con i deboli e debole con i forti è invece la filosofia che si è ormai instaurata in Italia. Sta ora a noi cambiare le cose. «Il popolo non deve avere paura dei governi, sono i governi che devono avere paura del popolo» incitava Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti d’America, grande pensatore illuminista e fautore dello Stato laico e liberale.
Stefano Galieni
in data:07/02/2011

giovedì 3 febbraio 2011

I 18 PREPUZI DI CRISTO VENERATI DAI CATTOLICI (di Luigi Tosti)



E' recente l'accesa polemica (con tanto di denunce penali per "vilipendio della religione cattolica") innescata dai seguaci della Chiesa Cattolica contro Dante Svarca, ex comandante dei vigili urbani di Ancona, "reo" di aver denunciato il vescovo di Ancona Menichelli per il reato di "abuso della credulità popolare" in relazione alla ciclopica "impostura" secondo cui il rito sciamanico dell'eucarestia, se celebrato da un "prete", determina la cosiddetta "transustanziazione", cioè la prodigiosa trasformazione dell'ostia (= farina di frumento) in vera carne e vero sangue di Gesù Cristo, alias il "figlio" di un'altra Divinità, chiamata comunemente "Dio". Al di là delle paradossali e grottesche considerazioni che si debbono necessariamente trarre da questa "impostura" propinata dalla Chiesa ai danni dei creduloni (i quali sono invitati a cibarsi, come cannibali, del Figlio del loro Dio, per poi espellerlo sotto forma di cilindro fecale nelle fogne), ciò che meraviglia è l'arroganza delle associazioni cattoliche che si indignano di queste loro "imposture" e "denunciano" all'autorità giudiziaria chi nient'altro ha fatto se non segnalarle a tutela dei poveri di spirito che si fanno abbindolare. E' come se un mago asserisse, con spot pubblicitari e in altro modo, di riuscire a creare con riti magici amuleti o fatture e pretendesse, poi, di denunciare per "vilipendio della magia" chi lo bollasse come impostore che abusa della credulità popolare.
L'art. 661 del codice penale punisce con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a 1.032 euro "chiunque, pubblicamente, cerca con qualsiasi impostura, anche gratuitamente, di abusare della credulità popolare, se dal fatto può derivare un turbamento dell'ordine pubblico". Ora, si potrà disquisire sul fatto che sussista un turbamento dell'ordine pubblico, ma non si potrà negare che la "transustanziazione" e le miracolose "trasformazioni" di ostie in "fiorentine al sangue", tuttora venerate dai creduloni cattolici, nient'altro siano che imposture e truffe di cui la Chiesa, che ho avuto modo di bollare come la più grande banda di falsari mai esistita su questo Pianeta, si è resa artefice: né più né meno dei ben 18 "prepuzi" del Figliolo di Dio che la Chiesa falsaria ha impudemente sottoposto alla venerazione degli allocchi, abusando della loro credulonità.
Mi limito a riportare, qui di seguito, quanto pubblicato da Wikipedia, con un solo commento: bisogna essere degli allocchi patentati per prestare fiducia ad un'Associazione che ostenta alla venerazione ed al culto del suo "gregge" -sparsi quà e là in Europa- ben 18 "frattaglie" del Santo Pene del Figliolo di Dio.
Luigi Tosti
http://tostiluigi.blogspot.com/



Santo Prepuzio
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Circoncisione di Gesù
Il Santo Prepuzio è una reliquia costituita da quelli che sarebbero i resti del prepuzio di Gesù recisogli durante il rito della circoncisione e a cui sono stati attribuiti diversi eventi miracolosi. In diversi momenti della storia, a volte anche contemporaneamente, varie chiese in Europa hanno dichiarato di possederlo.
Indice1 Possesso del Santo Prepuzio
2 Pratiche moderne
3 Allusioni e riferimenti storici al Santo Prepuzio
4 Note
5 Bibliografia
6 Voci correlate
7 Collegamenti esterni
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Possesso del Santo Prepuzio [modifica]
A seconda della fonte, durante il Medioevo in varie città europee c'erano otto, dodici, quattordici o addirittura diciotto diversi Santi Prepuzi.[1]
Originariamente si riteneva che la reliquia fosse stata consegnata a Leone III il 25 dicembre 800 da Carlo Magno in occasione della sua incoronazione. L'imperatore l'avrebbe a sua volta ricevuta da un angelo mentre pregava presso il santo Sepolcro. Secondo un'altra versione invece il prepuzio sarebbe un dono di Irene di Bisanzio, ricevuto da Carlo Magno in occasione delle nozze. Leone III collocò la reliquia nel Sancta sanctorum della Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, assieme alle altre.[2]

Veduta di Calcata
In aggiunta a Roma, hanno rivendicato il possesso del Santo Prepuzio anche le città di Santiago di Compostela, Coulombs nella diocesi di Chartres (Francia), Chartres stessa, le chiese di Besançon, Metz, Hildesheim, Charroux, Conques, Langres, Anversa, Fécamp, Puy-en-Velay, Calcata, Auvergne.[1]
Secondo le leggende del villaggio di Calcata (comune in provincia di Viterbo), nel 1527 un soldato dell'esercito lanzichenecco che stava saccheggiando Roma riuscì a depredare il Sancta sanctorum. Quando venne catturato nel villaggio, nascose il reliquiario contenente il Santo Prepuzio nella sua cella, dove venne scoperto nel 1557. Da allora la Chiesa iniziò a venerarlo, concedendo ai pellegrini un'indulgenza di dieci anni.[2]
L'abbazia di Charroux sosteneva che il Santo Prepuzio fosse stato donato ai monaci da Carlo Magno. Nei primi anni del XII secolo venne portato in processione fino a Roma, perché Innocenzo III ne verificasse l'autenticità, ma il Papa rifiutò l'opportunità. Ad un certo momento comunque la reliquia andò perduta, per ricomparire solo nel 1856, quando un operaio che lavorava nell'abbazia dichiarò di aver trovato il reliquiario nascosto nello spessore di un muro. La riscoperta portò ad uno scontro teologico con il Prepuzio ufficiale di Calcata, che era venerato ufficialmente dalla Chiesa da centinaia di anni. Nel 1900 la Chiesa risolse il dilemma vietando a chiunque di scrivere o parlare del Santo Prepuzio, pena la scomunica (Decreto no. 37 del 3 febbraio 1900). Nel 1954, dopo lungo dibattito, la punizione venne portata al vitandi (persona da evitare), il grado più grave della scomunica; successivamente il Concilio Vaticano Secondo rimosse dal calendario liturgico la festività della Circoncisione di Cristo.[3]
Uno dei più famosi prepuzi era quello conservato dal 1100 in poi ad Anversa, prepuzio che era stato venduto al re Baldovino I di Gerusalemme in quel di Palestina nel corso di una crociata. Prepuzio famoso e miracoloso poiché il vescovo di Cambray, durante una messa, ne vide uscire tre gocce di sangue che macchiarono i lini dell'altare. In onore di questo santissimo e sanguinante pezzetto di pelle, nonché della macchiata tovaglia, venne subito costruita una speciale cappella e vennero periodicamente tenute festose processioni; il miracoloso prepuzio fu oggetto di culto e meta di pellegrinaggi. Nel 1426 venne fondata ad Anversa la Fratellanza "van der heiliger Besnidenissen ons liefs Heeren Jhesu Cristi in onser liever Vrouwen Kercke t'Antwerpen" a cui appartenevano ventiquattro confratelli, tutti alti prelati e prominenti laici.
Nel 2007 un turista notò nel cimitero del Monte degli Ulivi una lapide a forma di croce, su cui era scritto "Al Dio Gesù Cristo" in lingua greca. Alcuni pensano che quello potrebbe essere il posto in cui è sepolto il Santo Prepuzio.[4]
Pratiche moderne [modifica]
La maggior parte dei Santi Prepuzi è andata persa o distrutta durante la riforma protestante e la rivoluzione francese.[3]
Quello di Calcata è degno di menzione perché il reliquiario che lo conteneva venne portato in processione anche recentemente (nel 1983) durante la Festa della Circoncisione, precedentemente celebrata dalla Chiesa cattolica in tutto il mondo il 1º gennaio di ogni anno. La tradizione ebbe fine quando alcuni ladri rubarono il contenitore ricoperto di gioielli e le reliquie in esso contenute.[3] A seguito del furto non è chiaro se qualcuno dei presunti Santi Prepuzi esista ancora. In un documentario del 1997 della televisione britannica Channel 4, il giornalista Miles Kington andò in Italia alla ricerca del Santo Prepuzio, ma non ne trovò traccia.
Allusioni e riferimenti storici al Santo Prepuzio [modifica]
Quando Caterina di Valois nel 1421 era in attesa di un figlio, suo marito Enrico V d'Inghilterra ordinò a Coulombs di consegnare il Prepuzio. Questo fece così bene il suo "lavoro", che il re era riluttante a restituirlo dopo la nascita del figlio, il futuro Enrico VI d'Inghilterra.[3]
Voltaire, nel Trattato sulla tolleranza (1763), si riferì ironicamente alla venerazione del Prepuzio come una delle tante superstizioni "molto più ragionevoli da adorare [...] piuttosto che detestare e perseguitare il proprio fratello".[5]
In Baudolino, un libro di Umberto Eco, il protagonista inventa di aver visto il Santo Prepuzio e il Santo Ombelico a Roma, presso la corte di Federico Barbarossa.

sabato 29 gennaio 2011

4 MOTIVI PER RIFIUTARSI DI TENERE LE UDIENZE SOTTO I CROCIFISSI (dal ricorso per cassazione di Luigi Tosti)



Riporto, qui di seguito, uno dei passi più significativi del ricorso per cassazione nel quale elenco i motivi per i quali mi sono rifiutato e mi rifiuterò di tenere le udienze sotto i crocifissi cattolici.
" La richiesta di rimozione dei crocifissi del dr. Luigi Tosti.
Il dr. Luigi Tosti non è un magistrato che ha scelto di “lavorare” alle dipendenze della Chiesa o del Vaticano nei Tribunali della Santa Inquisizione o in quelli ecclesiastici o rotali: se lo avesse fatto, non avrebbe potuto accampare la strampalata pretesa di far rimuovere i crocifissi, avendo egli accettato, sin ab initio, di lavorare alle dipendenze di un’Amministrazione della Giustizia CONFESSIONALE.
Il dr. Luigi Tosti è, al contrario, un cittadino che, dopo aver superato un concorso in magistratura, ha accettato di lavorare alle dipendenze del Ministero di Giustizia di una Repubblica “laica” e, quindi, in tribunali che non possono tollerare né manifestazioni di “libertà religiosa” da parte dello Stato, né connotazioni di “confessionalità partigiana” dell’attività giurisdizionale espletata dai giudici né, infine, imposizioni di natura religiosa alle quali non ci si possa sottrarre se non attraverso il recesso dal rapporto di lavoro.
Il dr. Luigi Tosti è anche un soggetto che, nell’esercizio del suo insindacabile diritto individuale di libertà religiosa, aborre qualsiasi forma di idolatria o di simbolismo religioso, tant’è che non espone sulla propria persona o in casa sua o nei luoghi di sua appartenenza idoli, feticci, immagini sacre o macabre reliquie come brandelli di pelle, croste e grumi di sangue di Padre Pio.
Dunque, egli non accetta e non accetterà mai -si ripete per la seconda volta: non accetta e non accetterà mai- -si ripete per la terza volta: non accetta e non accetterà mai- -si ripete per la quarta volta, sperando che il concetto sia assimilato: non accetta e non accetterà mai che il Ministro di Giustizia gli imponga di esercitare le sue mansioni lavorative sotto l’incombenza dei crocifissi. Tale imposizione non è infatti un atto anodino, così come non sarebbe un atto anodino l’omologo ipotetico obbligo di tenere le udienze con un crocifisso appeso al collo.
Il dr. Tosti non contesta che l’Amministrazione e il Legislatore gli possano imporre simbolismi neutrali, come ad esempio la bandiera, il ritratto del Presidente o la toga; contesta, però, che gli si possano imporre simbolismi partigiani, di natura religiosa, come i crocifissi. E se un crocifisso al collo -magari sopra la toga- connota la giurisdizione di partigianeria cattolica e lede il diritto di libertà religiosa del giudice che è obbligato ad indossarlo, un crocifisso appeso sulla parete, sopra la testa, ha gli stessi identici significati, la stessa identica valenza religiosa e gli stessi effetti pregiudizievoli sul diritto di libertà del giudice e sulle sue prerogative di imparzialità.
L’indubbia circostanza che ci si sia “assuefatti” alla visione dei crocifissi, perché risultano appesi alle pareti delle aule da quasi 90 anni, non deve indurre nessuno all’erroneo convincimento che il crocifisso sia un simbolo “passivo”, un “inerte” che non obbliga nessuno a credere o a compiere atti di culto, come grottescamente affermato da alcuni giudici.
Se così fosse, infatti, si dovrebbe anche affermare la piena legittimità di un’ipotetica legge che imponga ai cittadini italiani l’obbligo di esporre i crocifissi nelle proprie private dimore, magari sanzionando pesantemente i trasgressori: anche in questo “caso” (che non ha nulla di ipotetico, visto e considerato che centinai di Sindaci “sceriffi” hanno emanato “ordinanze” con le quali hanno imposto l’esposizione dei crocifissi negli esercizi pubblici, comminando sanzioni sino a 500 euro) si potrebbe infatti sostenere che questi crocifissi sono dei simboli “passivi”, degli “inerti” che non obbligano gli inquilini delle case a credere o a compiere atti di culto. Questa valutazione, però, non è accettabile perché si pone in palese conflitto col principio giuridico che si desume dall’art. 58 del Reg. penitenziario, che qualifica come “atto di manifestazione di libertà religiosa” l’ “esposizione delle immagini e dei simboli della propria confessione religiosa nella propria camera o nel proprio spazio di appartenenza”.
Se si considera poi che la scelta di un fedele di esporre un crocifisso al collo ha lo stesso significato e la stessa valenza religiosa di quella di esporlo in un luogo di appartenenza (ad es. in casa o in auto), è giocoforza dedurne che, se al Ministro di Giustizia si accorda il “diritto” di imporre ai dipendenti l’obbligo di lavorare sotto l’incombenza del crocifisso, allo stesso Ministro non si potrebbe poi negare l’omologo “diritto” di obbligare i dipendenti a lavorare col crocifisso appeso al collo. Il ricorrente dubita che i dipendenti pubblici italiani siano disposti ad accettare una simile imposizione e ritiene, al contrario, che vi sarebbe un “RIFIUTO” di vaste proporzioni: il che dovrebbe indurre i raziocinanti a riflettere sull’omologo, quanto “solitario” “RIFIUTO” che è stato posto in essere dal dr. Luigi Tosti.
E, in effetti, se il “rifiuto” del dr. Luigi Tosti si connota per la sua “singolarità” (solo il magistrato Tosti si è rifiutato), questo non dipende dalla “singolarità” delle motivazioni da lui addotte (che sono al contrario avallate da sentenze della Cassazione, della Corte Costituzionale e della CEDU), ma dall’assuefazione generale degli italiani (pardòn, dei sudditi del Vaticano) alla presenza dei crocifissi, dal momento che risultano appesi alle pareti da quasi 90 anni. Se un magistrato si presentasse però in udienza con abbigliamento simil-cardinalizio, cioè con un vistoso crocifisso appeso al collo, il ricorrente dubita fortemente che non vi sarebbero reazioni negative, sia da parte degli utenti che da parte delle autorità preposte alla vigilanza. E allora che cosa farebbe Sua Eccellenza il Ministro di Giustizia, buon viso a cattivo gioco, oppure promuoverebbe un procedimento disciplinare contro il magistrato perché “osa” esibire al collo quello stesso crocifisso che Lui gli impone sopra la testa? Queste considerazioni dovrebbero indurre i raziocinanti a riflettere sulla questione sollevata dal “solitario” Tosti.
Riepilogando, il ricorrente ritiene che l’imposizione di lavorare in aule addobbate con crocifissi violi, in primis, il suo diritto (negativo) di libertà religiosa. Ma non è tutto.
Il dr. Luigi Tosti è infatti anche un soggetto che è “deprecabilmente” informato al rispetto e all’osservanza dei principi della Costituzione, in particolar modo di quelli “supremi”: dunque egli non accetta e non accetterà mai -si ripete per la seconda volta: non accetta e non accetterà mai, si ripete per la terza volta, acciocché il concetto sia ben recepito: non accetta e non accetterà mai che il Ministro di Giustizia/datore di lavoro lo costringa a calpestare il principio supremo di laicità, obbligandolo a connotare di partigianeria cattolica l’esercizio delle sue funzioni giurisdizionali. In uno Stato realmente “laico”, infatti, i giudici debbono amministrare la giustizia in modo “visibilmente” imparziale, neutrale ed equidistante, e non identificandosi platealmente in un idolo partigiano come il crocifisso.
Si ribadisce che il principio di "laicità" scaturisce dalla circostanza che tutti i cittadini e tutte le confessioni religiose “sono” eguali di fronte alla legge (art. 3 ed 8) e che, dunque, lo Stato ha l’obbligo di essere "equidistante, imparziale e neutrale verso tutte le religioni secondo il disposto dell'art. 8 della Costituzione, ove è appunto sancita l'eguale libertà di tutte le confessioni religiose davanti alla legge" (così da ultimo si esprime Corte Cost. 18.4.2005-29.4.2005 n. 168).
E se lo Stato ha l'obbligo di non discriminare i cittadini, è assai ovvio che i cittadini hanno il corrispondente DIRITTO assoluto soggettivo a non essere discriminati e ad essere trattati con imparzialità, neutralità ed equidistanza in relazione al proprio credo o alla propria religione. Dunque, il "principio di laicità" non è un oggetto "marziano" o un'invenzione della Corte Costituzionale, bensì un vero e proprio "rapporto giuridico" che scaturisce dalla circostanza che tutti i cittadini e tutte le fedi religiose hanno eguali diritti e pari dignità, sicché lo Stato e tutti gli enti pubblici hanno il corrispondente obbligo di non discriminare i cittadini e le confessioni religiose in ragione del credo.
Ebbene, esporre un solo simbolo religioso nelle aule giudiziarie significa privilegiare una confessione religiosa e connotare di confessionalismo cattolico l’esercizio della funzione giurisdizionale, violando così uno dei precetti fondamentali della Costituzione: il che è ovviamente vietato, tant’è che la Corte Costituzionale, con sent. n. 195/1993, ha affermato che “qualsiasi DISCRIMINAZIONE in danno dell'una o dell'altra fede è COSTITUZIONALMENTE INAMMISSIBILE in quanto contrasta con il diritto di libertà di religione e con il principio di eguaglianza”.
Il che per il dr. Luigi Tosti -che ha giurato fedeltà alla Costituzione ITALIANA, e non ad un monarca di uno stato estero come il Papa- è assolutamente intollerabile.
Ma non è ancora tutto.
Il dr. Luigi Tosti è infatti un soggetto che, pur non essendo cattolico, “osa” avanzare la “pretesa” di avere la stessa dignità e gli stessi diritti che il suo datore di lavoro accorda alla “superiore” “razza” dei cattolici: egli, dunque, non accetta e non accetterà mai -si ripete per la seconda volta: non accetta e non accetterà mai- -si ripete per la terza volta, visto che il concetto non è stato minimamente assimilato da coloro che si sono interessati alla sua vicenda: non accetta e non accetterà mai- -si ripete per la quarta volta, sperando che il concetto cominci ad essere assimilato: non accetta e non accetterà mai che il Ministro di Giustizia, dopo avergli imposto l’obbligo di lavorare sotto l’incombenza dei crocifissi cattolici, gli neghi il pari diritto di esporre i propri simboli, ovverosia lo discrimini in modo diretto e plateale nell’ambiente di lavoro a cagione del suo credo religioso.
E si ribadisce anche che il dr. Tosti ha manifestato la sua più totale disponibilità a tenere le udienze sotto l’incombenza dei crocifissi, purché venisse autorizzato ad esporre i propri simboli, cioè perché non venisse calpestato il suo pari diritto di propagandare e manifestare i suoi convincimenti religiosi. Dunque, se vi è una responsabilità per l’omessa tenuta delle udienze, questa non è del Tosti, ma dell’Amministrazione “razzista” che gli ha impedito di esporre i suoi simboli, calpestando e stuprando le seguenti disposizioni di legge:
- l’art. 3 della Costituzione, che sancisce che “tutti i cittadini -quindi anche gli ebrei e gli atei- “hanno pari dignità e sono uguali dinanzi alla legge, senza distinzione di religione”;
- l’art. 8 della Costituzione, che sancisce che “tutte le confessioni religiose -e quindi anche l’ebraismo e l’ateismo- sono egualmente libere davanti alla legge”;
- l’art. 19 della Costituzione, che sancisce che “tutti -e quindi anche gli ebrei e gli atei- hanno il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, di farne propaganda e di esercitarne il culto anche in pubblico”;
- l’art. 9 della Convenzione internazionale sui diritti dell’Uomo, che sancisce che “ogni persona -e quindi anche l’ebreo e l’ateo- ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; questo diritto importa la libertà di cambiare religione o di pensiero, come anche la libertà di manifestare la propria religione o il proprio pensiero individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, per mezzo del culto, dell’insegnamento, di pratiche e di compimento di riti”;
- l’art. 14 della medesima convenzione, titolato “Divieto di discriminazione”, che sancisce che “il godimento dei diritti civili e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere garantito a tutti -quindi anche agli ebrei e agli atei- senza alcuna distinzione, fondata sulla... religione”;
- l’art. 43 del D. L.vo n. 286/1998, titolato “Discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”, che sanziona come atto discriminatorio “ogni comportamento che, direttamente o indirettamente, comporti una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulle........ convinzioni e pratiche religiose” e stabilisce che “compie un atto di discriminazione... il pubblico ufficiale ..... che nell’esercizio delle sue funzioni compia od ometta atti nei riguardi di un cittadino.... che, soltanto a causa della sua condizione....... di appartenente ad una determinata..... religione lo discriminino ingiustamente” nonché “il datore di lavoro che....... compia qualsiasi atto o comportamento che produca un effetto pregiudizievole discriminando, anche indirettamente, i lavoratori in ragione della loro appartenenza ad una.............confessione religiosa”;
- l’art. 43 del D.L.vo 286/1998, che sancisce che “Quando il comportamento....... della pubblica amministrazione produce una discriminazione per motivi..... religiosi, il giudice può......... ordinare la cessazione del comportamento pregiudizievole e adottare ogni altro provvedimento idoneo, secondo le circostanze, a rimuovere gli effetti della discriminazione”;
- la convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali, stipulata a Strasburgo il 1° febbraio 1995 e ratificata con Legge 28 agosto 1997, n. 302, che sancisce all’art. 6 che “Le Parti incoraggeranno lo spirito di tolleranza ed un dialogo inter-culturale, ed adotteranno misure effettive per promuovere il rispetto e la comprensione reciproca, nonché la cooperazione tra tutte le persone che vivono sul loro territorio, a prescindere dalla loro identità ......religiosa....... e si s’impegnano ad adottare ogni misura appropriata per proteggere le persone che potrebbero essere vittime ..... di atti di discriminazione...... religiosa”;
- l’art. 2, parte I^, della L. 8.3.1989 n. 101, che sancisce che “in conformità ai principi della Costituzione, è riconosciuto il diritto di professare e praticare liberamente la religione ebraica in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto e i riti”, che “é assicurata in sede penale la parità di tutela del sentimento religioso e dei diritti di libertà religiosa, senza discriminazione tra i cittadini e tra i culti”;
- la direttiva 2000/78/CE del Consiglio del 27 novembre 2000, che sancisce “il diritto di tutti all'uguaglianza dinanzi alla legge” e dispone che “la protezione contro le discriminazioni costituisce un diritto universale riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, dalla convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, dai patti delle Nazioni Unite relativi rispettivamente ai diritti civili e politici e ai diritti economici, sociali e culturali e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali di cui tutti gli Stati membri sono firmatari”. Tale direttiva dispone anche che “la discriminazione basata su religione o convinzioni personali, handicap, età o tendenze sessuali può pregiudicare il conseguimento degli obiettivi del trattato CE, in particolare il raggiungimento di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale, la solidarietà e la libera circolazione delle persone”;
- l’art. 2 del D. Lgs. n. 216/2003, che sanziona qualsiasi forma di “discriminazione” da parte del datore di lavoro pubblico o privato, e cioè sia la “discriminazione diretta” (“quando, per religione...... una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un'altra in una situazione analoga”) che quella “indiretta” (“quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri possono mettere le persone che professano una determinata religione ...... in una situazione di particolare svantaggio rispetto ad altre persone”);
- infine l’art. 3 della legge 13.10.1975, che punisce con la reclusione “chi commette atti di discriminazione per motivi...religiosi”.
In quarto ed ultimo luogo, infine, il dr. Tosti è una persona ispirata ed informata al rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo, al rispetto della Costituzione repubblicana, al rispetto dei principi fondamentali che reggono gli Stati democratici moderni, al rispetto delle norme penali e di quelle inderogabili e, non ultimo, al rispetto del suo “cervello” e delle sue capacità logiche e critiche di essere pensante. Pertanto, così come non tollererebbe che lo Stato italiano gli imponga la criminale svastica nazista -cioè il vessillo di quei cristiani criminali che sotto il comando di un criminale cattolico di nome Adolf Hitler si sono resi artefici della persecuzione razziale e del genocidio di sei milioni di ebrei, di rom e di omosessuali- a maggior ragione non tollera che il Ministro di Giustizia gli imponga un simbolo che è infinitamente più criminale della svastica, cioè il vessillo di una banda di criminali e di falsari che si è resa artefice, in circa 1.700 anni di storia nefasta, di efferati crimini contro l’umanità, provocando lo sterminio di centinaia di milioni di esseri umani, e non di “appena” 6 milioni di innocenti. Il crocifisso -ad onta dei compiacenti ed oltraggiosi tentativi di contrabbandarlo come “il simbolo storico/culturale che identifica il popolo italiano e che esprime un sistema di valori di libertà, di eguaglianza, di dignità umana e di tolleranza religiosa, che stanno alla base del principio di laicità dello Stato”- rappresenta il “vessillo” della più grande banda di criminali e della più grande banda di falsari che sia mai esistita sul pianeta Terra, la quale si è resa artefice dei più efferati crimini contro l’umanità, condividendoli di papa in papa senza il minimo moto di resipiscenza o di pentimento.
La storia del “crocifisso” gronda di sangue, di genocidi, di assassini, di torture, di criminale inquisizione, di criminali crociate, di criminale razzismo, di criminali condanne a morte di eretici, di criminali torture e condanne al rogo di centinaia di migliaia di streghe, di criminale schiavizzazione a livello planetario delle popolazioni indigene, di superstizione, di criminale discriminazione e persecuzione razziale, di criminale shoà, di criminale collaborazione con i genocidi degli ustascia, di criminale fornitura di falsi passaporti e di aiuti per consentire l’espatrio e la fuga dei criminali di guerra nazisti, di criminali rapimenti di bambini ebrei perché “battezzati”di nascosto, di castrazione di bambini per innalzare celesti “melodie” al “buon” Dio degli eserciti, di criminali genocidi dei nativi americani ed australiani, di criminali confische, di patologica misoginia ed omofobia, di discriminazione delle donne e degli omosessuali, di patologica sessuofobia, di intolleranza, di oscurantismo, di negazione assoluta dei più elementari diritti politici ed umani di eguaglianza, di libertà di opinione, di libertà di pensiero, di libertà di religione e di libertà di scienza e ricerca, di omertosa e criminale copertura dei preti pedofili a livello planetario, di omertosa e criminale copertura di assassini e di occultamento di cadaveri nei sottotetti delle Chiese, di mafiose connivenze e scambi di favori economici con politici e “gentiluomini” del Papa per ottenere i finanziamenti dei grandi eventi, di omertosa e criminale complicità nel riciclaggio del danaro sporco e nell’evasione fiscale, di imposizione di pratiche contro natura come la castità, di criminale istigazione all’omicidio attraverso il divieto dell’uso del preservativo ai malati di AIDS, di mancata adesione alle Convenzioni internazionali stipulate dagli Stati civili per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali degli uomini e delle donne, di mancata adesione alle Convenzioni internazionali finalizzate alla lotta contro la criminalità, contro il riciclaggio e contro l’evasione fiscale, di illeciti finanziari, di accumulazione parassitaria di ingenti ricchezze che rappresentano uno scandalo “teologico” e un insulto alla povertà, di ostentazione di sfarzi, ori, pietre preziose, ricchezze, paramenti liturgici e scarpine di Prada che oltraggiano i veri poveri “cristi” di questo Pianeta, di “paradisi finanziari” creati e gestiti per occultare la tracciabilità delle operazioni bancarie ed agevolare i criminali, di negazione assoluta dei diritti politici e di libertà religiosa, di negazione assoluta del diritto inviolabile di matrimonio dei preti e delle monache, di truffe, di costante abuso della credulità popolare a fini speculativi, di truffaldine messe gregoriane, di simonia, di mercimonio di indulgenze, di truffaldine commercializzazioni di “medagliette” “miracolose” della Madonna ed altre divinità inferiori, di commercializzazione truffaldina del miracoloso monossido di diidrogeno dei prestigiosi laboratori farmaceutici di Lourdes, di mafiose bolle di componenda, di false natività di Gesù Cristo, di false “donazioni” di Costantino per “giustificare” il potere temporale della Chiesa sul Pianeta Terra, di costanti falsificazioni e taroccamenti di scritture sacre, di false reliquie, di falsi prepuzi di Gesù (almeno 13!), di falsi sangui di Gesù cristo, di false “fasce” di Gesù bambino, di false mangiatoie del bue e dell’asinello, di false culle di Gesù bambino, di falsi biberon di Gesù bambino, di falsi e truffaldini “sangui di San Gennaro”, di false piume delle ali dell’Arcangelo Gabriele, di falsi veli della Madonna, di falsi capelli della madonna, di false cinture della madonna, di falsi anelli di fidanzamento di Giuseppe e Maria, di falsi bastoni e cinture di San Giuseppe, di falsi “latti” della madonna, di false corone di spine, di false “teste” di san Giovanni Battista decollato, di falsi danari di Giuda -con relative false borse- di calotte craniche, cervelli, vertebre, clavicole, dita, piedi, mani, femori ed altri macabri resti umani, appartenenti a chi sa chi ed attribuiti a falsi Santi, di false apparizioni della madonna -a migliaia, ma nessuna in un Paese islamico- di false madonne che lacrimano sangue, di una pletora di false ostie che si tramutano miracolosamente in fiorentine al sangue, di false case della madonna di Loreto -che svolazzano qua e là per la gioia dei piloti italiani- di falsi chiodi della croce di Gesù, di falsi legni della croce di Gesù, di false lance di Longino (Heilige Lanze) venerate dal criminale cattolico Hitler, di false sindoni, di false veroniche, di falsi miracoli, di falsi Santi -autori di falsi miracoli- di falsi esorcisti che praticano riti sciamanici su malati mentali o complici impostori, di false stigmate, di false transustanziazioni delle ostie, di Santi Padri Pii impostori, di falsi purgatori, di falsi limbi, di falsi demoni, di falsi angeli, di falsi arcangeli, di falsi cherubini, di falsi serafini, di falsi troni, di falsi indemoniati e, persino, della falsa “cacca” dell’asino che avrebbe trasportato Gesù Cristo.
Esporre i crocifissi nelle aule di giustizia non è dunque soltanto un insulto al principio supremo di laicità e all’intelligenza umana, ma è anche un insulto e un oltraggio alla Legalità, alla Giustizia, alla Civiltà e alla Memoria delle centinaia di milioni di esseri umani che, in nome di quel macabro e orrifico simbolo, sono stati assassinati, torturati, sbudellati, incarcerati, discriminati, inquisiti, ghettizzati, prevaricati, abbindolati, truffati, vilipesi ed emarginati dalla Chiesa Cattolica nella sua nefasta storia criminale. Il ricorrente ritiene che non esista un simbolo che sia più “squalificato” e più indegno di essere esposto nelle aule di Giustizia del crocifisso.
Il ricorrente ritiene vergognoso e intollerabile che lo Stato italiano esponga questo “vessillo” negli uffici giudiziari, così come trova vergognoso, indecente e intollerabile che il Papa e le gerarchie ecclesiastiche seguitino tuttora ad essere accreditate, sponsorizzate e spalleggiate dalle Istituzioni italiane, ad onta dei trascorsi criminali della Chiesa e ad onta del loro presente, tutt’altro che commendevole. Il ricorrente trova vergognoso che le gerarchie ecclesiastiche invadano quotidianamente la politica italiana, gli spazi pubblici e la RAI con interventi intrusivi che brutalizzano il principio di laicità ed il pluralismo religioso e che siano chiamate a presenziare -in prima fila e in perfetta “solitudine”- l’apertura dell’anno giudiziario italiano, sia dinanzi alla Cassazione che dinanzi alle Corti di Appello, quasi che l’Ordinamento Giudiziario sia sottoposto, per dettato costituzionale, alla sovranità della Chiesa.